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Lotta allo spreco alimentare: dal 2007 in Emilia-Romagna recuperati prodotti per 22 milioni di euro

Lo spreco domestico rappresenta un danno economico secondo 9 italiani su 10 (93 per cento), di forte impatto diseducativo sui giovani (91 per cento)

Lotta allo spreco

Quattro italiani su dieci dichiarano di aver ridotto gli sprechi nell’ultimo anno, nove su dieci ammettono di sentirsi in colpa quando gettano il cibo avanzato e ancora commestibile, e quattro su cinque giudicano irresponsabile buttare cibo ancora buono. Sono alcuni dei dati del Rapporto 2018 dell’Osservatorio Waste Watcher, Last minute Market/Swg presentato oggi a Bologna da Andrea Segrè dell’Università di Bologna - fondatore Last Minute Market e campagna Spreco Zero -, Andrea Corsini assessore regionale a Turismo e Commercio, Stefano Mazzetti sindaco del Comune di Sasso Marconi e presidente Associazione dei Comuni Sprecozero.net, Maurizio Pessato presidente Swg, Luca Falasconi curatore del progetto Reduce e Matteo Guidi amministratore delegato di Last minute market.

In controtendenza sul dato nazionale, in Emilia-Romagna  aumenta la percezione dello spreco, forse - spiegano i curatori del Rapporto - perché è  maggiore l’attenzione reale al fenomeno. Da Piacenza a Rimini  si gettano soprattutto verdura e frutta fresca: un quinto in più rispetto al dato nazionale. Ma anche salse e sughi, pasta fresca, riso e prodotti per la colazione. Oltre 5,5 mila tonnellate di cibo, più di 300 mila pasti, 851 mila farmaci e 13.738 libri, sono stati così salvati dal cestino. E sempre sulla cattiva gestione del cibo, sono stati elencati  i dati, misurati dal progetto Reduce Spreco Zero di Ministero Ambiente e Università di Bologna, che rivelano che ciascuno di noi  getta nella spazzatura 36 kg all’anno di alimenti.  Il 35 per cento di questo spreco potrebbe essere recuperabile e redistribuito.

Tornando al Rapporto, condotto su un campione rappresentativo della popolazione, fotografa su scala nazionale e regionale la situazione, i comportamenti da attuare e la percezione dello spreco alimentare sulle nostre tavole.
Lo spreco domestico rappresenta un danno economico secondo 9 italiani su 10 (93 per cento), di forte impatto diseducativo sui giovani (91 per cento). Nella pratica quotidiana il 63 per cento degli intervistati dichiara di gettare il cibo una volta al mese (17 per cento) o anche meno frequentemente (46 per cento). Il 15 per cento sostiene di gettare cibo una volta ogni due settimane, il 15 per cento una volta a settimana e solo l’1 per cento della popolazione afferma di gettarlo quotidianamente o quasi. Le ragioni sono intuibili: il cibo è scaduto (44 per cento), ammuffito (41 per cento), non ha un buon odore o sapore (39 per cento) o è era stato acquistato in quantità eccessiva (36 per cento).

Con particolare attenzione, l’Osservatorio Waste Watcher ha indagato i dati dell’Emilia-Romagna, regione pilota rispetto ai recuperi Last minute market e motore della campagna Spreco Zero nata presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna. In base al Rapporto, la presenza di cibo scaduto nelle dispense o in frigorifero è in testa alle ragioni dello spreco in regione (43 per cento): indice di prodotti acquistati probabilmente in eccesso (40 per cento) o ammuffiti (43 per cento). Così il 56 per cento dei cittadini dichiara di conservare il cibo avanzato oppure  consuma quello appena scaduto se ancora buono (46 per cento) o controlla che venga mangiato prima della scadenza (41 per cento).

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