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oltre l'emergenza sanitaria

Inaugurato oggi a Rimini il primo hub di Terapia intensiva

"Quello che vediamo oggi è un grande esempio di come, lavorando bene e in tempi rapidissimi, si sia riusciti a creare un centro di altissimo livello e una rete diffusa sul territorio che potrà ospitare pazienti della nostra regione e da tutta Italia", ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini

Nella foto di Paolo Guiducci, un momento dell'inaugurazione di questa mattina dell'hub regionale alla ospedale Infermi di Rimini

Una spesa di oltre sei milioni di euro. Sono 14 i posti letto per terapia intensiva (estendibili a 18) a cui si aggiungono 12 posti letto per terapia sub intensiva, estendibili a 16. Quasi 1.600 metri quadrati al quarto piano del palazzetto Dea (Dipartimento emergenza accettazione) a cui si aggiungono ulteriori 900 metri quadrati (2.500 in totale) per 30 letti dedicati alla degenza ordinaria. È il primo modulo dell'hub regionale e nazionale per la Terapia intensiva, inaugurato oggi all'ospedale "Infermi" di Rimini: un intervento da 6,1 milioni di euro nell'ambito del progetto di Regione e Ministero della Salute (26 milioni di euro totali di investimento).

Il presidente della Regione Stefano Bonaccini ha detto: "In tempi rapidissimi nasce una rete di alto livello al servizio dei nostri territori e del Paese. Un passo avanti nella giusta direzione: rafforzare la sanità pubblica e universalistica". Già completati i lavori avviati a inizio aprile, il reparto sarà operativo da metà giugno dopo l'installazione delle più innovative apparecchiature elettromedicali. L'intervento è stato realizzato anche grazie ai fondi raccolti con la campagna regionale "Insieme si può".

“È il tassello romagnolo di un grande progetto nazionale - ha spiegato il direttore Ausl Romagna, Marcello Tonini -. Si tratta del potenziamento di strutture intensive più efficienti per rispondere a pandemie (speriamo non ce ne sia più bisogno) e a ogni emergenza sanitaria”. L'hub regionale sarà dotato in totale di 110 posti per una popolazione di 1,1 milioni di abitanti: in precedenza i posti disponibili erano 70.

Il reparto dell'Infermi è attrezzato con le tecnologie più innovative, tra cui ventilatori polmonari e sistemi infusionali all’avanguardia. Inoltre può contare anche su un apparecchio per l’assistenza circolatoria e polmonare con circolazione extracorporea. Sono state completate tutte le opere edili, impiantistiche, meccaniche ed elettriche per approntare e completare le degenze. Il reparto sarà operativo da metà giugno, non appena ultimata l’installazione delle apparecchiature elettromedicali. Si affianca alle altre 5 strutture della rete regionale e nazionale, che verranno inaugurate domani, venerdì 5 giugno, con il ministro della Salute, Roberto Speranza: Policlinico Sant’Orsola e Ospedale Maggiore a Bologna, Ospedale Maggiore a Parma, Policlinico di Modena e Ospedale Civile di Baggiovara. La nuova Rete regionale nasce all’interno dei nosocomi esistenti, integrandosi in essi ed entrando a pieno titolo negli spazi operativi del sistema sanitario regionale.

Dei 6,1 milioni di euro necessari a completare l’intervento a Rimini, oltre 1,5 milioni arrivano dalla Regione (per l’allestimento dei letti intensivi e sub intensivi), a cui si aggiungono i fondi dell’Ausl Romagna e una donazione di Banca d’Italia fatta nell’ambito della campagna di raccolta fondi della Regione “Insieme si può”, per la quale si sono prestati numerosi testimonial fra giornalisti, attori, musicisti e cantanti, sportivi, ricercatori. A Rimini erano presenti questa mattina due di loro: l'attore Paolo Cevoli e Gessica Notaro.

"L’hub nazionale e regionale per la Terapia intensiva inaugurato a Rimini è la dimostrazione che il Paese è ripartito consapevole di saper vivere in una nuova normalità - ha affermato il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Vincenzo Boccia -. Il Coronavirus ha messo tutti a dura prova: dai cittadini che hanno dovuto affrontare momenti difficili, agli operatori sanitari, a imprese e lavoratori, a tutti i livelli istituzionali. Se l'Italia è riuscita a rimettersi in cammino è grazie alla coesione sociale delle nostre comunità e alla solidarietà tra diversi territori e i differenti livelli istituzionali. Il virus non è sconfitto, è ancora tra noi, ma oggi siamo più forti e più consapevoli di una inevitabile convivenza fino all'arrivo del vaccino. L'hub regionale, con la sua rete di sei strutture disponibili per pazienti Covid e non, fra cui Rimini, e per tutto il Paese, rafforza la rete territoriale della sanità di una Regione che, pur colpita con violenza dal virus, non si è data per vinta e ha dimostrato di essere un'eccellenza nazionale. L'Emilia-Romagna ha saputo dare ancora una volta una bella lezione di concretezza e di costante leale collaborazione con il Governo e con gli enti locali".

Hub Covid rimini 2

A fare il punto su investimenti e funzionamento del nuovo reparto, insieme al ministro, c'erano anche l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, il commissario dell’Ausl Romagna, Marcello Tonini, il presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria Romagna, Michele De Pascale, e il capo della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli.

“Nel momento in cui l’emergenza Coronavirus sta finalmente allentando la sua presa, siamo orgogliosi di poter mettere l’esperienza dell’Emilia-Romagna, una delle regioni più colpite, a servizio del Paese - ha sottolineato Bonaccini -. E il pensiero va nuovamente a chi non c’è più, alle loro famiglie, ai tanti che hanno sofferto e a chi, tuttora, è sottoposto a cure e assistenza: il nostro impegno, anche su questo hub regionale e nazionale, guarda anche a loro. Quello che vediamo oggi è un grande esempio di come, lavorando bene e in tempi rapidissimi, si sia riusciti a creare un centro di altissimo livello e una rete diffusa sul territorio che potrà ospitare pazienti della nostra regione e da tutta Italia. Mettendo insieme idee, competenze e risorse, comprese le generose donazioni dei nostri concittadini per la raccolta fondi voluta dalla Regione, diamo vita a una rete strutturale che potenzia e migliora ulteriormente il sistema sanitario regionale, che ha pure ha dato una straordinaria prova di sé durante la crisi, grazie soprattutto a chi ci lavora, e nazionale, a disposizione anche in futuro per affrontare eventuali, diverse necessità sanitarie che richiedano il ricorso alla terapia intensiva e sub-intensiva. Stiamo facendo un passo avanti concreto nella direzione giusta, quella cioè di investire nella sanità pubblica del nostro Paese. In questo, l’Emilia-Romagna dimostra di saper guardare avanti, nell’interesse dei suoi cittadini ma non solo, forte di ciò che ha costruito fin qui e pronta a puntare, anche per il futuro, sulle strutture e soprattutto sulle persone.

"In questo giorno - ha chiuso il presidente della Regione - il nostro ringraziamento va proprio al personale della nostra sanità, che ha lavorato senza tregua mettendo anche a rischio la propria vita per il bene della collettività, e a tutti coloro che, purtroppo, la vita l’hanno persa”.

“Non pensavamo certo dopo 9 anni dall'inizio dei lavori della Dea, di essere qui oggi a inaugurare una nuova terapia intensiva - ha aggiunto il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi -. Questi ultimi 100 giorni ci hanno cambiato: vedremo se i pensieri diventeranno fatti. Tra le priorità della comunità c'è indubbiamente la sanità. Ed è l'idea di sanità che c'è in Emilia-Romagna che ha consentito questo risultato in così poco tempo (i lavori al 4° piano sono iniziati in aprile, ndr), perché è l'idea di una società. E così si è investito e si è fatto sistema, si è fatto rete e Rimini, la Romagna e la regione diventano un luogo per la sanità nazionale”.

Chi ha ripreso il concetto di rete e lo ha ampliato è stato il vescovo di Rimini. Intervenuto per la benedizione del nuovo reparto, monsignor Francesco Lambiasi è stato sintetico, ma incisivo: “Due sole parole. La prima è grazie. A nome della vedova Mariuccia Bertaccini, mogli di Maurizio, medico e diacono della Chiesa di Rimini, morto proprio a causa del Coronavirus nei giorni di Pasqua. Grazie anche a nome di don Alessio Alasia, sacerdote che per diverse volte ha lottato tra la vita e la morte a causa del Covid-19, che però è riuscito a schivare appena in tempo. La seconda parola è: insieme. Speriamo di aver capito la lezione. In questo periodo si utilizza tanto la parola ripartenza, preferisco rinascita, che indica il cambiamento radicale. O imbocchiamo insieme una strada nuova o sarà sempre peggio. Basta spendere soldi per armamenti e guerre, e investiamo in opere di pace come questo reparto intensivo. Se il vicino di casa non è il mio prossimo, resterà sempre un nemico”. Il vescovo ha citato un proverbio cinese: quando soffia forte il vento della crisi, qualcuno costruisce muri, altri innalzano mulini a vento.

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