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Situazione climatica

Siccità: Coldiretti, "il Po più in secca che a Ferragosto"

Precipitazioni dimezzate, laghi e fiumi in secca e danni ad agricoltura e allevamenti

Foto ANSA/Sir

Il livello del Po è a -3,4 metri rispetto allo zero idrometrico, oltre mezzo metro più basso che a Ferragosto di un anno fa, con la siccità che colpisce i raccolti: dal riso al girasole, dal mais alla soia, ma anche le coltivazioni di grano e di altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali, in un momento in cui è necessario garantire la piena produzione con la guerra in Ucraina.

È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio della Coldiretti sulla preoccupante situazione del fiume al ponte della Becca (Pavia) evidenziata anche dai satelliti Esa, con la portata che è scesa fino all'80% in meno. Lo stato del più grande fiume italiano è rappresentativo della drammatica difficoltà in cui versa l’intero Paese – evidenzia la Coldiretti – dove si inizia a pensare al razionamento dell’acqua anche nelle ore diurne

Il Po è praticamente irriconoscibile, con una grande distesa di sabbia che occupa la gran parte del letto del fiume fondamentale per l’ecosistema della pianura padana, dove per la mancanza di acqua – precisa la Coldiretti – è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.

La situazione di carenza idrica riguarda anche i grandi laghi del nord con il Maggiore che ha appena il 25,9% di riempimento dell’invaso. In quello di Como va ancora peggio con il 12,4% e nelle zone a valle serve l’acqua per irrigare le coltivazioni, mentre quello d'Iseo è al 28,6% e persino il Garda è poco più pieno della metà, 54,3%. Un'emergenza nazionale che – sottolinea la Coldiretti – riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali

A soffrire il caldo sono anche gli animali nelle fattorie dove le mucche con le alte temperature stanno producendo per lo stress fino al 10% di latte in meno. L’assenza di precipitazioni che in certe zone ha tagliato di un terzo le rese – precisa la Coldiretti – colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l’Italia è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo. A causa dei cambiamenti climatici, più di un quarto del territorio nazionale (28%), è a rischio desertificazione da sud a nord con danni che già superano, secondo la Coldiretti, i due miliardi di euro.

La situazione è drammatica in un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate e con la mancanza di pioggia che in alcune zone – ricorda la Coldiretti – dura da quasi tre mesi, con il ricorso alle autobotti, razionamenti e misure restrittive anche per orti e giardini.

“La situazione di fiumi e laghi dimostra l’esigenza di accelerare sulla realizzazione di un piano per i bacini di accumulo, poiché solo in questo modo riusciremo a garantirci stabilmente in futuro le riserve idriche necessarie” sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini.

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