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In memoria della strage di Tavolicci

Una nota del presidente della provincia di Forlì-Cesena Gabriele Antonio Fratto sulle Commemorazioni organizzate dal Coordinamento dei luoghi della memoria 

La casa dell'eccidio di Tavolicci

Il 22 luglio ricorre il 76esimo anniversario dell'eccidio di Tavolicci, il piccolo borgo vicino a Verghereto,  dove si è consumata la "strage più raccapricciante e numericamente più consistente della Romagna” : 64 persone trucidate ad opera dell IV Battaglione di volontari di polizia italo-tedesca.

Lo ricorda in una nota il presidente della provincia di Forlì-Cesena Gabriele Antonio Fratto in ordine alle Commemorazioni organizzate dal Coordinamento dei luoghi della memoria per i tragici eventi di Tavolicci, Corniolo e Ca' Cornio.

"La memoria storica dei fatti lì avvenuti - si legge nella nota - riemerge alla conoscenza collettiva solo quando, negli anni ’70, l'Amministrazione provinciale di Forlì assolve ad un impegno morale e civile organizzando manifestazioni commemorative e raccogliendo, per la prima volta, le testimonianze dei superstiti. Ben 27 ne sono conservate presso l’Istituto per la Storia della Resistenza e Età Contemporanea di Forlì Cesena.

Ma non basta, nello stesso periodo, la Provincia di Forlì finanzia la realizzazione di due documentari e si occupa del recupero della casa dell'eccidio.

Successivamente vengono raccolte altre 8 testimonianze di sopravvissuti e testimoni, grazie all'impegno di alcuni collaboratori provinciali quali Ennio Bonali, Romeo Domeniconi, Sergio Lolletti ma anche di Roberto Branchetti e di Vladimiro Flamigni.

Nel 2002 la Provincia di Forlì istituisce il Coordinamento provinciale per i luoghi della memoria formato da 12 Comuni, dalle Associazioni partigiane e dall’Istituto. Attraverso il coordinamento, ancora oggi, si occupa della cura della memoria".

"Nel solco tracciato dai miei predecessori, come presidente della Provincia  - sottolinea Gabriele Antonio Fratto -  mi riconosco pienamente.

Questi luoghi, Tavolicci, Carnaio e Ca’ Cornio, che conservano storie di violenze raccapriccianti, costituiscono i luoghi della memoria antifascista per eccellenza, non fine a se stessa, ma come monito per il futuro.

La memoria è uno strumento potente per capire e per rispondere alle sollecitazioni del presente, per questo motivo è necessario avere cura della nostra storia ed ora più che mai, in risposta al tentativo di svilire la “ memoria della memoria” fino a renderla evanescente e a perdere,così, le radici delle nostre coscienze. 

I conflitti razziali, le disuguaglianze economiche, i disagi sociali, le guerre e il minacciato scontro di civiltà dimostrano che la storia, in un certo senso, è sempre uguale a se stessa e che l'odio fra le genti e le stragi degli innocenti non sono una pura e semplice eredità del passato.

E' per questo penso che ricordare gli eventi tragici del passato, come Tavolicci, non è più sufficiente e non basta se non si aggiunge un forte impegno per il presente. Sento necessario, come sindaco, insieme ai miei colleghi presenti alle commemorazioni dei Luoghi della memoria, e come presidente della Provincia, condannare la guerra totale, la rappresaglia e lo sterminio, che provoca la strage degli innocenti, e sento profondamente necessario rivendicare come attuali i valori per i quali i nostri”partigiani” hanno combattuto, e  “partigiani” sono anche gli uomini e le donne “resistenti”, cioè pacificamente resistenti, che hanno saputo far fronte comune non solo contro l'aggressione dello straniero invasore, ma ancora prima, a coloro che hanno difeso e coltivato il senso della propria umanità ed, insieme, il sogno di una società migliore, più giusta ed equa, libera.

E questo nonostante gli effetti della guerra sulla popolazione civile costretta a sopravvivere in una quotidianità precaria, minacciata dai bombardamenti, cacciata dalle case, afflitta dalla fame, dai rastrellamenti, dagli arresti e poi dalle stragi, come è stato nel caso di Tavolicci.

Ecco perché il ricordo, quindi, non si esaurisce con la cerimonia collettiva nei luoghi della memoria, ma continua a monito di ciò che potrebbe avvenire ancora se non vigiliamo, se non rinnoviamo quegli stessi valori a fondamento della nostra società, se non orientiamo alla cooperazione e alla solidarietà il nostro modo di pensare e di vedere il futuro collettivo. Certamente sì, abbiamo ancora bisogno di Eroi, di esempi da seguire e non dobbiamo avere paura di chiamare le cose con il loro nome: i fascisti non sono scomparsi. Oggi, in nome di ideali corrotti quali quelli di omofobia, razzismo, di paura e odio verso lo straniero, e di tutte le forme di discriminazioni, essi rialzano la testa e rivendicano un loro spazio. Allora, di fronte a Tavolicci, Corniolo e Ca'Cornio, dobbiamo chiederci,  se è questa la società che vogliamo e se la risposta è "no" di fronte ai sacrari, ai cippi, alle steli che ricordano le violenze e le stragi fasciste ci dobbiamo prendere l’impegno, tutti insieme, di rinnovare la nostra cultura antifascista e antinazista. Mi sento, infine, di chiedere scusa ai nostri martiri se non siamo riusciti del tutto nell'opera e li ringrazio per averci lasciato un messaggio di libertà e di speranza, che abbiamo il compito di conservare per le generazioni che verranno"

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