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Emergenza sanitaria

Covid-19, preoccupano le varianti nelle zone di Perugia e Chieti

“La raccomandazione forte è sempre la stessa: rispetto delle regole finché non si potrà raggiungere il 70% di popolazione vaccinata” dice Massimo Antonelli, membro del Comitato tecnico scientifico (Cts)

Foto Ansa-Sir

Gran parte di Italia torna a essere gialla. Il timore però è il rischio assembramenti nel fine settimana, complici bel tempo e temperature miti. “La raccomandazione forte è sempre la stessa: rispetto delle regole finché non si potrà raggiungere il 70% di popolazione vaccinata” dice Massimo Antonelli, direttore del Dipartimento scienze dell’emergenza e dell’Unità di anestesia, rianimazione, terapia intensiva e tossicologia clinica dell’Ospedale Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts).

Ora la preoccupazione è per le zone di Perugia e Chieti dove si sono verificati focolai di varianti inglese e brasiliana. “Le considerazioni che devono essere fatte e che sono state suggerite ieri nell’ultimo verbale sono di aumentare l’attenzione nelle province limitrofe, vale a dire in Toscana e Pescara”.

E sul no all’apertura fino alle 22 dei ristoranti? “Ieri non ne abbiamo parlato”.

Professore nella riunione di ieri avete respinto la possibilità di allungare l’orario di apertura serale dei ristoranti?

No, non ne abbiamo parlato. Il parere al riguardo è stato riportato nel verbale della riunione dello scorso 26 gennaio, ma ieri abbiamo parlato di altro.

E quali sono stati i temi di cui avete discusso?

In primis, i dati epidemiologici e la previsione dell’andamento della epidemia. Il fatto su cui ci siamo soffermati è poi la diffusione delle varianti inglese e brasiliana nelle province di Perugia e Chieti. Questo costituisce un elemento di allarme che ha indotto i presidenti regionali a prendere provvedimenti per identificare delle mini zone rosse per poter contenere i focolai. Dietro questa diffusione c’è preoccupazione, anche se abbiamo avuto una mitigazione della curva.

I dati presentati ieri al Comitato tecnico scientifico da parte della cabina di regia ci dicono che l’Rt è stabile, intorno allo 0,84. Il punto è che non abbiamo raggiunto l’incidenza cumulativa a sette giorni ideale di 50 casi ogni 100mila abitanti. In base ai dati, la media italiana è di 132,64 casi su 100mila abitanti su sette giorni, con ampie oscillazioni: dalla Basilicata che conta 58 casi alla provincia autonoma di Bolzano che ne ha 686. Questo è un altro degli elementi di allarme perché raggiungere la quota dei 50 casi per 100mila abitanti consentirebbe un tracciamento adeguato e puntuale e la possibilità di anticipare il virus.

Il dato positivo, che ha raggiunto più un plateau che un calo, è il tasso di occupazione al di sotto della soglia di rischio sia dei posti letto in area medica (sotto il 40%) sia terapia intensiva (sotto il 30%). Tutta la situazione però è sempre degna di attenzione, merita un estremo rispetto delle regole e un monitoraggio attento dell’evoluzione Regione per Regione.

Vi preoccupa il fine settimana in zona gialla con temperature quasi primaverili in gran parte d’Italia?

È ovvio che una volta rientrati in una condizione di maggiore mobilità e vita sociale il rischio di diffusione aumenti. La raccomandazione forte è sempre la stessa: rispetto delle regole finché non si potrà raggiungere il 70% di popolazione vaccinata. Abbiamo ancora alcune Regioni con un indice Rt superiore a 1 e una classificazione del rischio in molte Regioni moderata, non in tutte bassa.

Pur essendoci i criteri per un maggior rallentamento delle misure, il rispetto di quelle fondamentali ci può mettere al sicuro. Lo dimostra per esempio il bollettino dell’influenza stagionale che quest’anno, un po’ per l’uso dei vaccini e delle mascherine, vede un’incidenza bassissima. Se ho certe attenzioni ho la possibilità di abbattere i rischi. La stessa cosa vale ancor di più per il Sars-Cov-2. È una complessità di fattori che ci porta a ricordare alla popolazione le raccomandazioni e a porre attenzione agli organi amministrativi e di governo locale ragionando insieme al governo i provvedimenti da prendere e modulare.

Avete timore per la diffusione delle varianti nella zona di Perugia e Chieti?

Sì. Questo è un elemento di attenzione. Nelle province di Perugia e Chieti c’è un elemento di attenzione che viene raccomandato. Le considerazioni che devono essere fatte e che sono state suggerite ieri nell’ultimo verbale è di aumentare l’attenzione nelle province limitrofe, vale a dire in Toscana e Pescara.

Saranno poi le Regioni Toscana e Abruzzo insieme all’esecutivo a innalzare le misure di contenimento.

Sì. Anche perché quello che si è potuto notare è che le varianti siano state portate da viaggiatori provenienti dall’estero. Non sono casi autoctoni, sono di importazione. A maggior ragione, l’attenzione per confinare e limitare la diffusione è importante.

L’ultima circolare del ministero a proposito delle varianti impone un allungamento della quarantena.

Esatto. Dipende dalla possibilità estensiva di fare la genotipizzazione del virus e quindi capire che tipo di virus è.Adesso il messaggio è quello di avere comunque un tampone negativo prima di uscire dalla quarantena.

Dal 15 febbraio riapriranno gli impianti di sci, su questo il parere del Cts è favorevole.

Il Comitato è d’accordo nel dire che il protocollo presentato da parte della Conferenza delle Regioni e delle province autonome il 29 gennaio è stato rimodulato tenendo conto degli emendamenti suggeriti sia a dicembre sia a gennaio. C’è sì una riapertura. Ma attenzione: il sistema previsto dalle varie Regioni ha dimostrato una certa efficacia contenitiva, è importante però considerare gli altri fattori che aumentano la presenza sul territorio e la diffusione della variante B1.17. Alla fine è stato sottolineato che c’è stata la recezione del protocollo presentato il 15 gennaio e sulle misure di contingentamento dei flussi che possono accedere ai comprensori ogni giorno. Molto dipende dalla tipologia di trasporto e impianto per le quali c’è un maggior rischio di assembramento, il contingentamento viene ridotto del 50 per cento e vi è l’obbligo delle maschere ffp2. Quindi il protocollo presentato è stato accolto ma al contempo sono ribadite le raccomandazioni. In più gli impianti possono essere eventualmente chiusi dalle autorità regionali.

Nella terapia quotidiana dei pazienti, le varianti la preoccupano?

Preoccupano di più. Per la variante inglese, sappiamo che non dovrebbe avere una maggiore letalità e che i vaccini testati in condizioni sperimentali dovrebbero essere protettivi, ma preoccupa perché il numero dei contagiati potrebbe essere maggiore e di conseguenza più persone potrebbero essere ricoverate. Sulla variante brasiliana, ci sono ancora molti punti interrogativi sull’efficacia dei vaccini infatti gli studi sono in corso. Sembra essere più aggressiva. La preoccupazione è quindi sulla potenziale maggiore letalità e diffusione.

Fonte: Sir
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