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Notizie del giorno: suicidio assistito, tratta, nave Gregoretti, muro Usa-Messico, Brasile, cliniche cattoliche in Eritrea, sgombero ex Moi

A cura dell'agenzia Sir

Notizie del giorno: suicidio assistito, tratta, nave Gregoretti, muro Usa-Messico, Brasile, cliniche cattoliche in Eritrea, sgombero ex Moi

Suicidio assistito: Comitato di bioetica, “cure palliative siano incrementate e accessibili”

Il Comitato nazionale di bioetica “auspica che in qualunque sede avvenga – ivi compresa quella parlamentare – il dibattito sull’aiuto medicalizzato al suicidio si sviluppi con la dovuta attenzione alle problematiche morali, deontologiche e giuridiche costituzionali che esso solleva e col dovuto approfondimento che una tematica così lacerante per la coscienza umana esige”. È quanto si legge tra le “raccomandazioni condivise” riportate nelle “riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito”, diffuse dallo stesso Comitato. Che chiede che “sia documentata all’interno del rapporto di cura un’adeguata informazione data al paziente, in condizioni di inguaribilità e sofferenza, in merito alle possibilità di cure e palliazione”. Viene richiesto che queste siano “effettivamente incrementate e accessibili a tutti coloro che le richiedono in modo da evitare che le domande di assistenza al suicidio siano motivate da sofferenze che potrebbero essere trattate”. (clicca qui)
Intervistato dal Sir, il giurista Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita, sottolinea come “l’idea che possa essere legalizzata qualunque forma di suicidio assistito, e anche casi di patologie irreversibili, sarebbe devastante per il nostro Sistema sanitario, perché implicherebbe che l’eutanasia entrerebbe nelle nostre corsie di ospedale. Sarebbero, soprattutto, le persone più fragili, più vulnerabili e più deboli a essere spinte verso delle forme di interruzione della propria vita prima del suo spirare naturale”. (clicca qui)
Per Antonio Gioacchino Spagnolo, direttore dell’Istituto di bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel parere del Comitato nazionale di bioetica sulla legalizzazione del suicidio medicalmente assistito “è certo che non c’è un orientamento in favore del suicidio assistito. Se contiamo come prodotto finale le raccomandazioni, non c’è alcuna raccomandazione in questo senso”. (clicca qui)

Tratta: all’Onu di New York una mostra fotografica promossa dalla Santa Sede

Nella Giornata mondiale contro il traffico di esseri umani, sono in migliaia in diverse zone del mondo a chiedere salvezza, ad implorare che gli Stati agiscano per impedire che 140 milioni di persone vivano ancora sotto il giogo delle moderne schiavitù. Ed è questo grido di libertà che ieri sera è risuonato nelle stanze dell’Onu di New York, attraverso le foto di Lisa Kristine, una fotografa americana impegnata da anni a documentare le moderne schiavitù e le testimonianze di alcune delle 200mila religiose che, in tutto il mondo, attraverso la rete di Talita Kum lavorano instancabilmente contro la tratta. La Missione della Santa Sede ha voluto inaugurare questa giornata con una mostra di foto, già visitata da Papa Francesco lo scorso maggio quando era esposta in Vaticano e visitabile fino al due agosto nell’atrio delle Nazioni Unite. (clicca qui)
Nel tweet pubblicato sull’account @Pontifex in occasione della Giornata internazionale della lotta contro la tratta di esseri umani, Papa Francesco così si è espresso: “Preghiamo perché il Signore liberi le vittime della tratta e ci aiuti a rispondere attivamente al grido di aiuto di tanti fratelli e sorelle privati della loro dignità e libertà”. (clicca qui)

Nave Gregoretti: Palma (Garante persone private libertà) chiede spiegazioni sulle condizioni dei migranti trattenuti a bordo

In merito alla permanenza forzata da più di cinque giorni a bordo della nave “Gregoretti” di diverse persone migranti soccorse in mare dalle Autorità italiane nella zona Sar maltese, il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, ha inviato una lettera al Comandante generale della Guardia Costiera, Giovanni Pettorino. Configurando la situazione dei migranti a bordo come “una privazione de facto della libertà personale”, il Garante ha chiesto di “ricevere urgentemente informazioni sulle loro condizioni e sulle circostanze del negato sbarco”. In particolare, il Garante ha espresso l’esigenza che gli vengano fornite delucidazioni in relazione alla risposta o meno alla richiesta di un “posto sicuro” (Pos). Inoltre ha chiesto notizia circa “la consistenza numerica delle persone migranti a bordo e la presenza di particolari vulnerabilità; la sistemazione in ambienti coperti o esterni; le condizioni materiali della nave (inclusa la fruibilità dei servizi igienici e la disponibilità di acqua corrente) e infine notizie circa le misure messe in atto per rispettare gli obblighi inderogabili di cui all’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani – che vieta trattamenti inumani o degradanti – con particolare riferimento all’accesso a cibo e acqua e alla tutela della salute”. (clicca qui)

Muro Usa-Messico: altalene rosa lungo il confine per “superare” il confine

“Un evento pieno di gioia, eccitazione e solidarietà al confine”. Così Ronald Rael, professore di architettura all’Università della California, commenta l’installazione di una decina di altalene lungo il confine tra Usa e Messico a Ciudad Juárez. Le altalene sono state progettate insieme a Virginia San Fratello, professore associato di design all’Università di San Jose State. “I bambini e gli adulti sono stati messi in contatto su entrambe le parti per mostrate come le azioni che hanno luogo da una parte hanno una conseguenza diretta dall’altra”, prosegue Rael. (clicca qui)

Brasile: i vescovi su uccisione leader indigeno, “eliminare discriminazioni, superare processi di distruzione e sfruttamento”

La presidenza della Conferenza episcopale brasiliana “esprime preoccupazione per le circostanze della morte del leader etnico Wajãpi, il 24 luglio, nello stato di Amapá”. È quanto si legge in un comunicato diffuso dalla presidenza dei vescovi del Brasile. Una nota che segue altre reazioni ecclesiali all’uccisione, avvenuta nel fine settimana, del capo indigeno Emira Wajãpi del popolo Wajãpi, nello Stato dell’Amapá, per opera di una banda di circa 50 garampeiros (cercatori d’oro e pietre preziose), che hanno invaso la riserva indigena. Dopo i comunicati del Consiglio indigenista missionario (Cimi) e della Pastorale della terra (Cpt), è la stessa presidenza della Conferenza episcopale basiliana (Cnbb) a pronunciarsi. Annunciando che “segue da vicino la crescente crisi socio-ambientale che si sta aggravando ed è fatale per i popoli dell’Amazzonia, in particolare i per i popoli indigeni”, la Cnbb segnala che quanto accaduto rafforza ciò che l’episcopato brasiliano ha indicato nel messaggio diffuso a maggio di quest’anno, nella sua 57ª assemblea: “Dobbiamo essere una nazione di fratelli e sorelle, eliminando qualsiasi tipo di discriminazione, pregiudizio e odio. Siamo responsabili l’uno dell’altro”. I vescovi invitano a “trovare modi per superare i processi di distruzione e sfruttamento, potenzialmente letali, che minano la Casa comune e violano i diritti umani fondamentali della popolazione”. “È quindi necessario affrontare lo sfruttamento sfrenato e costruire un nuovo tempo, il tempo di Dio e dell’uomo, in Amazzonia”. (clicca qui)

Eritrea: don Zerai (Habeshia) smonta le fake news sulla nazionalizzazione delle cliniche cattoliche

In merito alla recente nazionalizzazione delle cliniche cattoliche in Eritrea, don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia, smonta “alcuni commenti e dichiarazioni palesemente erronei e fuorvianti” per “chi ha interesse a conoscere la verità dei fatti”. Lo scorso 12 giugno il governo eritreo ha confiscato 21 ospedali e cliniche cattoliche. Insieme ad altri 8 centri già requisiti due anni fa, sono 29 in totale le strutture sanitarie di proprietà di congregazioni religiose o diocesi forzate alla chiusura. Nel mirino di Asmara ci sono anche 50 scuole e 100 asili cattolici. Don Zerai contesta l’affermazione secondo cui “le recenti misure adottate dal governo eritreo sarebbero un’applicazione del proclama del 1995”. All’epoca, ricorda, “la Chiesa chiarì, puntualizzò e corresse gli errori e le imprecisioni contenute nel proclama relativamente a quelle specifiche tematiche”. Ossia che alla Chiesa “non bastano chiese e cappelle per esplicitare la sua identità religiosa e celebrare la sua fede. Le occorrono luoghi e strutture anche per attuare quella componente integrale del suo credo religioso che è l’amore per il prossimo”. Altra notizia falsa diffusa è che le istituzioni caritative gestite dalla Chiesa “non apparterrebbero né ad essa né agli istituti religiosi” in quanto “donazioni di enti di beneficenza”. Don Zerai precisa: “le istituzioni di beneficenza sono libere, nel rispetto della legge, di far gestire i loro aiuti da chi vogliono”, perciò “scelgono di avvalersi delle congregazioni religiose”. (clicca qui)

Sgombero ex Moi: monsignor Nosiglia (Torino), “un modello per tutto il Paese. Impresa complessa ma necessaria per ridare dignità”

“Una sfida e una opportunità che poteva segnare la vita della nostra Città e costituire anche un modello per l’intero Paese”. Cosi monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha commentato oggi la conclusione della vicenda dello sgombero graduale dell’ex villaggio olimpico di Torino (l’area cosiddetta ex Moi) occupata da anni da famiglie di profughi e migranti che sono state tutte ricollocate in altre strutture del Piemonte. “C’è voluto del tempo – ha sottolineato Nosiglia –, fin dall’inizio abbiamo deciso di non procedere allo sgombro forzato, ma di accompagnare le persone perché potessero comprendere quanto il progetto che avevamo stabilito fosse vantaggioso per dare dignità e speranza in un futuro migliore alle numerose persone coinvolte. Oggi siamo dunque soddisfatti di aver potuto offrire il nostro apporto a una impresa complessa e non facile, ma necessaria anche per il bene vivere delle persone immigrate coinvolte, del quartiere e della città”. All’operazione hanno preso parte Comune, Prefettura, Regione, Compagnia di San Paolo e diocesi. Dall’arcivescovo di Torino l’augurio “che questa esperienza possa rappresentare un modello anche per altri ambiti di particolare criticità e precarietà”. (clicca qui)

Fonte: Sir
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