emergenza sanitaria
Coronavirus, la Ue ferma le pratiche commerciali scorrette
Vietato chiedere certificati “virus free” da apporre sui prodotti agroalimentari in arrivo dall’Italia. Lo rende noto Cia-Agricoltori italiani
Non dovrà essere imposta alcuna certificazione aggiuntiva per le merci che si spostano legalmente nel mercato unico dell’Ue. Con la pubblicazione delle linee guida sulle misure da adottare alle frontiere per l’emergenza Coronavirus, la Commissione europea mette definitivamente la parola fine a certe pratiche commerciali scorrette, segnalate più volte dalle aziende italiane, come la richiesta di certificati “virus free” da apporre sui prodotti agroalimentari in arrivo dall’Italia. Lo rende noto Cia-Agricoltori italiani, sottolineando come anche l'Autorità europea per la sicurezza alimentare riporta che “non ci sono prove che il cibo sia una fonte di trasmissione di Covid-19”.
"Le linee guida dell’Ue sulla gestione delle frontiere - osserva Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna - vanno nella giusta direzione per proteggere la salute dei cittadini, garantendo sia la libera circolazione dei prodotti, in primis quelli agroalimentari, all’interno del mercato unico, sia la sicurezza dei rifornimenti. Allo stesso tempo, tutela anche l’adeguato trattamento di chi deve viaggiare, come i lavoratori stagionali e transfrontalieri".
L’auspicio di Cia è che "le linee guida della Commissione Ue vengano rispettate e applicate da tutti gli Stati membri, senza riserve o scetticismi".
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