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Venezuela: vescovi, “situazione sempre più drammatica”

“Si rende necessaria la partecipazione di tutti i settori e istituzioni nel disegno e nella realizzazione di un progetto di ricostruzione democratica del Paese, nella giustizia, la libertà e la pace, attraverso obiettivi chiari e compiti concreti"

Venezuela: vescovi, “situazione sempre più drammatica”

La situazione in Venezuela, considerata “drammatica” e sempre più grave ogni giorno che passa. È quello diffuso ieri dalla Conferenza episcopale venezuelana (Cev), al termine della propria assemblea plenaria, tenutasi a Caracas. I vescovi spiegano che il recente rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite sui diritti umani “mette in evidenza che esistono numerosi casi di detenzioni arbitrarie, torture e cattive pratiche da arte degli organismi dello Stato”. Esempi di queste violazioni sono le azioni di organi statali che hanno provocato la morte del capitano di corvetta Rafael Acosta e la perdita della vista del giovane Rufo Chacón. Il rapporto spiega anche che da oltre un decennio sono adottate e rafforzate politiche che hanno ristretto gli spazi di democrazia. A questa situazione “si somma l’esodo di oltre il 12 per cento della popolazione venezuelana, provocato dalla situazione politica, dall’impoverimento della classe media e dal disprezzo dei poveri”. I vescovi sono inoltre preoccupati per il fatto che “nel contesto di questa crisi sta guadagnando terreno il deterioramento morale della società, con il suo seguito di violenza, falsità, corruzione e irresponsabilità, mentre nella cittadinanza crescono la disperazione e la paura”. Di fronte a questa situazione, “uno dei maggiori compiti della Chiesa nel nostro Paese consiste nella costruzione di una società più giusta, più degna, più umana, più cristiana e solidale”.

Il rinnovamento etico e spirituale del Paese è “compito di tutti”. “Si rende necessaria la partecipazione di tutti i settori e istituzioni nel disegno e nella realizzazione di un progetto di ricostruzione democratica del Paese, nella giustizia, la libertà e la pace, attraverso obiettivi chiari e compiti concreti”. I vescovi venezuelani annunciano nel messaggio ancora una volta la convinzione che “di fronte alla realtà di un Governo illegittimo e fallimentare, il Venezuela reclama a gran voce un cambiamento di direzione, un ritorno alla Costituzione”. E tale cambiamento esige “l’uscita di colui che esercita il potere in modo illegittimo e l’elezione nel minor tempo possibile di un nuovo Presidente della Repubblica”. Le elezioni devono, però, essere libere e rispondere alla volontà del popolo. Servono, dunque condizioni “indispensabili”, come un nuovo Consiglio nazionale elettorale imparziale, l’aggiornamento dei registri elettorali, il voto dei venezuelani all’estero e una supervisione delle organizzazioni internazionali, come Onu, Osa e Unione europea. È, inoltre, necessaria “la cessazione dell’Assemblea costituente”. Un appello viene rivolto alle forze armate e di Polizia, perché operino “in conformità alla giustizia e alla verità e non al servizio di una parte politica”. In tal modo, potranno sradicare dal proprio seno le pratiche della persecuzione e della tortura”.

La Chiesa venezuelana rinnova l’appello per un ingresso “massivo e la distribuzione di alimenti e medicinali, con la partecipazione e la supervisione di organismi internazionali”. In quest’ottica, rinnova la sua disponibilità a partecipare alla distribuzione di aiuti umanitari, soprattutto attraverso la rete delle Caritas. Il messaggio si conclude con il rinnovo dell’impegno, da parte della Chiesa, di “continuare a rafforzare la fede in Gesù Cristo che sana e che libera, e di portare speranza al nostro popolo, attraverso lo sviluppo di programmi di formazione e organizzazione in difesa dei diritti umani”, oltre che attraverso un’educazione di qualità. Non manca un ringraziamento al Papa Francesco e alla Chiesa e ai Governi di altri Paesi, soprattutto confinanti, per la loro vicinanza.
Il messaggio fa un riferimento anche al Sinodo per la Panamazzonia del prossimo ottobre, visto come “un’occasione per dare impulso all’evangelizzazione e all’attenzione pastorale, alla riflessione e a una valutazione sulla protezione e la cura dei popoli indigeni e dell’ambiente”, nella prospettiva di un’ecologia integrale, la quale garantisce le fonti d’acqua e le altre risorse naturali necessarie per il nostro Paese”.

Fonte: Sir
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