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Venezuela: Carriquiri (Pont. Comm. America Latina), “la Chiesa è disposta a facilitare ogni dialogo o negoziato compresa una mediazione”
“Quando è cominciata la crisi venezuelana papa Francesco non è rimasto certo in silenzio". Lo scrive il vicepresidente e segretario della Pontifica Commissione per l’America Latina, Guzmán Carriquiri Lecour, in un articolo pubblicato sul sito della stessa Pontificia Commissione.
“Quando è cominciata la crisi venezuelana papa Francesco non è rimasto certo in silenzio. Al contrario, è intervenuto per tre volte successive a proposito di questa tesa e difficile situazione, assumendosi il rischio di essere ‘mal interpretato’”. Lo scrive il vicepresidente e segretario della Pontifica Commissione per l’America Latina, Guzmán Carriquiri Lecour, in un articolo pubblicato, in spagnolo, sul sito della stessa Pontificia Commissione. Carriquiri ricorda di aver scritto all’inizio di quest’anno: “Quanto è deprecabile che la consegna e l’utopia di un ‘socialismo del secolo XXI’ siano degenerate a causa del regime autocratico e sempre più liberticida del presidente Maduro, in totale disastro economico e miseria sociale”. In quell’occasione, si auspicava “un grande progetto alternativo di ricostruzione nazionale e mobilitazione popolare” per il Venezuela.
Carriquiri fa notare che “pochi giorni dopo il crescente scontento, incubato in un corpo sociale sempre più in sofferenza, è esploso in grandi manifestazioni popolari” dovute soprattutto alla mancanza di alimenti e medicinali, ma coagulatesi “intorno alla leadership di Juan Guaidó”. L’articolo fa notare che il riconoscimento di Guaidó da parte di Usa, Unione europea e gran parte dei Paesi europei e latinoamericani, ma anche la solidarietà con il regime di Maduro da parte di Russia, Cina, Turchia e Iran, “hanno posto la drammatica situazione venezuelana al centro dell’attenzione mondiale”. Carriquiri ricorda, citandoli testualmente, i recenti interventi di papa Bergoglio. E aggiunge: “È ovvio, e richiesto dalla sua stessa missione, che la Chiesa sia disposta a facilitare ogni dialogo o negoziato, compresa una mediazione, se le condizioni la rendono ragionevole, realistica e con possibilità di arrivare a risultati positivi. Questo ancora di più di fronte a una situazione di estrema polarizzazione, con un rischio imminente di sfociare in violenze e repressioni incontrollate, fino a portare alla terribile conseguenza di un bagno di sangue. Questa disponibilità deve restare sempre aperta”.
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