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Il turismo sanitario è la nuova frontiera? A confronto con Claudio Paccanaro (Medical Tourism Association Italy)

“Siamo progettisti di percorsi sanitari di eccellenza nelle migliori strutture private. Possiamo riuscire a generare 5 miliardi ma anche la politica deve seguirci”, aggiunge l'imprenditore

Foto Siciliani-Gennari/SIR

Non più solo di massa, frotte concentrate in poche città d’arte, pochissimi giorni di permanenza, tutto “mordi e fuggi” senza nemmeno cogliere l’essenza dei luoghi e il genius loci delle comunità. L’Italia, che nel 2023 ha avuto dai flussi esteri circa 50 miliardi di introiti, sta cercando di attrarre sempre di più un turismo di nicchia, di qualità, specializzato e diffuso, non più concentrato nei mesi estivi o nei soliti circuiti. È merito anche di progetti di respiro come Turismo delle Radici se si sta consolidando un’offerta turistica diversa: un turismo de-stagionalizzato e soprattutto sostenibile, per i luoghi e le comunità che accolgono, oltreché autentico.

Tra le nuove frontiere del turismo c’è quello sanitario, un’opportunità per il Belpaese che può vantare, oltreché un sistema sanitario pubblico (ancora) valido, tante strutture private di livello elevato, apprezzate nel mondo perché vi operano alcuni dei migliori professionisti, altamente specializzati a seconda della patologia. Convinto sostenitore delle opportunità legate al turismo sanitario è Claudio Paccanaro, presidente di Medical Tourism Association Italy, che si è posto un obiettivo ambizioso: “Il miglior medico e la miglior struttura sanitaria privata per ogni patologia, con un percorso terapeutico preciso, calibrato sulle esigenze che variano da paziente a paziente”.

È una storia, quella di Claudio, che merita di essere conosciuta meglio: parte, come tanti italiani, praticamente dal nulla, intuito e forza di volontà non mancano mai; prima la lunga esperienza nel settore edile, quindi la sanità, con alcune esperienze sia nella pubblica amministrazione sia nella governance. Da metà degli anni 2000 lavora per strutturare un rapporto tra Italia e Stati Uniti per offrire ai pazienti americani le eccellenze della sanità italiana. Da buon vicentino, nemmeno il Covid lo ferma: si rimbocca le maniche, va avanti, rilancia e consolida. Oggi il suo progetto sta prendendo forma e l’associazione cresce nel numero grazie ai soci e ai collaboratori.

Oltre ai percorsi terapeutici “grazie al turismo sanitario – spiega Paccanaro – nascono nuove opportunità per tutto il territorio, proprio perché facciamo sistema con tutti coloro che operano a un alto standard qualitativo, per una clientela che ha disponibilità di spesa ma anche voglia di conoscere il nostro Paese”. L’obiettivo di Medical Tourism Association Italy è quello di “costruire una rete che possa intercettare una domanda di cure mediche di alto livello, che c’è, promuovendola con l’estero”. E i numeri che Paccanaro ha in mano sembrano confermare la bontà dell’idea: “La permanenza dei pazienti che scelgono l’Italia per curarsi è di due settimane in media, ampiamente più alta rispetto ad altre tipologie di turismo. Non solo, insieme al paziente, ci sono le famiglie e i cari. L’indotto è in genere molto alto: per le strutture private – scegliamo quella che è riconosciuta come migliore per trattare le singole patologie - ma anche per i professionisti, dalla fisioterapia in poi, per non parlare di tutte le strutture connesse, come hotel, ristoranti, terme, musei”. Il turismo sanitario ha il vantaggio “di non richiedere spese aggiuntive o investimenti” ma di “valorizzare l’esistente, i circuiti di valore, dal punto di vista medico-professionale ma anche culturale”, offrendo a questi “un’altra opzione per crescere”. L’associazione, nata tre anni fa su impulso di Paccanaro, si rivolge alle cliniche, agli hotel, ma anche ai ristoranti di lusso, ai professionisti per creare percorsi “a tutto tondo e di eccellenza”. Nell’ottica di una massima trasparenza, sul sito sono riportati soci e collaboratori.

“C’è stata da parte nostra – riflette ancora – una scelta chiara: puntare su una clientela straniera con disponibilità di spesa che pretende un servizio impeccabile, dalle traduzioni, all’accoglienza, al soggiorno, alle terapie ovviamente. E per selezionare le strutture e i professionisti partiamo da uno standard qualitativo alto e internazionalmente riconosciuto: le punte d’eccellenza per ogni singola patologia. Preciso anche che nessuno, in alcun modo, riceve provvigioni dalle date strutture”. “Vogliamo essere, in un certo senso, il primo filtro, siamo l’intermediario che queste persone si aspettano, soprattutto in un momento complesso, di trovare di fronte”. Altri paesi come Germania, ma anche Turchia, sono, da anni, ai primi posti per quanto riguarda gli introiti dal turismo sanitario. Claudio non ha dubbi e rivolge un appello: “Secondo alcune stime, l’Italia può ottenere fino a cinque miliardi entro tre anni dal turismo sanitario. Noi siamo pronti, ma vorremmo un maggior sostegno da parte della politica. Si sta creando un circuito di valore che porterà sicuri benefici: valorizziamo, supportiamolo, promuoviamolo”.

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