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La mafia e la legalità

Totò Riina: monsignor Galantino, “Le cose cambieranno non perché è morto ma se tutti si assumono le proprie responsabilità”

Don Maffeis (Cei): ecco perchè non ci saranno funerali pubblici per Totò Riina

Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale delle Cei

“La fatica di vivere, che è diventata ancora peggiore con la presenza della mafia, della ‘ndrangheta e della malavita possa spingere tutti ad assumersi le proprie responsabilità e a pensare che le cose cambieranno non solo perché è morto Riina. Chi è chiamato ad amministrare lo faccia tenendo presente la lealtà, la legalità e soprattutto il rispetto delle istanze di tutti”. Lo ha affermato ieri mattina monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della presentazione a Roma del Rapporto 2017 “Futuro anteriore” realizzato da Caritas italiana su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia. Rispetto all’impegno della politica sul fronte del contrasto alla povertà, Galantino ha affermato che “non spetta a me dire se sta facendo tutto il suo dovere. Lo dice la gente, ahimè, con le sue reazioni”. “Mi auguro – ha concluso – che ci sia sempre più passione, attenzione, voglia di scommettere sul futuro”.

Ci sono due motivi che orientano la Chiesa ad evitare i funerali pubblici di personaggi come Totò Riina. Da un lato, c’è la solidarietà: in primo luogo con le vittime, alcune delle quali sono dei simboli per il nostro Paese – penso a Falcone e Borsellino e a tanti magistrati, poliziotti e sacerdoti che hanno pagato con la vita la lotta alla mafia -, e anche con quella parte di società civile che sta reagendo grazie all’impegno, ad esempio, di Libera di don Luigi Ciotti e di tanti pastori, anche vescovi, come mons. Francesco Oliva e mons. Michele Pennisi. Dall’altro lato, c’è la volontà di camminare con la società, con i tanti pastori che hanno pagato o stanno pagando il loro porsi contro la mafia e che si impegnano a una presenza di Chiesa che educhi le coscienze a reagire a una mentalità mafiosa cambiando proprio cultura”. Lo ha spiegato ieri all'agenzia Sir don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali e sottosegretario della Conferenza episcopale italiana (Cei), a proposito di possibili funerali pubblici del mafioso Totò Riina, morto due notti fa. “Di fronte a una società e a una Chiesa che educa alla legalità e alla giustizia, i segni sono decisivi – chiarisce don Maffeis -. Quindi non ci sostituiamo al giudizio che è unicamente di Dio, però non possiamo agire in palese contraddizione con questo cammino di educazione delle coscienze”. Se, poi, “la famiglia desidera un momento religioso, sarà il vescovo a valutare l’opportunità pastorale e il coinvolgimento di un sacerdote per un momento di preghiera e un accompagnamento della salma”. Questo, sottolinea don Maffeis, “non è accanimento sulla persona, ma riguarda una comunità e una società che si danno la responsabilità di educare a giustizia e legalità e a contrastare la mentalità mafiosa anche attraverso i segni”. Con funerali pubblici “si creerebbe confusione e ci si esporrebbe anche a una strumentalizzazione. In questo modo non ci sarebbe più spazio per la preghiera in quanto tale”.

Allegato: monsignor galantino.jpg (27,04 kB)
Fonte: Sir
Totò Riina: monsignor Galantino, “Le cose cambieranno non perché è morto ma se tutti si assumono le proprie responsabilità”
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