Dall'Italia
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Settimo centenario dalla morte

Il ritorno di Dante

Due stampe anastatiche dell'opera del Sommo poeta

Il ritorno di Dante

Nel quadro dei festeggiamenti per il settimo centenario dantesco, fra le tante nuove proposte, più o meno innovative, più o meno creative, più o meno necessarie, ci sono anche alcune riproposte da cogliere con grande attenzione. Facciamo riferimento alla scelta dell'editore fiorentino Olschki, che ha deciso di riproporre due stampe anastatiche, cioè identiche all'originale. Più adatta agli specialisti, la riproduzione in facsimile della “Quaestio de aqua et terra” di Dante, secondo la stampa del 1508, con traduzioni in italiano, francese, spagnolo, inglese, tedesco (edizione del 1905, pagg. 92, euro 30); di interesse più generale, la “Commedia” secondo l'edizione del 1502 di Aldo Manuzio (con introduzione di Edoardo R. Barbieri, con cofanetto, euro 50).

La “Quaestio”, un'orazione scientifica sul rapporto fra continenti e mari sulla terra, è da sempre una delle opere più dibattute nel panorama dei testi danteschi: alcuni studiosi la attribuiscono al Sommo Poeta, altri tolgono dall'elenco dei testi questo piccolo saggio che, curiosamente, contraddice alcuni passi della “Commedia”. Del testo non esistono manoscritti, quindi l'unica fonte è l'edizione principe del 1508, riprodotta in facsimile, con il commento di G. Boffitto e O. Zanotti-Bianco.

L'edizione originale risale al 1905 ed è quindi una bella occasione per gli appassionati di Dante poter stringere in mano un documento di tale importanza.

Di maggiore interesse per un pubblico più ampio la ristampa, anche in questo caso in anastatica, della “Commedia”, secondo l'edizione di Aldo Manuzio del 1502. Si tratta, in questo caso, di un documento di straordinario valore per la cultura italiana per molti motivi: è un “tascabile” del genio editoriale del Rinascimento, un capolavoro di piccole dimensioni, composto con il carattere corsivo inventato proprio per Manuzio, è diventato la base delle edizioni successive di Dante; infine, fonte di orgoglio per i romagnoli, la stampa dell'edizione Olschki si basa sul volume conservato presso la Biblioteca Classense di Ravenna (collocazione DANT. A 003 003, mm 152 per 92), già posseduto da tale Francesco di Pierfilippo Pandolfini abate di San Zeno a Pisa. Il volume giunse alla Classense nel 1905, quando Leo Samuel Olschki donò ben 4000 volumi di argomento dantesco alla città di Ravenna, permettendo di creare presso la Classense, nel 1908, la Sala Dantesca. Come si vede, un libro con una ricca storia alle spalle, e di straordinaria bellezza editoriale anche oggi, che permette al lettore di ritornare indietro nel tempo e osservare Dante con gli occhi del grande Aldo Manuzio, principe degli editori, uno dei simboli del Rinascimento italiano. Info: www.olschki.it

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