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Storia delle associazioni

I pionieri delle Acli di Forlì-Cesena

Un volume racconta 75 anni del movimento

I pionieri delle Acli di Forlì-Cesena

Nella storia del mondo cattolico del secondo dopoguerra, le Acli rappresentano un caso unico per vivacità e per il ruolo assunto nei processi sociali ed ecclesiali.

Una conferma viene dall’agile volume “Acli Emilia Romagna, 75 anni di futuro 1945-2020” (pp.115) curato da Walter Raspa, che ripercorre, con sintetiche pennellate descrittive, come le tre fedeltà: alla Chiesa, alla democrazia e al lavoro, si siano declinate nelle nove province emiliano-romagnole (si possono chiedere copie scrivendo a info@acliemiliaromagna.it).

Le sedie del vescovo

La prima sede provinciale delle Acli di Forlì-Cesena e Rimini è nata il 13 agosto 1945. Ma già nell’aprile 1945 Giuseppe Ceccato e Loris Laghi avevano tentato di dar vita a Forlì ad un circolo comunale in un locale di palazzo Mazzoni che venne però requisito dall’ Autorità Militare.

Per far nascere il primo circolo viene allora chiesto al vescovo di Forlì un contributo per l’affitto e 12 sedie. Primo presidente delle Acli di Forlì-Cesena e Rimini è stato eletto Piero Giannini (1946-1953).

Oltre al Patronato, costituito nell’immediato dopoguerra, si è poi avuta l’Enaip che, dai primi corsi di aggiornamento agricolo è passata ai corsi per muratori o di sartoria. Con gli anni si è sviluppato anche il settore elettrico, elettromeccanico, elettronico fino ad arrivare ai servizi alla persona, soprattutto con disabilità.

Successivamente sono nati i servizi nel campo fiscale e per la tutela dei consumatori.

Le Acli oggi

Attualmente i circoli Acli sono una cinquantina sparsi fra Forlì e Cesena. Rimini infatti si è costituita provincia aclista già nel 1972, anticipando di oltre 20 anni quella amministrativa.

Per il presidente regionale Luca Conti: “Le Acli sono ancora oggi ‘dentro’ i cambiamenti e le trasformazioni della società, con i propri servizi e la propria progettualità associativa. Questo, nel nuovo millennio, significa soprattutto lotta alla povertà, alle disuguaglianze, anche di genere, alla disoccupazione. In particolar modo significa dare opportunità e futuro ai giovani, proseguendo con i due capisaldi dell’identità aclista: la democrazia e la Chiesa”.

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