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Autobus dato alle fiamme: agghiacciante il racconto dei ragazzi scampati alla strage

L’autobus della morte, con il quale Ousseyne Sy, senegalese di nascita ed italiano d’adozione, autista delle Autoguidovie residente a Crema, voleva vendicare, stando a quanto trapelato, i migranti morti in mare nel Mediterraneo, è stato fermato alle porte della metropoli. Era diretto all’aeroporto di Linate per compiere una strage.

Foto Vigili del Fuoco da AgenSir

È solo grazie a un telefono nascosto da un 12enne ed utilizzato con straordinaria lucidità e freddezza da un compagno di classe, uniti alla prontezza e preparazione nell’intervenire dei Carabinieri e delle Forze dell’Ordine, che ieri mattina a San Donato si è evitato il peggio. L’autobus della morte, con il quale Ousseyne Sy, senegalese di nascita ed italiano d’adozione, autista delle Autoguidovie residente a Crema, voleva vendicare, stando a quanto trapelato, i migranti morti in mare nel Mediterraneo, è stato fermato alle porte della metropoli. Era diretto all’aeroporto di Linate per compiere una strage. A bordo 51 ragazzini della scuola media Vailati di Crema e i loro insegnanti. L’autobus è stato dato alle fiamme dallo stesso straniero sequestratore ma fortunatamente nessuno dei bambini ha subìto conseguenze. Sono stati tratti tutti in salvo dai Carabinieri, ai quali è andato il ringraziamento sentito e sincero dei genitori.

Il racconto reso dai malcapitati protagonisti di una mattinata da incubo, rimbalzato in rete e sui media nazionali, è agghiacciante. L’autista del bus, che tante altre volte aveva accompagnato i giovanissimi studenti dalla scuola alla palestra e viceversa, dopo averli caricati ha imboccato la Paullese in direzione Milano. I ragazzini hanno raccontato di come il 47enne abbia sequestrato loro i cellulari. Tutti tranne uno (una svista), quello con il quale uno studente ha chiesto aiuto chiamando il padre. Ad alcuni dei ragazzi sono stati legati i polsi con fascette di plastica.

Il terrore di quel viaggio verso il capoluogo descritto dai giovanissimi cremaschi si è mischiato alla speranza che l’Sos lanciato potesse sortire effetti. Così fortunatamente è stato.

Mentre l’autista dichiarava le sue intenzioni facendo tremare i giovani e i loro accompagnatori, all’altezza di San Donato il bus è stato fermato dalle Forze dell’Ordine che con un blitz hanno rotto i vetri della parte posteriore del mezzo riuscendo a liberare i primi ragazzini. Poi un sussulto del pullman blu andato a schiantarsi contro un guard rail e il fuoco. Ousseyne aveva portato con sé una tanica di benzina e dopo aver cosparso il mezzo lo ha incendiato. Senza un secondo da perdere i militari sono riusciti ad estrarre dal convoglio anche gli ultimi ragazzini ancora intrappolati e a trarli in salvo (alcuni di loro sono finiti in ospedale in via precauzionale per una lieve intossicazione). Cure mediche anche per l’attentatore prima del trasferimento in carcere.

Per i ragazzi, che hanno potuto riabbracciare i genitori, l’incubo è finito. Si apre ora il lavoro della Procura che deve sciogliere alcuni dubbi e rispondere ad alcune domande.

È vero che il 47enne era diretto a Linate per compiere una strage? È vero che aveva precedenti penali per guida in stato di ebbrezza (e forse non solo quella)? Se sì come poteva trovarsi alla guida di un bus a trasferire bambini da una scuola a una palestra? E se la circostanza fosse confermata, come poteva, la cosa, essere sfuggita in fase d’assunzione alla società di pubblico trasporto? O si tratta di una falla nel ‘sistema lavoro’ italiano e nelle Leggi che lo governano? Confermato anche il movente di quella che avrebbe potuto trasformarsi in una strage?

Così sembrerebbe dall’interrogatorio di garanzia e da un video postato dal senegalese, sposato con una donna italiana dalla quale ha avuto due figli e dalla quale si è separato, poi rimosso dalla rete.

Si attendono le risposte; certo è che, qualsiasi responso giunga, nulla sarà più come prima. Situazioni viste, sino a ieri, solo da lontano, hanno bussato per la prima volta alla porta di casa nostra. Sequestro e tentata strage tra i capi d’imputazione nei quali fanno capolino (in attesa di eventuali conferme dalla indagini degli inquirenti) anche le parole attentato e terrorismo. Un binomio che fa tremare ma che non deve condurre sulla strada dell’allarmismo e di una demagogia da bar. Serve un’azione coordinata, serve ridare serenità e tranquillità alla vita di quei 51 ragazzini e dei loro insegnanti. Serve un intervento sinergico su più livelli per rassicurare un territorio che da ieri ha più paura.

Fonte: Sir
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