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Il dibattito su stufe e camini resta caldo

Non si placano le polemiche sul tema della direttiva regionale “Aria Pulita”, che vieta l’uso di camini e stufe non certificati al di sotto dei 300 metri. I quattro sindaci della Val Savio fanno quadrato contro il provvedimento ed è critico pure il sindaco di Cesena. Solo il Pd regionale difende a spada tratta la nuova norma.

Let's go Maple - Photo CC by Alexa Clark on Flickr

Non si placano le polemiche sul tema della direttiva regionale “Aria Pulita”, che vieta l’uso di camini e stufe non certificati nei Comuni al di sotto dei 300 metri di altitudine. I quattro sindaci della Valle Savio fanno quadrato contro l’attuale provvedimento, mentre è critico pure il sindaco di Cesena Paolo Lucchi che si concentra sulle altre misure in corso per combattere l’inquinamento “senza bisogno di aumentare il numero dei divieti”. Solo il Pd regionale difende a spada tratta la nuova norma.

Valle Savio

I quattro sindaci dell’Ambito montano dell’Unione Valle Savio, Enrico Salvi di Verghereto, Marco Baccini di Bagno di Romagna, Enrico Cangini di Sarsina e Monica Rossi di Mercato Saraceno, si sono definiti “infastiditi e furiosi” per il provvedimento. Anche se la direttiva tocca solo i Comuni di Sarsina e Mercato, anche il sindaco di Bagno di Romagna e quello di Verghereto si uniscono alla protesta dei colleghi coinvolti dal divieto, per denunciare come i limiti imposti si pongano al di fuori di una logica territoriale e strategica e “finiscano per penalizzare, ancora una volta e ancora ingiustamente, le comunità della montagna”.

Martedì pomeriggio, nella sede della regione Emilia-Romagna, si è tenuto un incontro tra l’assessore regionale all’Ambiente Gazzolo e i sindaci alla quale hanno partecipato, in rappresentanza dell’ambito montano cesenate, Cangini e Rossi.

I Sindaci hanno espresso all’unisono le preoccupazioni relativamente a “un provvedimento che, se attuato nella sua forma attuale, andrebbe ad incidere sui comportamenti quotidiani delle persone, soprattutto nelle realtà montane dove l’utilizzo di caminetti, stufe a legna e stufe a pellet è particolarmente generale. Non solo è un metodo di riscaldamento, ma l’uso del camino e della stufa è una tradizione popolare viva, che ancora oggi segna un tratto dell’identità delle popolazioni di montagna. L’iniquità dell’applicazione di questo provvedimento emerge per di più se si considera che le realtà dei comuni montani è riconosciuta per la qualità dell’aria, la salubrità ambientale e la grande superficie boschiva e che semmai producono un apporto positivo all’ecosistema generale e non il contrario”.  

“Il parametro dei 300 metri di altitudine, se da un lato manifesta l’intento di voler tutelare una porzione di territorio, ovvero coloro che abitano in zone montane, dall’altro produce una discriminazione incomprensibile tra comuni limitrofi che appartengono allo stesso ambito ed anche tra cittadini dello stesso comune. Pertanto, in sede di confronto con l’assessore Gazzolo, abbiamo proposto di estendere l’esenzione da tale provvedimento a tutti i comuni classificati come montani e appartenuti alle ex comunità montane evitando così un ingiusto discrimine tra i cittadini.

Per ora, non sono previste sanzioni all’interno della normativa. Questo è già un aspetto positivo. Però non ci limitiamo a questo ma chiediamo alla Regione Emilia-Romagna di ritirare la delibera in questione e di rimodularla, esentando i comuni montani, che sarebbero doppiamente penalizzati poiché si potrebbe configurare anche un danno alla filiera del legno e quindi ad un comparto che fonda le radici proprio nei territori come i nostri”.

Una presa di posizione netta, quella dei quattro sindaci, apprezzata dalla capogruppo consiliare di Mercato Saraceno Cambia, Ombretta Farneti, che in precedenza aveva contestato al proprio sindaco un atteggiamento ondivago e incerto sulla questione: “È il solito provvedimento calato dall’alto e imposto ai cittadini, senza considerare costi, problemi, tempi”. La Farneti ha poi apprezzato le proposte della Lega, tra i primi partiti a pronunciarsi sulla questione, per abbassare la quota altimetrica di esenzione dal provvedimento.

Cesena

Su questa questione scottante è intervenuto anche il sindaco di Cesena Paolo Lucchi, in un lungo comunicato nel quale elenca le tante azioni messe in atto dal Comune di Cesena per la qualità dell’aria, dal potenziamento di bus e parcheggi scambiatori fino all’efficientamento energetico degli edifici pubblici, passando per lo Sportello energia.

Azioni che Lucchi ritiene più efficaci rispetto alle iniziative regionali: “Da anni abbiamo segnalato alla Regione i nostri dubbi sull’efficacia di misure come le ordinanze sul blocco del traffico, il cui esito prevalente pare essere il disagio collettivo. La stessa valutazione e gli stessi dubbi che oggi esprimiamo nei confronti delle limitazioni previste da quest’anno per camini e stufe. Per questo, già nei prossimi giorni contatteremo l’assessora regionale alle Politiche ambientali Paola Gazzolo per segnalarle la nostra posizione, con l’auspicio che si possa aprire un confronto su possibili modifiche al riguardo”.

“È pur vero che le misure regionali vietano l’accensione solo degli impianti con bassissima efficienza energetica – continua Lucchi – installati al di sotto dei 300 metri di quota, e solamente se in casa è presente anche un’altra forma di riscaldamento. Ma, anche se tali vincoli riducono la casistica, non è comunque possibile prevedere controlli coerenti a tali normative, vanificando l’obiettivo proposto, che è di combattere l’inquinamento atmosferico”.

Bologna

Chi difende a spada tratta il provvedimento, invece, è il gruppo del Partito democratico in Assemblea regionale: “Basta strumentalizzazioni e caricature sulla questione camini e stufe. Come chiarito dall’assessore Gazzolo, il limite per stufe e camini vale solo per quelli di vecchia generazione e da tale limitazione sono esclusi tutti i comuni montani riconosciuti dalla specifica normativa regionale. Nel provvedimento, a tutela della salute pubblica, non sono mai state contemplate le attività economiche a qualunque altitudine esse siano, cosi come gli usi domestici a fini alimentari. Saremo impegnati in tutti i passaggi per chiarire ulteriormente questi punti. Dato che la salute pubblica va tutelata ad ogni costo, proporremo inoltre un fondo per sostenere la rottamazione dei vecchi impianti”.

Anche l’assessorato regionale all’Ambiente, ovviamente, difende il provvedimento parlando di “transizione necessaria. Il caminetto aperto di vecchia generazione è infatti una importante fonte di inquinamento. In Emilia-Romagna oltre il 50 per cento delle emissioni di Pm10 è dovuto al riscaldamento domestico a biomassa. Le emissioni di un camino aperto tradizionale sono stimate in 2.880 tonnellate di Pm10 all’anno e quelle di una stufa a legna di 1.228, a fronte delle 17 tonnellate all’anno degli impianti a metano, secondo i dati Arpae del 2013”.

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