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Attentati in Europa. Monsignor Meini: “Condanniamo fermamente la cultura dell’odio e del fondamentalismo”

"Dolore e vicinanza" alle vittime, condanna della "cultura dell'odio e del fondamentalismo".  Così il vicepresidente ha aperto il Consiglio permanente della Cei, alle prese con "una recrudescenza di brutalità" evidente negli attentati a Nizza, Lione e Vienna

Foto Siciliani-Gennari/SIR

“Esprimiamo dolore e vicinanza alle vittime degli attentati, alle loro famiglie, ai pastori, ai fedeli, ai popoli francese e austriaco”. Lo ha detto, a nome della Chiesa italiana, monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole e vicepresidente della Cei, nell’introduzione ai lavori della sessione straordinaria del Consiglio episcopale permanente, che si svolge in videocollegamento. “Nizza, Lione e Vienna: in questi giorni si è tornati a rivivere il dramma della ferocia e della crudeltà di chi cerca di minare alle fondamenta la nostra appartenenza e la nostra fede”, ha detto il vicepresidente della Cei: “Una recrudescenza di brutalità che serpeggia anche all’interno del resto d’Europa e che non possiamo ignorare: né come comunità cattolica, né come cittadini di una democrazia”.

“Condanniamo fermamente la cultura dell’odio e del fondamentalismo che usa l’alibi religioso per corrodere con la violenza il tessuto della società, anche attraverso l’anticristianesimo e l’antisemitismo”,

il monito dei vescovi italiani: “Siamo certi che l’odio di pochi non disperderà il tesoro prezioso di collaborazione fraterna, costituito da una grande maggioranza di persone di diverse religioni. Come testimoniato dai tanti fratelli islamici, provati da quanto avvenuto in Francia e in Austria”.

A proposito della prossima Assemblea generale, fissata per questo mese di novembre (dal 16 al 19), Meini ha osservato: “La realtà di questo tempo s’impone con tutta la sua forza e ci troviamo di nuovo a confrontarci con una situazione che sta travolgendo i nostri piani e che c’impone una valutazione ulteriore delle circostanze e del contesto nel suo sviluppo”.

“Il nostro pensiero va in questo momento al cardinale presidente, anch’egli ammalato di Covid-19 e ricoverato presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia”,

ha detto il vescovo. “A tutti noi rivolge il suo saluto, facendo presente il rammarico per non poter essere presente”, ha proseguito citando le parole del cardinale Bassetti in un messaggio: “È un momento di dolore per tanti! In questi mesi ho avuto modo di condividere la fatica e la stanchezza di un tempo inedito che sta interessando l’umanità intera. Eppure e nonostante tutto, continua a operare la bellezza del Mistero che si fa dono. Anche quando tutto sembra finito, c’è uno spiraglio di luce che continua a indicare il cammino”. Poi la “gratitudine” dei vescovi italiani al Santo Padre per la nomina di sei nuovi cardinali italiani – monsignor Marcello Semeraro, monsignor Augusto Paolo Lojudice, fra Mauro Gambetti, monsignor Silvano M. Tomasi, fra Raniero Cantalamessa e monsignor Enrico Feroci – che riceveranno la berretta cardinalizia nel Concistoro del 28 novembre: “Preghiamo per loro e affidiamo al Signore il servizio che svolgeranno per la Chiesa universale. È una scelta che onora le nostre Chiese e che c’impegna a camminare nel solco tracciato dal Vangelo”, ha detto mons. Meini.

“La pandemia sta correndo veloce e con i suoi tentacoli pare stringere in una morsa soffocante, ancora una volta, la nostra quotidianità”,

l’analisi dell’attuale crisi sanitaria: “Anche le nostre Chiese, inserite nel tessuto sociale dei territori, fanno i conti con questa difficile realtà”. “Stiamo verificando come in tutto il territorio nazionale inizino nuovamente a diradarsi quelle occasioni d’incontro – sul lavoro, a scuola, in parrocchia, nel vicinato… – che, in condizioni normali, scandirebbero le giornate di ciascuno”, ha fatto notare il vescovo: “Anche le attività educative e pastorali nelle nostre comunità, in via precauzionale, stanno prendendo nuove forme: emerge un forte e apprezzabile senso di responsabilità per la salute di tutti. Le relazioni interpersonali e comunitarie sono preziose, ma altrettanto importante, persino vitale, si rivela in questa fase la massima prudenza nei contatti e nelle occasioni pubbliche di riunione”.

In Italia, a causa dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19, “si profila una grave recessione economica, terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà”,

il grido d’allarme della Cei, sulla scorta del recente rapporto della Caritas: “L’incidenza dei ‘nuovi poveri’ passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due si rivolge alla Caritas per la prima volta. Aumenta, in particolare, il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9% dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa. Gli anziani sono costretti a una solitudine sempre più isolante”. Una crisi che, secondo i dati pubblicati da Banca d’Italia, “nei mesi di aprile e maggio, ha provocato una riduzione di reddito per la metà delle famiglie italiane, nonostante gli strumenti di sostegno ricevuti”. A tutto ciò, “si unisce il tema del lavoro, con la sofferenza sperimentata da tutte quelle categorie che sono costrette a grandi sacrifici, dai tanti piccoli commercianti e lavoratori autonomi, dal mondo dello spettacolo e della cultura”, il monito di Meini, che ha ricordato come “le nostre Chiese non hanno mai smesso di assicurare la loro prossimità con aiuti specifici”.

Fonte: Sir
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