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Tamponi Covid, l'Ausl spiega le priorità. Mentre la Ctss fa il punto sulla pandemia in Romagna

Il tasso di ospedalizzazione per i cittadini romagnoli è più basso di circa un punto percentuale rispetto a quello medio regionale. Le alte percentuali di asintomatici sono conseguenza di una attività di tracciamento molto intensa

Hub Covid di Rimini

Chi deve fare un tampone per il Covid, dopo essere entrato a contatto con un positivo? Ed entro quanto deve farlo?

Nei giorni scorsi la cronaca si è riempita di prese di posizione sull’argomento, tanto da spingere il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl Romagna a intervenire per sgombrare il campo dalle polemiche: “Il numero di tamponi effettuati in Romagna è triplicato negli ultimi mesi, collocandosi attualmente attorno a trentamila a settimana, con punte di oltre seimila tamponi processati al giorno, a seguito dell’aumento molto significativo di casi da verificare. Questo forte incremento, unitamente alla difficoltà, in alcuni momenti, a reperire i reagenti necessari all’esecuzione delle analisi, ha portato a un rallentamento nei tempi di raccolta e processo dei tamponi, che non è in alcun modo ascrivibile a “questioni economiche” o a tagli, che non vi sono stati”.

“Al contrario – continua la nota dell’Ausl – l’Azienda ha investito e continua ad investire risorse per potenziare il servizio. Basti pensare, oltre al già citato incremento dei tamponi, all’assunzione di personale sanitario e tecnico assistenziale aggiuntivo per specifiche necessità collegate all'emergenza epidemiologica; ad oggi sono presenti in azienda oltre 1.240 operatori (di cui oltre 100 medici) con contratti di lavoro attivati per l’emergenza covid. Un certo numero di questi contratti, che era in scadenza a fine anno, è stato prorogato per 36 mesi. A fronte di questo di questo sforzo, l’Azienda si scontra con la scarsità di medici ed operatori sul mercato del lavoro, che ne rende difficile il reperimento, non certo per responsabilità aziendali, tanto che vi è la massima attenzione ad individuare professionisti non appena terminano la necessaria formazione, per assumerli”.

Se il quadro è questo, come opera l’Ausl? “Il Dipartimento si muove per priorità, privilegiando i tamponi necessari per il tracciamento (cioè i contatti stretti delle persone positive che emergono dalle indagini epidemiologiche) e le persone sintomatiche. Questo con l’evidente obiettivo di limitare il propagarsi della patologia, pur comprendendo bene il disagio di coloro che vedono tardare di qualche giorno il tampone “di negativizzazione” che serve per essere dichiarati guariti. In aggiunta a ciò, in collaborazione col Laboratorio di Pievesestina, si sta predisponendo una differenziazione tra i “classici” tamponi molecolari, da adibire al tracciamento ed ai positivi, e tamponi antigenici, più rapidi, da utilizzarsi per le campagne di screening che vengono periodicamente effettuate (su personale sanitario, strutture per anziani, forze dell’ordine…), e per i tamponi di negativizzazione. Questo dovrebbe riportare i tempi di refertazione a tempi più brevi. Inoltre per aumentare la capacità di “raccolta” dei tamponi, si sta attivando una collaborazione con l’Esercito che già nei prossimi giorni porterà all’apertura di un terzo drive trhu a Riccione. Sono infine già operativi accordi con privati che hanno portato all’elaborazione, da parte loro, di ulteriori 500 tamponi al giorno, e nel giro di pochi giorni ulteriori accordi consentiranno di processarne altri 2.000”.

Sul tema specifico delle scuole, l’Ausl specifica come: “in Romagna vengono applicati i più rigorosi protocolli mirati a contemperare nel modo più equilibrato possibile il diritto alla salute con quello all’istruzione e alla socializzazione dei giovani. Basti pensare che dal primo settembre per le scuole sono stati effettuati oltre 19.500 tamponi. A ciò si aggiunga, sempre a tutela dei ragazzi e delle loro famiglie, che la Regione Emilia Romagna ha attivato la possibilità, per gli allievi di ogni ordine e grado e per i loro congiunti, di eseguire test sierologici in farmacia, oltre ad aver messo in campo lo screening del personale scolastico prima dell’avvio dell’attività didattica”.

Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria (Ctss) della Romagna

Nel frattempo, ieri pomeriggio, si è riunito l’ufficio di presidenza della Ctss Romagna, presieduto dal sindaco di Ravenna Michele De Pascale, che ha incontrato i vertici aziendali dell’Ausl: il direttore generale Tiziano Carradori, quello sanitario Mattia Altini e il direttore dei Dipartimento di Sanità pubblica Raffaella Angelini, che hanno relazionato sulla situazione creatisi con la “seconda ondata” da Covid.

È emerso come, al momento, il tasso di ospedalizzazione per i cittadini romagnoli è più basso di circa un punto percentuale rispetto a quello medio regionale attestandosi attorno al 5 per cento; negli ospedali romagnoli sono attualmente ricoverati per Covid circa 450 pazienti di cui 42 in terapia intensiva. In questi giorni però il numero di casi positivi si attesta su circa 450 al giorno, con una punta di 600.

Sebbene anche il tasso di asintomatici in Romagna, e soprattutto nel riminese, sia superiore alla media regionale, questo trend rischia di portare ad ulteriori ospedalizzazioni che metterebbero a rischio l'attività di recupero degli interventi accumulatisi a seguito della prima ondata epidemica. Le alte percentuali di asintomatici sono conseguenza di una attività di tracciamento molto intensa (ogni caso positivo ha una media di 10 contatti da rintracciare), cosa che determina un lavoro pesantissimo per il Dipartimento di Sanità pubblica ed un innalzamento del numero di tamponi che è triplicato rispetto ai mesi della "prima ondata".

Sul fronte delle strutture per anziani (Cra), nelle ultime due settimane si sono verificate oltre 200 nuove positività; già dai prossimi giorni l'Azienda Usl Romagna metterà in campo almeno 20 nuovi posti letto in strutture dedicate a questi pazienti, nei casi in cui non sia indicato o utilizzabile l'isolamento domiciliare all'interno delle Cra stesse.

Il direttore generale ha inoltre sottolineato come sul tema Covid siano state investite risorse ingenti: da inizio pandemia si può stimare una spesa di 120 milioni di euro. 

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