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La tv al tempo del Coronavirus. Morgante (Tv2000): "Raccontare l'emergenza in prospettiva di speranza"

Il direttore di Tv2000 e Radio InBlu Vincenzo Morgante: “Diamo voce al contagio di bene”

Nella foto, il direttore di Tv2000 Vincenzo Morgante

“Papa Francesco ha detto ai suoi pastori di invocare lo Spirito Santo per farsi guidare nella scelta delle modalità per essere presenti in questo momento particolare. Noi stiamo raccontando l’emergenza impegnandoci a dare una prospettiva di speranza, una chiave positiva: il contagio di bene c’è e stiamo cercando di accompagnarlo e, per quanto possibile, di alimentarlo. Siamo soddisfatti e orgogliosi di questo”. Così Vincenzo Morgante, 56 anni, giornalista, direttore di rete di Tv2000 e di InBlu Radio - le emittenti della Conferenza episcopale italiana - dal 1° ottobre 2018 dopo una vita passata in Rai.

“Stiamo raccontando le situazioni pesanti, le morti - racconta -. Fin da subito abbiamo seguito soprattutto le storie di chi stava sul campo: sacerdoti, gruppi, associazioni, singoli, prevalentemente nel mondo cattolico, ma non solo. L’emergenza sta mettendo in evidenza un mondo che non conoscevamo o forse non raccontavamo adeguatamente che ricorda a tutti che si vive per qualcosa di diverso da se stessi”.

Anche per Tv2000 e InBlu Radio non è stato facile lavorare in sicurezza: “Sono molto contento del coraggio e della generosità di giornalisti, programmisti, autori, personale amministrativo, tecnici. Nessuno si è tirato indietro. Spegnere sarebbe stata la scelta più facile, ma dovevamo rendere questo servizio alla Chiesa e all’Italia. Sono molto stanco, ma anche molto soddisfatto del servizio che abbiamo reso”.

A partire dal “Rosario per l’Italia” avete avuto ottimi ascolti.

Abbiamo avuto un riscontro straordinario. Le persone hanno gradito non soltanto le trasmissioni di approfondimento religioso e di preghiera, ma anche quelle di intrattenimento - per quanto siano “particolari” - e l’informazione dei tg. Da alcune settimane abbiamo un collaboratore fisso quotidiano del calibro di Ferruccio De Bortoli con la rubrica “Tempo sospeso”. Gli ascolti sono in crescita in tutto l’arco della giornata. Ci stiamo facendo conoscere a un pubblico che finora non arrivava fino al canale 28.

De Bortoli come lo ha convinto?

Con una telefonata. Siamo amici da tanto tempo. Mi ha detto di sì subito. Un maestro di giornalismo che con stile, umiltà e professionalità ci sta dando una grande mano. Onora tutta Tv2000.

Facciamo un passo indietro all’inizio dell’emergenza: come vi siete mossi?

Siamo partiti con due obiettivi. Primo, tutelare la sicurezza dei nostri lavoratori. L’azienda con l’amministratore delegato, Massimo Porfiri, si è mossa con tempestività: già la notte del 21 febbraio avevamo istituito una unità di crisi. Secondo, garantire un servizio alla Chiesa e al Paese in un momento così delicato. Così ci siamo messi a pensare cosa dovevamo fare e come farlo.

Quindi?

Abbiamo messo mano al palinsesto e la cosa più importante è stata inserire la messa del Papa alle 7. Per la prima volta il pontefice consentiva alle telecamere di trasmettere in diretta da Santa Marta. Abbiamo avuto da subito ascolti - per quella fascia oraria - per noi impensabili. È la testimonianza dell’amore e della fiducia che papa Francesco raccoglie anche attraverso la Messa, con uno stile così semplice, così sobrio: lui da solo che parla al suo gregge, come il parroco del mondo. Offrendo spunti di riflessione su temi concreti: i morti, i medici, gli infermieri, gli operatori della comunicazione, gli uomini della sicurezza, le famiglie, gli anziani. Ha avuto sempre la parola giusta al momento giusto.

Per le celebrazioni di papa Francesco avete lasciato parlare le immagini, senza commentare.

In quelle situazioni non c’era una rappresentazione dell’evento, c’era l’evento. Qualsiasi commento avrebbe depotenziato la forza di quei silenzi. Ho ricevuto tanti riscontri positivi di persone che hanno apprezzato questa scelta. Quando tutto finirà dovremo pensare se un commento serve a far capire meglio o se invece risponde solo a qualche protagonismo.

A proposito del “dopo”: cosa rimarrà di quanto fatto?

Stiamo assistendo al successo di ciò che consideravamo anti-televisivo. Pensiamo ai collegamenti, alle immagini trasmesse attraverso i social, alle interviste fatte da casa. Qualcuno fa persino i telegiornali dalla propria abitazione. Si era sempre detto che per un servizio di qualità doveva uscire con la troupe al completo, invece prendiamo atto che la tecnologia è arrivata a livelli tali da consentirti di offrire un prodotto di qualità, persino con costi più bassi. Ciò non guasta in un momento in cui l’editoria non naviga in acque serene e in una situazione d’emergenza le cui conseguenze sotto il profilo economico-finanziario riguarderanno tutto il mondo della comunicazione.

Per Tv2000 penso alle Messe: prima era una al giorno, ora sono tre. Saremmo felici se il Papa proseguisse oltre l’emergenza. Con i miei più stretti collaboratori faremo una riflessione. Qualcuna di queste scelte certamente dovrà pesare anche in futuro.

 

La tv al tempo del Coronavirus. Morgante (Tv2000): "Raccontare l'emergenza in prospettiva di speranza"
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