Dalla Chiesa

Ha compiuto 86 anni lo scorso 18 dicembre e si trova nella diocesi di Neuquen da oltre mezzo secolo. Tra i primi missionari monferrini mandati in Argentina al tempo del Concilio Vaticano II dal vescovo di Casale Monferrato, mons. Giuseppe Angrisani, appena arrivato gli fu affidata la zona di Ruca Choroi, tra la popolazione mapuche che viveva in baracche di legno, sulle Ande al confine con il Cile.

Il Cile ferito e deluso attende da papa Francesco "una parola di difesa per i più vulnerabili attraverso l'impegno per la solidarietà; una parola di speranza che scaturisce dalla fede, che non ignora le difficoltà ma, al tempo stesso, non si rassegna perché è capace di vedere la luce nell'oscurità del tunnel della vita". Intervista al gesuita padre Tony Mifsud, direttore della rivista “Mensaje”.

Dal 19 al 21 gennaio appuntamento a Bologna con il programma Retrouvaille, opportunità offerte per coppie in difficoltà di relazione residenti in Emilia Romagna.

Intervista a padre Felipe Herrera, portavoce della Commissione nazionale della visita di papa Francesco in Cile. Abusi sessuali, mapuche, calo di credibilità della Chiesa cattolica. "Come dice il motto di questo viaggio apostolico - Vi do la mia pace - quello di cui abbiamo bisogno è una pace profonda per il Cile, per lenire tutte le divisioni. Ma questa pace verrà solo se c’è la giustizia. Papa Francesco può illuminarci le strade per realizzare una giustizia che porti come frutto la pace"

Nel pomeriggio di giovedì 11 gennaio, papa Francesco - attraverso l'Elemosineria Apostolica - invita i poveri, i senzatetto, i profughi, un gruppo di carcerati, le persone e famiglie più bisognose, insieme ai loro volontari, a partecipare ad uno spettacolo circence.

Dedicato alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, a 70 anni dalla sua adozione, il discorso del Papa al Corpo diplomatico. "Integrare" la parola d'ordine per affrontare la questione dei migranti, di cui l'Europa deve essere fiera, dice Francesco insieme al "grazie" per l'impegno dell'Italia.

Una foto scattata dal fotografo americano Joseph Roger O’Donnell dopo il bombardamento atomico a Nagasaki. L’ha scelta Papa Francesco per denunciare “…il frutto della guerra”. L’immagine, fatta stampare dal Santo Padre su un cartoncino, diffuso in questi giorni, ritrae “un bambino che aspetta il proprio turno nel crematorio per il fratello morto che tiene legato dietro la schiena.

“Il messaggio di Gesù è scomodo e ci scomoda, perché sfida il potere religioso mondano e provoca le coscienze”. Ne è convinto il Papa, che nell’Angelus della festa di santo Stefano, colui che “mise in crisi i capi del suo popolo”, si è soffermato sul legame “molto forte” che esiste tra la vicenda di quest’ultimo e il messaggio del Natale.

Sono passati 500 anni esatti dal 31 ottobre 1517, data in cui, secondo la tradizione, Martin Lutero affisse le sue 95 tesi sul portone della chiesa del castello di Wittenberg, in Germania.