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Smantellata la “banda dei ripetitori”

Quattordici persone in manette, al termine di un’indagine della Procura di Forlì, con l’accusa di furto aggravato, ricettazione e riciclaggio. Avrebbero smontato un gran numero di accumulatori dai ripetitori di telefonia, in molte città del centro nord, per rivenderli all’estero tramite ricettatori italiani e del Burkina.

Smantellata la “banda dei ripetitori”

Quattordici persone in manette, al termine di un’indagine della Procura di Forlì, con l’accusa di furto aggravato, ricettazione e riciclaggio. Avrebbero smontato un gran numero di accumulatori dai ripetitori di telefonia, in molte città del centro nord, per rivenderli all’estero tramite ricettatori italiani e del Burkina.

L’indagine, diretta dal Sostituto Procuratore Lucia Spirito della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Forlì, ha visto operare assieme il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, la Polizia Stradale, la Squadra Mobile, la Sezione Polizia Stradale di Forlì e il Commissariato di Cesena, per un totale di 200 persone.

Il Giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di custodia cautelare, formulata dalla Procura, con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone (dai 25 ai 53 anni), nove delle quali in carcere e cinque ai domiciliari.

“L’indagine ha permesso non solo di stroncare l’ampio business illecito della compravendita degli accumulatori di energia elettrica depredati – spiegano gli inquirenti – ma anche di impedire conseguenze estremamente pericolose per la sicurezza del Paese perché gli accumulatori presenti all’interno dei ripetitori di segnale per la telefonia mobile contengono riserve di energia elettrica indispensabili a garantire il funzionamento in caso di black out”.

L’associazione per delinquere, nel periodo compreso tra il maggio 2017 ed il maggio 2018, si è resa responsabile di circa 500 episodi di furto nelle regioni del centro-nord Italia, con un danno alle compagnie telefoniche stimato in almeno 3 milioni e mezzo di euro.

Una volta sottratti gli accumulatori, il cui costo medio è di circa 300 euro, venivano acquistati da ditte della provincia di Forlì-Cesena, che, dopo aver compiuto operazioni di riciclaggio finalizzate ad occultarne la provenienza, li reinserivano nel mercato lecito rivendendoli a un’altra ditta che, ignorandone l’origine, li inviava ad una società in Spagna per l’estrazione del piombo.

In altri casi gli accumulatori venivano acquistati da ricettatori originari del Burkina Faso residenti in Italia, i quali fungevano da collettori nel traffico internazionale tra l’Italia e l’Africa. Rivenduti in Burkina Faso, venivano utilizzati per rifornire di energia elettrica le abitazioni civili. In quest’ultimo caso gli accumulatori, stipati in container, raggiungevano i porti di Livorno, Salerno o Genova e venivano imbarcati su navi dirette a Malè, in Togo, per poi essere trasportate per via terrestre in Burkina.

Nel corso dell’attività d’indagine, la Polizia di Stato ha eseguito anche numerose perquisizioni in varie città italiane, recuperando circa 2500 batterie per un valore economico di 700mila euro, nonché centinaia di pannelli fotovoltaici provento di furto, del valore di circa 350mila euro.

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