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Il cardinale Zuppi ai giovani su Zoom: "L'amore si vede nei piccoli gesti. Importante è avere un cuore grande"

"Ci illudiamo di poter possedere imbarcazioni in grado di farci superare tutte le tempeste, ma non è così. Pensavamo di essere sani in un mondi malato. Ho visto tanta umanità di fronte alla disumanità del virus", ha detto il porporato

Nella foto d'archivio, l'arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi

Proseguono gli appuntamenti quotidiani per un gruppo di giovani che si trovano online per la recita del Rosario. L'iniziativa è partita dai giessini di Forlì. Ora si è allargata a Cesena, alla regione e ad altre zone d'Italia.

Spesso, al termine della preghiera, questi giovani ospitano testimoni da ascoltare e a cui porre domande. Ieri è stata la volta dell’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi.

Eminenza, cosa ha visto di bello e di vero in questo periodo così segnato dal Coronavirus?

Non ho visto tanto. I luoghi dove si lotta tra la vita e la morte sono inavvicinabili. Ho ascoltato tanti racconti di dolore, questo sì, dai quali emerge amarezza e disperazione soprattutto per non essere stati vicini ai propri cari nel momento del distacco. Non si sono celebrati neppure i funerali. Non c’è stato il saluto dai parenti e neppure da parte della comunità. Questo è ciò che mi ha colpito di più, oltre la morte che è entrata nella case, un fatto che ci costringe a confrontarci. Ci illudiamo di poter possedere imbarcazioni in grado di farci superare tutte le tempeste, ma non è così. Pensavamo di essere sani in un mondi malato. Ho visto tanta umanità di fronte alla disumanità del virus. Tante testimonianze, come quelle che anche voi avete ascoltato (cfr pezzi qui a fianco di don Santo e di una dottoressa, ndr).

Cosa riusciamo a comprendere in questi frangenti?

Che non siamo onnipotenti. Quando stiamo bene non ce lo ricordiamo. L’uomo nel benessere è un uomo che non capisce.

Può avere un senso la tristezza di questi giorni?

La proviamo di fronte a questi evento che ci fa sentire impotenti. Nelle prime settimane non ci avevamo fatto caso. Facevamo finta di niente. Al fermi tutti abbiamo inteso che il fatto era serio.

Cosa trarre da questo virus?

Che col male non si scherza. Ci sono altri virus in noi con i quali conviviamo. Dobbiamo scegliere come combattere la paura. Io direi con la solidarietà e con l’aiuto verso gli altri. Quindi, attenzione e solidarietà. Nella mostra vita non saremo mai una retta. Siamo chiamati a trasformare questa nostra sregolatezza in energia positiva.

Come saremo dopo il virus?

I più pessimisti dicono che tornerà tutto come prima. Ricordiamo che tra le due guerre mondiali trascorsero solo 21 anni. Dopo la prima molti dissero che una strage del genere non ci sarebbe mai più stata. Invece… Come è stato possibile? Abbiamo detto dopo il crollo delle torri gemelle del 2001 che il mondo sarebbe cambiato. Che con l’avvento dell’anno 2000 qualcosa di diverso ci sarebbe stato… Voi che dite? Non credo a quel che si scrive un po’ ovunque andrà tutto bene. Vallo a dire a chi ha avuto dei morti in famiglia.

Da chi dipende, allora. Noi possiamo fare qualcosa?

Il bello e il vero dipendono da me. Proprio lì si può e si deve cambiare. Meglio stare insieme sul serio, certamente. Non solo su una piattaforma digitale. Chiamiamola compagnia, comunità di fratelli. Chiamatela come volete. Questo luogo, questi amici mi aiuteranno a cambiare. Guardate, farci sentire importanti è un inganno. Ci fa sciupare chi siamo. Col poco che abbiamo si può fare tanto. Nel Vangelo chi ha poco combina molto. Pensate alla moltiplicazione dei pani. In quel caso, come in altri, i potenti non fanno nulla, non intervengono. Ci vogliono cinque pani e due pesci: basta questo a innescare un cambiamento grande. Dobbiamo avere grande il nostro cuore. Quello sì. L’amore si vede nei gesti piccoli. Grandi sì noi perché abbiamo un cuore grande.

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Il cardinale Zuppi ai giovani su Zoom: "L'amore si vede nei piccoli gesti. Importante è avere un cuore grande"
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