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Papa Francesco: “Il mondo ha bisogno della fraternità come dei vaccini”

Papa Francesco ha tenuto il suo discorso al Corpo diplomatico

Foto Vatican Media/Sir

“Un tempo da non perdere”. Così il Papa, al termine del suo discorso al Corpo diplomatico – tenuto nell’Aula della Benedizione e durato circa un’ora – ha definito il 2021, che a suo avviso non sarà sprecato “nella misura in cui sapremo collaborare con generosità e impegno” all’insegna della fraternità, che è “il vero rimedio alla pandemia e ai molti mali che ci hanno colpito”.

“Fraternità e speranza sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini”, la tesi di Francesco, che ha scandito il suo discorso analizzando le crisi a cui la pandemia ci ha posto di fronte: crisi sanitaria, crisi ambientale, crisi economica e sociale, crisi politica, crisi dei rapporti umani. Alla fine del suo discorso, sulla scorta delle parole di Dante a Cangrande della Scala, un pensiero particolare al popolo italiano, “che per primo in Europa si è trovato a confrontarsi con le gravi conseguenze della pandemia, esortandolo a non lasciarsi abbattere dalle presenti difficoltà, ma a lavorare unito per costruire una società in cui nessuno sia scartato o dimenticato”.

“È mio desiderio riprendere a breve i viaggi apostolici, cominciando con quello in Iraq, previsto nel marzo prossimo”, ha esordito Francesco, secondo il quale la pandemia “ci ha messo in crisi, mostrandoci il volto di un mondo malato non solo a causa del virus, ma anche nell’ambiente, nei processi economici e politici, e più ancora nei rapporti umani”.

Il primo diritto da tutelare è il diritto alla cura, che va garantito ad ogni persona umana, perché la vita va difesa in ogni sua fase “dal concepimento in grembo materno fino alla sua fine naturale: “Se si sopprime il diritto alla vita dei più deboli, come si potranno garantire con efficacia tutti gli altri diritti?”, si è chiesto il Papa.

Non può essere la logica del profitto a guidare un campo così delicato quale quello dell’assistenza sanitaria e della cura”, il monito di Francesco, che ha esortato ancora una volta tutti gli Stati  “ad assicurare una distribuzione equa dei vaccini, non secondo criteri puramente economici, ma tenendo conto delle necessità di tutti, specialmente di quelle delle popolazioni più bisognose”. Con una importante avvertenza: “Sarebbe fatale riporre la fiducia solo nel vaccino, quasi fosse una panacea che esime dal costante impegno del singolo per la salute propria e altrui”.

La seconda sfida da affrontare, dopo quella sanitaria, è quella ambientale: a cominciare dalla Cop 26, dove il Papa ha auspicato che si trovi “un’intesa” per il cambiamento climatico. In campo economico, “serve una sorta di ‘nuova rivoluzione copernicana’ che riponga l’economia a servizio dell’uomo e non viceversa, iniziando a studiare e praticare un’economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda”. In questo senso, Francesco ha  definito “significativo l’impegno dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri”.

In tempi di pandemia, è indispensabile “che sia assicurata a tutti la stabilità economica per evitare le piaghe dello sfruttamento e contrastare l’usura e la corruzione, che affliggono molti Paesi nel mondo, e tante altre ingiustizie che si consumano ogni giorno di fronte agli occhi stanchi e distratti della nostra società contemporanea”.

Lavoro nero o forzato, prostituzione e tratta, le altre piaghe da scongiurare, insieme al cybercrime e alla pedopornografia, di cui sono vittime soprattutto i più vulnerabili. A livello internazionale, occorre per il Papa allentare le sanzioni e “condonare, o perlomeno ridurre, il debito che grava sui Paesi più poveri e che di fatto ne impedisce il recupero e il pieno sviluppo”. Per le migrazioni, Francesco attente “con interesse le negoziazione del Nuovo Patto dell’Unione Europea sulla migrazione e l’asilo” e chiede di  “affrontare in modo coerente il problema degli sfollamenti forzati”.

Nella parte centrale del discorso, il Papa ha stigmatizzato la crisi politica, “che in qualche modo sta alla radice delle altre”.

“Lo sviluppo di una coscienza democratica esige che si superino i personalismi e prevalga il rispetto dello stato di diritto”, il monito di Francesco, secondo il quale  “mantenere vive le realtà democratiche è una sfida di questo momento storico, che interessa da vicino tutti gli Stati: siano essi piccoli o grandi, economicamente avanzati o in via di sviluppo”.

“Non bisogna avere paura delle riforme, anche se richiedono sacrifici e non di rado un cambiamento di mentalità”, l’invito del Papa: ”ogni corpo vivo ha bisogno continuamente di riformarsi e in questa prospettiva si collocano pure le riforme che stanno interessando la Santa Sede e la Curia Romana”.

“Troppe armi ci sono nel mondo”, l’appello per il disarmo e la non proliferazione degli armamenti nucleari.

Come vorrei che il 2021 fosse l’anno in cui si scrivesse finalmente la parola fine al conflitto siriano, iniziato ormai dieci anni fa!”, ha esclamato Francesco, insieme all’auspicio di pace per la Terra Santa, per il Libano e per la Libia.  Tra le altre aree del mondo che destano preoccupazione, il Papa ha menzionato la Repubblica Centrafricana, l’America Latina, la Penisola coreana e la situazione del Caucaso meridionale.

Un’altra “grave piaga” di questo nostro tempo è il terrorismo, “un male che è andato crescendo negli ultimi vent’anni, colpendo diversi Paesi in tutti i continenti,  soprattutto nell’Africa sub-sahariana, ma anche in Asia e in Europa”, non di rado prendendo di mira luoghi di culto.

“La pandemia, che ci ha costretto a lunghi mesi di isolamento e spesso di solitudine, ha fatto emergere la necessità che ogni persona ha di avere rapporti umani”.

Ed è proprio la crisi dei rapporti umani, per il Papa, la più grave delle crisi prodotte dall’emergenza sanitaria. Prime vittime, gli studenti: l’aumento della didattica a distanza, oltre all’aumento delle disparità, ha comportato “una maggiore dipendenza dei bambini e degli adolescenti da internet e in genere da forme di comunicazione virtuali, rendendoli peraltro più vulnerabili e sovraesposti alle attività criminali online”. Francesco parla di una vera e propria “catastrofe educativa, davanti alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società”.

I lunghi periodi di confinamento hanno consentito di trascorrere più tempo in famiglia, ma “non tutti hanno potuto vivere con serenità nella propria casa e alcune convivenze sono degenerate in violenze domestiche”. Di qui l’appello, rivolto alle autorità pubbliche e alla società civile, “a supportare le vittime della violenza nella famiglia: sappiamo purtroppo che sono le donne, sovente insieme ai loro figli, a pagare il prezzo più alto”.

M. Michela Nicolais

Fonte: Sir
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