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Imprese artigiane e pubblici esercizi, il malcontento è sempre più diffuso

La presa di posizione del presidente di Cna Forlì-Cesena Lorenzo Zanotti: "Rabbia, frustrazione, incertezza"

Lorenzo Zanotti, presidente Cna Fc

Rabbia, frustrazione, incertezza: sono diversi e tutti comprensibilmente negativi i sentimenti dei ristoratori, ma anche dei gestori di palestre, degli imprenditori della cultura e del benessere e quelli del turismo. In altre parole, di chi lavora nei settori di pubblici esercizi, benessere, cultura e servizi al cittadino. Si tratta delle attività tra le più penalizzate e, di conseguenza, quelle nelle quali il disagio è più diffuso.

"Qualcosa si sta deteriorando nel rapporto tra chi vive le situazioni più gravi e lo Stato, perché dietro a un ristorante, a una palestra, spesso non c’è solo un’attività economica, ma anche un progetto di vita - commenta Lorenzo Zanotti, presidente di Cna Forlì-Cesena -. Sono tutti fattori di cui occorre tenere conto, anche perché le possibili alternative – l’asporto come pure la consegna a domicilio – non sono certo soluzioni di lungo termine. Le regole definite cambiano con una frequenza disarmante, ma non cambia il principio che come associazione sosteniamo fin da inizio pandemia: il rispetto dei protocolli di sicurezza riduce il rischio di contagi, per cui le imprese che li rispettano devono poter operare, sono invece necessari controlli affinché i protocolli vengano rispettati".

"La mancanza di programmazione non aiuta: decreti ed ordinanze sono presi nel giro di poche ore - aggiunge Zanotti - quando un imprenditore avrebbe bisogno almeno di qualche giorno per programmare acquisti, vendite e consumi. Le regole, poi, sono spesso interpretabili, e quando entra in vigore un provvedimento ci si trova costretti ad aspettare un paio di giorni affinché vengano pubblicate le famigerate Faq. Ed oltre ad essere soggettive, le norme non sono verificate, nel senso che la mancanza di controlli penalizza chi nella sicurezza ci crede e ci ha investito. Si tratta di problemi, di approssimazioni che potevano essere giustificati nella primavera 2020, in piena emergenza, ma non oggi, visto che abbiamo purtroppo già maturato una certa esperienza".

La Cna non condivide poi i criteri stabiliti per distribuire i ristori: "Non ha alcun senso che questi vengano distribuiti sulla base dei codici Ateco o sulle differenze di fatturato ad aprile. L’Agenzia delle Entrate ha a disposizione i dati fiscali praticamente in tempo reale: attribuiamo allora gli indennizzi sulla base dell’effettivo calo di fatturato. Ad esempio, facciamo il confronto sui ricavi nel periodo natalizio 2019 e 2020 per individuare i prossimi ristori e comprendiamo tra i beneficiari anche le attività a monte di questi settori: l’intera filiera dei prodotti alimentari per la ristorazione e le lavanderie industriali, solo per fare due esempi. Tra l’altro, il ritardo nell’accredito dei ristori annunciati non aiuta, ancora una volta, gli imprenditori e i loro dipendenti hanno bisogno di certezze e sostegno, non di un percorso a ostacoli tra il cambio delle condizioni e il mancato rispetto delle promesse fatte".

Fonte: Comunicato stampa
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