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Annata agraria: in Emilia Romagna in 4 anni aumento del 20 per cento del valore della produzione agricola

Le pere hanno spuntato un prezzo discreto, mentre le mele dopo una buona partenza hanno sofferto la concorrenza del prodotto arrivato dalla Germania e soprattutto dalla Polonia

Pippofoto

La produzione lorda vendibile agricola dell’Emilia Romagna nel 2018 è cresciuta di circa il 2 per cento rispetto al 2017. Lo comunica Coldiretti Emilia Romagna che specifica come il dato rappresenta una prima stima e che risultati più attendibili potranno esserci solo nei primi mesi del 2019, quando saranno completati i dati di alcune importanti produzioni soprattutto nel settore zootecnico. Anche se è un aumento più moderato rispetto agli ultimi anni, si tratta del quarto anno consecutivo di crescita della Plv – ricorda Coldiretti regionale – che in quattro anni è aumentata di oltre un quinto (20,5 per cento) passando dai 4.094 milioni di euro del 2014 ai 4.935 del 2018, una crescita importante – commenta Coldiretti – che però non si è trasformata in reddito per le aziende.

L’aumento di Plv per il 2018 – spiega Coldiretti Emilia Romagna – è dovuto da una combinazione tra minor produzione e aumento dei prezzi, un dato che è più evidente sul fronte della frutta dove pesche e nettarine hanno fatto registrare rispettivamente un calo produttivo rispettivamente del 3,8 e del 5,9 per cento con prezzi soddisfacenti e in rialzo rispetto all’anno scorso. Ancora più marcati i cali produttivi delle ciliegie (–18,2%), penalizzate dalla pioggia di giugno, e delle susine (–12,2 per cento) che hanno ottenuto un buon risultato sul mercato. In calo anche il kiwi (–12,4 per cento) con una partenza dei prezzi al ribasso per l’aumento della produzione nazionale e per la contemporanea presenza sul mercato di prodotti neozelandese. Inatteso l’andamento su mercato delle albicocche che, dopo la massiccia produzione del 2017 è tornata a livelli produttivi notevolmente più bassi (–41,5%) senza arrivare però a spuntare i prezzi sperati. Pere e mele hanno fatto registrare un leggero aumento (+3,3 per cento le prime, +4,2 per cento le seconde), con risultati diversi sul mercato: le pere pur con risultati in ribasso rispetto ai buoni prezzi degli ultimi anni, hanno spuntato un prezzo discreto, mentre le mele dopo una buona partenza hanno sofferto la concorrenza del prodotto arrivato dalla Germania e soprattutto dalla Polonia, che ha sforato in aumento tutte le previsioni di produzione.

Sul fronte delle colture industriali, annata difficile per le barbabietole per la scarsa resa in zucchero nonostante l’aumento di produzione delle radici (+16,7 per cento), aggravata dal crollo dei prezzi mondiali a causa dell’accumulo di scorte nei Paesi del Nord Europa e della concorrenza delle vendite sottocosto delle multinazionali francesi e tedesche allo zucchero italiano prodotto ormai quasi esclusivamente dalla cooperativa bolognese Coprob. Produzione scarsa per il pomodoro (–12 per cento) con prezzi insoddisfacenti per la contrattazione interprofessionale ormai inadeguata a valorizzare la qualità del prodotto italiano. Buoni risultati sul mercato delle patate non solo per il calo produttivo dell’Emilia Romagna (–5,2 per cento), ma anche per la scarsa produzione delle patate europee.

Sul fronte dei cereali, calano frumento tenero e duro (entrambi attorno al –5,5 per cento), l’orzo (–11 per cento) e il riso (–13 per cento), crescono invece mais (+10,3 per cento) e sorgo (+30 per cento), con prezzi che nei primi mesi di mercato hanno mandato segnali positivi per il frumento tenero, per il mais e il riso e mercato pesante per il frumento duro. Dopo il crollo produttivo del 2017, dovuto all’anomalo andamento meteorologico, il 2018 ha segnato il ritorno alla normalità produttiva con un recupero medio del 20 per cento di produzione e con un’ottima qualità.

Sul fronte zootecnico all’aumento di produzione del 2 per cento del Parmigiano Reggiano, che assorbe l’80 per cento del mercato del latte bovino regionale, si accompagna la crescita del 3,1 per cento dei consumi nei primi undici mesi del 2018. Cresce in termini produttivi e di prezzi anche il mercato delle carni bovine e suine e discreto anche il settore ovino.

L’aumento della Plv non si è però tramutato in reddito per gli agricoltori – commenta Coldiretti Emilia Romagna – in parte per l’aumento dei costi di produzione, con l’aumento dell’energia, dei prodotti fitosanitari, dei concimi e dell’alimentazione animale, in parte per la complessità e la lunghezza delle filiere agroalimentari che impediscono di suddividere equamente il reddito tra tutti i soggetti, in particolare verso i produttori all’origine di tutta la filiera. Il prezzo pagato alla produzione è sempre più spesso svincolato dai reali andamenti di mercato e dalla domanda finale, al punto che la diminuzione dei prezzi all’origine non porta quasi mai ad una diminuzione dei prezzi al consumo, spesso con una parificazione senza distinzione tra i prezzi dei prodotti esteri di qualità indefinita e quello del prodotto nazionale di qualità.

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