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Benedetto XVI: le voci dei fedeli in fila per l’ultimo saluto

Sono già 40mila, dato fino alle 14 di oggi, i fedeli che hanno reso omaggio alla salma del Papa emerito Benedetto XVI, traslata dal Monastero Mater Ecclesiae alla basilica di San Pietro. Le voci dei fedeli in piazza. Basilica aperta anche domani e dopodomani dalle 7 alle 19

Gmg a Colonia, nel 2005. Foto Ansa/SIR

È cominciato alle 9 in punto, orario di apertura della basilica di San Pietro, l’omaggio dei fedeli al Papa emerito Benedetto XVI e continua ininterrottamente. Domani e dopo dopodomani, infatti, chi vorrà rendere l’ultimo saluto a Joseph Ratzinger – morto il 31 dicembre a 95 anni, dopo quasi otto anni di pontificato e quasi dieci di vita “nascosta” al mondo nella dimora da lui scelta all’interno dei Giardini vaticani dopo la rinuncia al pontificato – potrà farlo dalle 7 alle 19. I funerali, presieduti da Papa Francesco, si svolgeranno giovedì 5 gennaio alle 9.30 in piazza San Pietro. Subito dopo la sepoltura, nelle Grotte vaticane.

Secondo la Gendarmeria vaticana, fino alle 14 circa 40mila persone hanno reso omaggio a Benedetto in basilica.

La traslazione del corpo del Papa emerito dal monastero Mater Ecclesiae a San Pietro è avvenuta in forma privata alle 7, con un breve rito presieduto dal cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica vaticana. Vicino alla salma di Joseph Ratzinger, collocata ai piedi dell’Altare della Confessione, erano presenti il segretario, mons. Georg Gäenswein, e il card. Gambetti. Tra le personalità, i primi ad arrivare all’interno della basilica per l’omaggio al Papa emerito, corredato ad un breve momento di raccoglimento e preghiera, il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, e il presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.

Il corpo di Joseph Ratzinger è vestito con i paramenti liturgici rossi, la mitra bianca, le scarpe nere, tra le dita un Rosario. Per arrivare alla postazione al centro della basilica, i fedeli – compresi i giornalisti – seguono la lunga fila dal portone d’ingresso lungo la navata e poi vengono invitati a scorrere piuttosto velocemente. Qualcuno trova il tempo di scattare una foto, qualcun altro si inginocchia e fa un segno della croce.

All’uscita della basilica, nel lungo cordone transennato che si snoda per via della Conciliazione, con ambedue i sensi di marcia rigorosamente separati, c’è chi racconta al Sir con semplici ma toccanti parole il commiato particolare che si è consumato pochi momenti prima.

Quello che colpisce, nella zona delimitata dal colonnato del Bernini, è la compresenza di tre generazioni, in cui spicca un folto gruppo di giovani e giovani.

“Siamo venuti qui dalla diocesi di Volterra non appena saputo che veniva esposto oggi per la prima volta”, racconta uno di loro, Filippo Agnoletto, che ci rivela come i libri di Ratzinger abbiano influito anche sulla sua formazione: “Ho letto qualcosa di Papa Ratzinger e mi ha colpito molto. Il suo pontificato, benché non molto lungo, ha significato molto anche nella storia, perché è stato uno dei più grandi teologi del Novecento. C’è soltanto da ringraziarlo”. “Mi è dispiaciuto, era una persona molto degna, simpatica, colta. È stata uno choc”, rivela Milla Di Leo, arrivata dalla Calabria con il marito e un nipotino per la mano.

“Siamo qui per rendere omaggio ad un grande Papa”,

spiegano tre frati Carmelitani provenienti da Albano Laziale: Pierpaolo, Raffaele e Michele. “Mi sembrava doveroso venire”, dice il primo: “Per tutti e tre, il primo ricordo è quello dell’elezione. E’ vero che siamo nati tutti e tre sotto Giovanni Paolo II, ma la prima elezione di un papa è stata quella di Benedetto XVI“. “Io sono brasiliano – racconta Raffaele – e papa Benedetto è andato in Brasile per la Conferenza di Aparecida. Ha visitato anche la Fazenda speranza, dove ci sono giovani che hanno problemi con le droghe. Abbiamo un’immagine di Papa Benedetto con un carattere forte, come tedesco, a volte molto riservato, e lì abbiamo visto un Papa gioioso, contento, circondato da tutti quei giovani. “Abbiamo avuto la grazia di andare ad inchinarci davanti al corpo del Papa emerito Benedetto XVI, con tanta emozione ma anche preghiera e fede, nella certezza che lui prega anche per lui”, dice padre Giuseppe Mukundua, docente all’Accademia Alfonsiana e proveniente da Kinshasa, in Kongo. “È il nostro Papa, sono stato ordinato quando lui era già Papa”, prosegue: “I suoi scritti e i suoi insegnamenti sono nel nostro cuore e nella nostra testa”. Un gruppo di Suore cistercensi della carità, provenienti da Anagni, si è svegliato questa mattina presto per rendere omaggio al Papa emerito. “Abbiamo partecipato alla Messa delle 10 in suo suffragio e abbiamo fatto una sorta di pellegrinaggio della fede, perché ci aiuti a crescere nella fede”, ci rivela la Superiora generale, suor Patrizia Piva:

“È stato un grande uomo di Dio, di grande fede, di grande umanità e di grande sapienza. Credo sia il Tommaso d’Aquino giorni nostri”. Circola già la proposta di nominarlo subito dottore della Chiesa, le facciamo sapere chiedendo il suo parere. “Lo merita tutto, perché oggi in questo tempo non c’è telo più grande di lui”, la risposta della religiosa: “Ha saputo dare alla chiesa quella dottrina sapiente che sa leggerei segni dei tempi e non soltanto guarda alla tradizione, alla dottrina, all’ortodossia della fede”.

Fonte: Sir
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