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Angelus

Papa Francesco: "Liberare il sacro dai legami con il denaro”

Affacciato su piazza San Pietro, Bergoglio ha pregato per l’Etiopia con un invito al dialogo

(Foto archivio Vatican Media/SIR)

“Guardarsi dagli ipocriti, cioè stare attenti a non basare la vita sul culto dell’apparenza, dell’esteriorità, sulla cura esagerata della propria immagine”. È il monito del Papa, che durante l’Angelus di ieri ha esortato a “stare attenti a non piegare la fede ai nostri interessi”.

“Quegli scribi coprivano, con il nome di Dio, la propria vanagloria e, ancora peggio, usavano la religione per curare i loro affari, abusando della loro autorità e sfruttando i poveri”, il commento sulla scorta del Vangelo. “Qui vediamo quell’atteggiamento così brutto che anche oggi vediamo in tanti posti, in tanti luoghi, il clericalismo, questo essere sopra gli umili, sfruttarli, ‘bastonarli’, sentirsi perfetti. Questo è il male del clericalismo. È un monito per ogni tempo e per tutti, Chiesa e società: mai approfittare del proprio ruolo per schiacciare gli altri, mai guadagnare sulla pelle dei più deboli! E vigilare, per non cadere nella vanità, perché non ci succeda di fissarci sulle apparenze, perdendo la sostanza e vivendo nella superficialità”.

“Chiediamoci, ci aiuterà”, l’invito: “in quello che diciamo e facciamo, desideriamo essere apprezzati e gratificati oppure rendere un servizio a Dio e al prossimo, specialmente ai più deboli? Vigiliamo sulle falsità del cuore, sull’ipocrisia, che è una pericolosa malattia dell’anima. È un pensare doppio, un giudicare doppio, come dice la stessa parola: ‘giudicare sotto’, apparire in un modo e ‘ipo’, sotto, avere un altro pensiero. Doppi, gente con l’anima doppia, doppiezza dell’anima”.

“Quanto è importante liberare il sacro dai legami con il denaro!”, l’esempio da seguire, come fa la vedova nel Vangelo: “Già Gesù lo aveva detto, in un altro posto: non si può servire due padroni. O tu servi Dio - e noi pensiamo che dica ‘o il diavolo”’ no - o Dio o il denaro. È un padrone, e Gesù dice che non dobbiamo servirlo. Ma, allo stesso tempo, Gesù loda il fatto che questa vedova getta nel tesoro tutto ciò che ha. Non le rimane niente, ma trova in Dio il suo tutto. Non teme di perdere il poco che ha, perché ha fiducia nel tanto di Dio, e questo tanto di Dio moltiplica la gioia di chi dona. Ecco allora che Gesù la propone come maestra di fede, questa signora: lei non frequenta il Tempio per mettersi la coscienza a posto, non prega per farsi vedere, non ostenta la fede, ma dona con il cuore, con generosità e gratuità. Le sue monetine hanno un suono più bello delle grandi offerte dei ricchi, perché esprimono una vita dedita a Dio con sincerità, una fede che non vive di apparenze ma di fiducia incondizionata. Impariamo da lei: una fede senza orpelli esteriori, ma interiormente sincera. Una fede fatta di amore umile per Dio e per i fratelli”.

“Seguo con preoccupazione le notizie che giungono dalla regione del Corno d’Africa, in particolare dall’Etiopia, scossa da un conflitto che si protrae da più di un anno e che ha causato numerose vittime e una grave crisi umanitaria”. Così il Papa, al termine dell’Angelus di ieri. “Invito tutti alla preghiera per quelle popolazioni così duramente provate, e rinnovo il mio appello affinché prevalgano la concordia fraterna e la via pacifica del dialogo”, l’appello di Francesco. “E assicuro la mia preghiera anche per le vittime dell’incendio seguito a un’esplosione di carburante, nella periferia di Freetown, capitale della Sierra Leone”.

“Ieri a Manresa, in Spagna - ha ricordato inoltre il Papa - sono stati proclamati Beati tre martiri della fede, appartenenti all’Ordine dei Frati minori cappuccini: Benet de Santa Coloma de Gramenet, Josep Oriol de Barcelona e Domènech de Sant Pere de Riudebitlles. Furono uccisi nel periodo della persecuzione religiosa del secolo scorso in Spagna, dimostrando di essere miti e coraggiosi testimoni di Cristo”. “Il loro esempio aiuti i cristiani di oggi a rimanere fedeli alla propria vocazione, anche nei momenti della prova”, l’invito finale.

Fonte: Sir
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