ALLUVIONE
Agronomi e forestali: "Serve uno sguardo più tecnico che politico"
L'ordine professionale: "La gestione del territorio deve essere pianificata in modo collegiale"
Agronomi e forestali analizzano quanto accaduto in Romagna nelle scorse ore. La considerazione comune è quella di un territorio “fragile” che ha bisogno di interventi “a scala di bacino” e che tengano conto del rapporto città-campagna-aree boschive.
“Con facile previsione - commenta Giovanni Gualtieri, presidente dell’ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Ravenna - a maggio dello scorso anno, al termine dell’alluvione in Romagna, il consiglio degli ordini dei dottori agronomi e dottori forestali evidenziava che situazioni simili si sarebbero ripetute, poiché l’Italia ha fragilità ben note ed è necessario confrontarsi con le difficoltà del territorio, incapace a reagire agli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti. È ciò che, purtroppo, sta accadendo in Romagna, e in misura minore nelle Marche, in Toscana e in Sardegna”.
“Un aspetto su cui possiamo agire con prontezza - chiosa il presidente dell’ordine ravennate - riguarda la cultura della manutenzione ordinaria del territorio, valutando gli effetti della vegetazione lungo i singoli settori dei corsi d’acqua, manutenendo la rete per il deflusso delle acque superficiali, troppo spesso rallentata da una burocrazia immobile rispetto all’evolvere degli eventi climatici. Tanto che è passato più di un anno e pare essere ancora al punto di partenza”.
“Non ci si può esimere dalla riflessione sulla modalità di gestione in particolare del territorio rurale esterno ai centri abitati che rappresenta la stragrande maggioranza della superficie, più in particolare sullo stato di manutenzione ed efficienza della rete di deflusso delle acque, realizzata attraverso una coerente progettazione della risistemazione idraulico-agraria e idraulico-forestale - aggiunge Monica Cairoli, consigliere del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali -. La gestione del territorio deve essere pianificata in modo collegiale, con interventi sia su scala ampia fino ad arrivare a livello aziendale. Fondamentale, quindi, una gestione dei territori rurali e boschivi, guidata dalla presenza di figure tecniche capaci di valutare con competenza il complesso rapporto città-campagna-bosco.”
“In campo agronomico - commenta Alfredo Posteraro, presidente della federazione regionale degli ordini dei dottori agronomi e dottori forestali - dobbiamo ripensare alla regimazione delle acque (scoline drenaggi), pratica che risulta desueta. Invece, se guardiamo alle “vecchie” pratiche colturali, ci rendiamo conto che i nostri predecessori avevano grande attenzione ad ausili per la gestione delle acque meteoriche”.
“Chi si occupa di pianificazione territoriale - conclude Giovanni Moretti, presidente ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Forlì e Cesena - sa che bisogna avere uno sguardo di lungo periodo. Così, mentre ci dobbiamo interfacciare con il rincorrersi di eventi catastrofici, dobbiamo considerare che cambiano le regole del gioco, ma non la necessità di intervenire a scala di bacino con uno sguardo tecnico, più che politico”.
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