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contromisure all'emergenza sanitaria

Il direttore delle Malattie infettive di Ravenna: "Il rischio di conseguenze fisiche per i soggetti sani è minimo"

Prosegue il dottor Bassi: "Mi faccia fare un appello: lasciateci lavorare". Però, aggiunge il medico, "se ci ammalassimo tutti, contemporaneamente, il sistema sanitario sarebbe sottoposto a una tale pressione che farebbe fatica a reggere. Ecco perché bisogna ostacolarne e rallentarne la diffusione il più possibile, anche con queste disposizioni”.

Nella foto, il dottor Paolo Bassi

“Il virus ha una letalità che è più o meno quella della normale influenza, ma il problema è che il nostro sistema immunitario nei suoi confronti è come nudo, e quindi tantissimi potrebbero ammalarsi”. Riassume così la situazione socio-sanitaria che stiamo vivendo il direttore del reparto di Malattie Infettive, dottor Paolo Bassi.

Se l’ospedale di Ravenna è l’epicentro e punto di riferimento delle ansie e preoccupazioni di tantissimi cittadini, le Malattie infettive sono forse il centro dell’epicentro. Per questo, spiega, “la situazione è allucinante. Siamo tutti qui, sul pezzo e, devo dire, sono davvero fiero dei miei medici e infermieri che sono ammirevoli per la dedizione che mettono nel loro lavoro”. “Però – prosegue Bassi – mi faccia fare un appello: lasciateci lavorare. Qui ci sono medici e infermieri che sono sottoposti a un pesantissimo carico di lavoro, purtroppo anche quello non necessario ora, tipo rispondere alle chiamate e fare attività ambulatoriale. C’è un numero verde ministeriale e poi ci sono i medici di medicina generale ai quali rivolgersi”. Anche perché, ammette Bassi, è possibile che “queste misure si prolunghino nel tempo”.

Quindi sono assolutamente necessarie?

“Il rischio di conseguenze fisiche per i soggetti sani è minimo, come per una normale influenza prosegue il dottor Bassi -. La mortalità è dello 0,50 per cento. Niente a che fare con l’Ebola o la Sars, che ad esempio aveva una percentuale del 10 per cento. Ma il Covid 2019 ha un’alta contagiosità e soprattutto qui non abbiamo difese immunitarie: è come se fossimo nudi. Se ci ammalassimo tutti, contemporaneamente, il sistema sanitario sarebbe sottoposto a una tale pressione che farebbe fatica a reggere. Ecco perché bisogna ostacolarne e rallentarne la diffusione il più possibile, anche con queste disposizioni”.

Chi è più a rischio?

“Chi ha altre gravi patologie, soprattutto a carico dell’apparato respiratorio, ma non solo. Anche scompensati, allettati, immunodepressi”

Perché è così cruciale limitare gli accessi anche alle funzioni religiose; sospendere lo scambio della pace e la Comunione in bocca?

“Anzitutto perché la Messa è, in alcuni casi, un assembramento di persone. E poi il Coronavirus si trasmette per due vie: attraverso gli starnuti (a una distanza di mezzo metro o anche un metro) e per contatto. Basta uno starnuto e il gesto, istintivo, di coprirsi la bocca con la mano per contaminarla e passarsi il virus con lo scambio della pace. Poi ci sono movimenti quasi automatici, come lo sfregamento degli occhi, del naso e il portare la mano alla bocca che diventano accessi privilegiati per il virus”.

La mascherina può fare la differenza?

“Almeno per limitare la diffusione del virus attraverso gli starnuti e se indossata bene (davanti alla bocca e al naso) sì. Meglio di nulla. Protegge almeno nell’80 per cento dei casi”

Diceva, “lasciateci lavorare”, meglio non chiamare. Ma se qualcuno ha il sospetto di aver contratto il virus, come può verificarlo?

“Deve contattare il suo medico di medicina generale. Sarà lui, se lo ritiene necessario, ad attivare l’Igiene pubblica cha andrà a fare il tampone alla persona a casa. Non recarsi mai autonomamente al Pronto Soccorso. A casa, poi, è necessaria una pulizia frequente delle superfici, evitare il contatto prolungato con la persona ammalata, e, si può, anche usare la mascherina. Per ogni domanda generale c’è il numero verde: 1500”.

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