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Riepilogo

Principali notizie dall’Italia e dal mondo. In Israele vince Netanyahu, promessa flat tax, Brexit verso il rinvio, diminuiscono le esecuzioni nel mondo

Il riassunto della giornata odierna curato dall'Agenzia Sir.

Principali notizie dall’Italia e dal mondo. In Israele vince Netanyahu, promessa flat tax, Brexit verso il rinvio, diminuiscono le esecuzioni nel...

Israele: vince Netanyahu, verso il quinto mandato
Per il premier israeliano Benyamin Netanyahu si profila un quinto mandato: con il 96% dei voti scrutinati, il suo partito, il Likud, e quello di Benny Gantz, ’Blu Bianco’, conquistano 35 seggi ciascuno, ma la coalizione di destra unita si aggiudica 65 seggi dei 120 disponibili alla Knesset. Alle urne la sinistra israeliana subisce un duro colpo. I laburisti di Avi Gabbai ricevono appena 6 seggi: il minimo assoluto in decenni di storia del partito. Meretz ottiene 4 seggi e le due liste arabe (Hadash-Taal e Raam-Balad) conquistano complessivamente 10 seggi, tre in meno rispetto alle politiche del 2015. ’La nostra è stata una vittoria che non si poteva nemmeno immaginare’, ha commentato Netanyahu.

Economia in frenata, nel Def promessa flat tax per ceti medi
La flat tax “si farà”, nonostante i dati che certificano la frenata dell’economia. Ma è chiaro che adesso la realizzazione del programma di governo M5S-Lega richiederà “più tempo”. Ad osservarlo fonti leghiste dopo l’approvazione del Def in Consiglio dei ministri, che aggiungono: “l’Iva non aumenterà “. La bozza del Def prevede per quest’anno il Pil a +0,1% e +0,6% nel 2020. Il debito pubblico salirà al 132,7% per calare fra un anno al 131,7%, il deficit aumenterà al 2,4%. Per vedere il debito scendere sotto il 130% bisognerà attendere il 2022, mentre la disoccupazione è attesa all’11% nel 2019 e all’11,1% l’anno prossimo. Della flat tax il Def non fissa aliquote. Espressa però la volontà di portare benefici fiscali al ceto medio e di sostenere i cantieri pubblici.

Brexit verso il rinvio a fine 2019, oggi summit del Consiglio europeo
I 27 leader europei si vedono oggi a Bruxelles per parlare della data della Brexit: secondo i media internazionali si profila un rinvio dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue al 30 marzo 2020. La premier britannica Theresa May, che ieri ha incontrato Merkel e Macron, ha chiesto un rinvio al 30 giugno, mentre alcuni Paesi sarebbero disposti a concederle più tempo. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ieri ha avuto un colloquio telefonico con Giuseppe Conte in vista del vertice, ha proposto l’estensione piÀ¹ lunga, di 12 mesi.

Libia: Ghassan Salamé al Consiglio di Sicurezza dell’Onu
Prosegue l’offensiva del generale Haftar su Tripoli: migliaia gli sfollati, mentre l’Onu riferisce di 47 morti e 181 feriti in tre giorni di combattimenti. Rinviata la conferenza nazionale a Gadames del 14-16 aprile. Attacco dell’Isis a Fuhaqa, nel centro del Paese. Gli islamisti rivendicano: è una vendetta per i territori perduti in Siria. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà oggi consultazioni a porte chiuse sulla situazione. L’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé, riferirà ai Quindici gli sviluppi sul terreno.

Venezuela: Osa accoglie rappresentante vicino a Guaidò
Il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) ha invitato i sostenitori del governo a scendere in piazza da oggi fino a sabato 13 aprile “in difesa della pace”. Proseguono intanto le manifestazioni legate alla “Operazione Libertà ” lanciata dall’autoproclamatosi presidente ad interim Juan Guaidò. Il consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) ha accolto come rappresentante un esponente dell’opposizione “in attesa di nuove elezioni”. Dura protesta del governo Maduro.

Amnesty: nel 2018 diminuite di un terzo le esecuzioni
Il 2018 ha segnato un calo di quasi un terzo nel numero di esecuzioni capitali, arrivando così al più basso da decenni: da almeno 993 nel 2017 ad almeno 690 nell’anno scorso. Lo rileva il rapporto globale annuale sulla pena di morte di Amnesty International che prende in esame le esecuzioni in tutto il mondo con l’eccezione della Cina, dove l’organizzazione ritiene siano state migliaia. Al secondo posto l’Iran (almeno 253), Arabia Saudita (149), Vietnam (85) e Iraq (almeno 52).

Fonte: Sir
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