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Economia

Camera di Commercio: per la Romagna stimata al 10,3 per cento la contrazione del valore aggiunto 2020

Le previsioni per il 2021 sono migliori

La foto di un momento della video conferenza stampa

I dati economici più aggiornati, presentati dalla Camera di commercio confermano le criticità che sta attraversando anche il sistema produttivo della Romagna - Forlì-Cesena e Rimini, dovute alla pandemia da Covid-19 e, soprattutto, consentono di capire le asimmetrie di impatto della crisi e il posizionamento del nostro territorio nel panorama regionale e nazionale.

Come prevedibile, vista l’eccezionalità e gravità della situazione generale, che ha portato a un blocco - mai sperimentato prima - delle attività produttive, anche nel nostro territorio quasi tutte le variabili e gli indicatori economici sono temporaneamente in terreno negativo. 

A soffrire in modo particolare sono le imprese più piccole e meno strutturate, i settori del turismo, terziario, trasporti e logistica e alcuni importanti mercati di sbocco.

Per l’area Romagna, dopo un buon posizionamento a livello nazionale con il quale si era chiuso anche il 2019, i dati del 2020 confermano una diminuzione del valore aggiunto stimata al 10,3%. Complessivamente, considerata la maggiore incidenza del terziario, e in particolare del turismo, che caratterizza i nostri territori, è previsto un calo lievemente più significativo rispetto alla media regionale e nazionale, condizionato dalle maggiori difficoltà del territorio riminese rispetto a quello forlivese e cesenate. Le previsioni per il 2021 sono però positive, di resilienza e di progressivo recupero.

"Dalla crisi, nostro malgrado, dobbiamo anche trarre insegnamenti. La pandemia ha portato con sé un’occasione di innovazione “disruptive”, dirompente, obbligandoci a rivoluzionare modelli che credevamo indiscutibili – commenta Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna – e facendo emergere ulteriori risorse e potenzialità. Un esempio su tutti, il balzo in avanti della digitalizzazione del Paese e delle imprese, ambito in cui l’Italia si trovava in una posizione arretrata rispetto ad altre economie simili. Questo è un cambiamento sociale e culturale”.

 

I dati aggiornati del territorio Romagna – Forlì-Cesena e Rimini

La circoscrizione territoriale della Camera di commercio della Romagna, che interessa le province di Forlì-Cesena e di Rimini, ha una superficie di oltre 3.240 kmq, comprende 55 Comuni con circa 735 mila abitanti (di cui l’11,2% stranieri). Nel 2019 la stima del valore aggiunto nominale (dati Istituto Tagliacarne) del territorio Romagna è stata pari a 21,3 miliardi di euro (+1,4% sul 2018), mentre il valore aggiunto nominale pro capite ammontava a 28.954 euro.

Al 30/9/2020 risultano attive 88.328 localizzazioni (sedi e unità locali) di cui 70.665 sedi di impresa; l’imprenditorialità è particolarmente diffusa: 96 imprese attive ogni mille abitanti (89 in Emilia-Romagna, 85 in Italia). I principali settori di attività economica del territorio Romagna sono quelli dei Servizi (26,6% del totale delle imprese attive), il Commercio (23,5%), le Costruzioni (14,8%), Agricoltura e pesca (12,5%), Alloggio e ristorazione (10,5%) e l’industria Manifatturiera (8,5%). 

I numeri pre crisi Covid delineano una realtà imprenditoriale articolata e intraprendente, caratterizzata da importanti specializzazioni e filiere: un mix produttivo composito nel quale alla rilevanza di un solido posizionamento nel settore primario (agricoltura e pesca) e secondario (manifattura) si affianca il ruolo di rilievo del terziario tradizionale (commercio, turismo) e di quello sempre più promettente del terziario avanzato e dei “grandi servizi” (cultura, università, sanità). In merito al mercato del lavoro, i tassi di occupazione e disoccupazione, rispettivamente 69,3% e 6,6% nel 2019, mostrano valori migliori dei dati nazionali. La propensione al credito del territorio Romagna (rapporto tra prestiti e depositi pari a 96,6) risulta maggiore di quella di Emilia-Romagna e Italia.

Il valore aggiunto, elemento rilevante per l’economia e lo scenario del territorio, che fa dell’Emilia-Romagna una delle regioni che da anni guidano la crescita economica del Paese, nel 2019, nel territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini), aveva fatto rilevare una crescita dello 0,5% annuo (superiore a quella regionale e nazionale). A seguito dell’emergenza sanitaria e quindi economica,secondo le ultime stime di Prometeia (ottobre 2020), il valore aggiunto evidenzierà a fine 2020 una diminuzione del 10,3% (Emilia-Romagna: -10,0%, Italia: -9,8%). Un rimbalzo positivo del 6,5%, invece, dovrebbe caratterizzare il 2021 (Emilia-Romagna: +7,1%, Italia: +6,3%).

Focus: i dati aggiornati sull’economia della provincia di Forlì-Cesena
La situazione generale - grave e incerta, provocata dal virus pandemico - ha determinato, nel corso del 2020, una forte contrazione dell’economia provinciale: diminuzioni del numero delle localizzazioni e delle imprese attive, flessione della produzione nel manifatturiero, calo del fatturato nell’edilizia, decremento nelle vendite del commercio al dettaglio, riduzione delle esportazioni, rilevante incremento delle ore di cassa integrazione e diminuzione del movimento turistico; a ciò si aggiungono le problematiche strutturali e congiunturali del comparto agricolo (aggravate da fenomeni meteorologici avversi). Nota positiva: la sostanziale tenuta del tasso di disoccupazione. In tale contesto, buona notizia è la ripresa del credito alle imprese, sostenuta da specifici interventi di garanzia pubblica.

Nel complesso, gli scenari Prometeia, aggiornati a ottobre 2020, confermano per il 2019 una crescita del valore aggiunto (in termini reali) pari allo 0,7% (superiore a quella media regionale e nazionale); per il 2020, invece, si stima un forte calo della ricchezza prodotta (-9,6%), indotto dalle vicende del Covid-19, lievemente più contenuto rispetto alla dinamica sia regionale sia nazionale. Nel 2021 è atteso un rimbalzo significativo (+6,6%) ma non sufficiente ad un pieno recupero della crescita persa nel 2020.

In dettaglio
Il tessuto imprenditoriale provinciale, al 31/10/2020, è costituito da 36.442 imprese attive (sedi), in flessione dello 0,8% rispetto al 31/10/2019; l’imprenditorialità è particolarmente diffusa: 92 imprese attive ogni mille abitanti (89 in Emilia-Romagna, 85 in Italia). Più della metà (il 57,2%) del totale delle imprese attive sono imprese individuali, mentre le società di capitali, pari al 18,8% del totale, rappresentano una quota progressivamente crescente. Riguardo alla dimensione d’impresa, il 93,8% del sistema imprenditoriale provinciale è costituito da imprese con meno di 10 addetti.

In flessione il numero delle imprese artigiane (11.783 al 30/9/2020; -1,4% rispetto allo stesso periodo del 2019), così come si riduce il numero delle imprese cooperative (508 al 31/10/2020; -1,6% annuo).

Le start-up innovative al 30/11/2020 risultano 53 (il 5,6% delle start-up regionali), in sensibile diminuzione rispetto a novembre 2019 (-17,2%).

In merito all’andamento dei principali settori, risulta in flessione dell’1,6% la consistenza delle imprese agricole attive (6.373 unità al 31/10/2020), rispetto al 31/10/2019.

In termini climatici, si segnalano mesi invernali e primaverili in linea con quelli degli ultimi anni, con scarsissima pioggia e temperature sopra la media; da segnalare, a fine marzo, tre giorni di gelate importanti, con riflessi sulle produzioni della frutta primaverile ed estiva. A giugno vi è stato un aumento della piovosità, pur in un contesto di temperature nella media; l’estate è stata calda ma non rovente, con episodi di grandine, mentre l’autunno mite e con ridotta piovosità. Riguardo ai cereali, l’andamento meteo climatico primaverile ha comportato una produzione molto buona con rese in aumento e qualità ritenuta ottima dagli operatori del settore; nonostante la scarsa piovosità, si sono avuti effetti positivi da escursione termica giorno/notte. Con riferimento alla frutticoltura le gelate tardive di fine marzo e dei primi giorni di aprile hanno causato danni serissimi alle colture in fioritura: albicocche, mancata produzione dall’80% al 90%; pesche e nettarine, mancata produzione dell’80%; susine, mancata produzione dal 70% all’80%. Di conseguenza, si rilevano prezzi crescenti per la riduzione dell’offerta. Riguardo alle altre colture, in media le rese di pere e mele, vendemmia 2020 nella media produttiva e produzione di olive in aumento. Nel comparto zootecnico, bovini e ovini presentano quotazioni stazionarie mentre i suini hanno un trend in calo dei prezzi negli ultimi sei mesi. Per gli avicoli: pollo da carne prezzo (franco allevamento) in flessione (-7,3%, media gennaio-ottobre 2020 sul medesimo periodo dell’anno precedente); uova prezzo in aumento (+12,4%, media gennaio-ottobre 2020 sul medesimo periodo dell’anno precedente).

I dati congiunturali relativi all’industria manifatturiera, derivanti dall’indagine congiunturale della Camera della Romagna, al terzo trimestre 2020, evidenziano una dinamica recessiva delle principali variabili, in termini di variazione percentuale media degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti): -6,4% la produzione, -6,0% il fatturato, -7,6% gli ordini interni e -4,5% gli ordini esteri. L’unica dinamica positiva della produzione è fatta segnare dal comparto “alimentare”; performance negative, invece, per tutti gli altri comparti, in particolare per “calzature”, “mobili” e “confezioni”. Dal punto di vista della struttura produttiva, si rileva un calo del 2,9% della consistenza delle imprese manifatturiere attive al 31/10/2020 (3.455 unità), rispetto al medesimo periodo del 2019.

Per il settore delle costruzioni si attesta una stabilità del numero delle imprese attive (5.562 al 31/10/2020, -0,1% rispetto al 31/10/2019). Negativa, invece, la dinamica del volume di affari del comparto: -1,1% in termini tendenziali al terzo trimestre 2020, secondo la rilevazione di Unioncamere Emilia-Romagna.

Riguardo al commercio al dettaglio, le vendite nel terzo trimestre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, risultano in diminuzione (-2,7%); a soffrire è il comparto non alimentare (-5,3%) mentre è positiva la performance di quello alimentare (+2,1%) e, riguardo alla dimensione, sia la piccola sia la media che la grande distribuzione, con quest’ultima, però, caratterizzata da un calo inferiore (rispettivamente, -3,1%, -5,1% e -1,2%). Anche in termini di numerosità le imprese del commercio al dettaglio sono in calo (3.957 aziende al 31/10/2020, -1,9% annuo). Diminuisce, inoltre, la consistenza delle imprese nel settore del commercio nel suo complesso (all’ingrosso, al dettaglio e riparazioni autoveicoli), che conta 7.944 imprese al 31/10/2020 (-1,1% rispetto al 31/10/2019).

In decremento l’export provinciale (2.474 milioni di euro) nei primi nove mesi del 2020: -11,0% la variazione rispetto ad analogo periodo del 2019. Ciò è dovuto alla diminuzione del valore esportato di molti dei principali prodotti; in sintesi: -14,8% per tubi, condotti, profilati cavi e accessori in acciaio (8,5% del totale), -33,0% gli articoli sportivi (6,7%), -1,5% le altre macchine per impieghi speciali (6,5%), -4,1% gli apparecchi per uso domestico (5,6%), -33,2% le calzature (5,5%), -4,2% gli articoli in materie plastiche (5,2%) e -0,8% le macchine per l’agricoltura (4,2%). In aumento, invece, i mobili dell’8,7% (7,3%), le navi e imbarcazioni del 3,4% (6,9%) e i prodotti di colture agricole non permanenti del 23,7% (4,2%). Decrescono le esportazioni verso l’Unione Europea (59,9% dell’export): -9,6%, causa le variazioni negative nei principali mercati di sbocco rappresentati da Francia (-7,9%, primo Paese mondiale), Germania (-8,0%), Spagna (-15,9%) e Polonia (-12,2%). In diminuzione, del 12,9%, anche l’export verso i Paesi Extra UE (40,1% del totale), complice i cali verso il Regno Unito (-16,2%) e gli Stati Uniti (-13,9%).

Le imprese attive dei servizi di alloggio e ristorazione (2.739 unità al 31/10/2020) sono in diminuzione rispetto al 31/10/2019 (-1,4%). I dati provvisori relativi al movimento turistico nel periodogennaio-settembre 2020, per la provincia di Forlì-Cesena, registrano una forte diminuzione annua degli arrivi del 39,8% e delle presenze del 40,6%: la clientela straniera è quella che ne risente maggiormente, facendo segnare un -70,4% negli arrivi e un -71,2% nelle presenze, mentre risulta più ridotto il calo del turismo nazionale (-33,8% di arrivi, -33,7% di presenze). Risultato dovuto ad una serie di fattori, tra i quali i principali sono: sospensione della ricettività turistica dal mese di marzo fino a circa la metà di maggio dovuta alle disposizioni di contenimento del Covid-19, riduzione della capacità di spesa degli italiani e diminuzione degli spostamenti per timore del contagio.

Le imprese attive nel settore “trasporti di merci su strada” sono in calo annuo del 4,2% (984 unità al 31/10/2020), analogamente alla dinamica del settore principale, trasporti e magazzinaggio (1.273 unità, -3,6%).

I dati ISTAT Forze di lavoro relativi al secondo trimestre 2020 (media annuale), rilevano per la provincia di Forlì-Cesena:

- un tasso di attività 15-64 anni (75,6%) superiore al dato regionale (73,7%) e alla media nazionale (64,6%);

- un tasso di occupazione 15-64 anni (71,6%) migliore sia del dato regionale (69,6%) sia di quello nazionale (58,6%);

- un tasso di disoccupazione 15 anni e più (5,1%) inferiore sia alla media regionale (5,3%) sia al dato nazionale (9,0%);

- un tasso di disoccupazione giovanile 15-24 anni (19,3%) più basso rispetto a quello dell’Emilia-Romagna (20,6%) e dell’Italia (27,6%).

I dati “destagionalizzati” SILER relativi ai rapporti di lavoro dipendente, elaborati dall’Agenzia Regionale per il lavoro dell’Emilia-Romagna, mostrano un saldo occupazionale (differenza tra attivazioni e cessazioni lavorative) negativo per il periodo marzo-giugno 2020 (-4.685 unità) e, complice la ripresa delle attività legate al commercio e al turismo, positivo nel mese di luglio (+1.276 unità).

Nel periodo gennaio-ottobre 2020 risultano autorizzate 19.487.632 ore di Cassa Integrazione Guadagni, con un rilevante incremento, causa disposizioni specifiche Covid-19, rispetto ad analogo periodo 2019 (+2388,7%). In fortissimo aumento il ricorso alla CIG Ordinaria (78,2% della CIG totale), che comprende, nello specifico, le suddette disposizioni, mentre ricompare la CIG in deroga (20,2%) che nel 2019 non era stata prevista. Il 65,7% dello ore totali di CIG autorizzate si ritrova nel settore manifatturiero; a seguire, commercio (11,4%) e costruzioni (9,0%). 

Riguardo all’andamento del credito, al 30 settembre 2020 i prestiti bancari alle imprese, che ammontano a 7,1 miliardi di euro (il 62% del totale clientela), risultano in aumento del 2,0% rispetto al medesimo periodo del 2019: variazione positiva sia per quelli alle imprese medio-grandi (+1,6%) sia per quelli alle piccole imprese (+3,2%). A livello settoriale, si registrano incrementi dei prestiti, in forma decisa, al manifatturiero (+8,6%) e, più lievemente, verso il settore dei servizi (+1,1%); calano, invece, i prestiti all’edilizia (-3,7%). In aumento anche il credito erogato alle famiglie (+2,3%). Le sofferenze sui prestiti totali, al secondo trimestre 2020, sono state pari al 5,44% (Emilia-Romagna: 4,43%, Italia: 3,74%), con trend in calo; in diminuzione anche il ritmo di crescita delle nuove sofferenze rilevato in provincia nel terzo trimestre 2020 (+1,3%), che risulta inferiore a quello regionale (+1,9%).

In relazione al Fondo di Garanzia per le PMI, a seguito dei provvedimenti adottati per fronteggiare la crisi economica fortemente aggravata dall’emergenza sanitaria, nel corso dell’anno è stato registrato un netto aumento delle domande pervenute. Tra il 17 marzo e il primo dicembre, infatti, nella provincia di Forlì-Cesena sono state registrate 12.070 operazioni di finanziamento (9,5% del totale regionale), di cui il 68,8% riferite ai prestiti entro i 30mila euro, per un importo finanziato pari a 1.015 milioni di euro (84 mila euro come importo finanziato medio). Tali operazioni, che hanno riguardato, grazie al Decreto Liquidità, una platea più ampia di imprese (quelle con meno di 500 addetti), nel periodo considerato sono state pari a 33 ogni 100 imprese attive (32 in Emilia-Romagna, 28 in Italia). Le domande pervenute nell’intero anno 2019 erano state 969.

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