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Festa del Battesimo del Signore

Papa Francesco ai battesimi nella Cappella Sistina: “Custodire l’identità cristiana dei vostri figli”

L'invito all'Angelus: “Non dimentichiamo la data del nostro battesimo”

(Foto Vatican Media/SIR)

“I vostri figli riceveranno oggi l’identità cristiana. E voi, genitori e padrini, dovete custodire questa identità”. Lo ha detto il Papa, che ieri, come è consuetudine nel giorno della festa liturgica del Battesimo del Signore, è tornato a battezzare alcuni neonati, figli di dipendenti vaticani, nella Cappella Sistina, dopo la pausa forzata dovuta all’emergenza sanitaria ancora in corso.

“Questo è il vostro compito durante la vostra vita”, ha proseguito Francesco: “Custodire l’identità cristiana dei vostri figli. È un impegno di tutti i giorni: farli crescere con la luce che oggi riceveranno. Questo soltanto volevo dirvi, questo è il messaggio di oggi: custodire l’identità cristiana che voi avete portato oggi per farla ricevere ai vostri figli”.

Poi le indicazioni concrete riservate ai bambini, protagonisti della cerimonia: “Fate in modo che non abbiano troppo caldo, che si sentano a loro agio… E se hanno fame, allattateli tranquillamente qui, davanti al Signore, non c’è problema. E se gridano, lasciateli gridare, perché loro hanno uno spirito di comunità, diciamo uno ‘spirito di banda’, uno spirito d’insieme, e basta che uno incominci - perché tutti sono musicali - e subito viene l’orchestra! Lasciateli piangere tranquilli, che si sentano liberi. Ma che non sentano troppo caldo e, se hanno fame, che non restino con la fame”.

***

Durante l’Angelus, il Papa ha poi commentato l’episodio del battesimo di Gesù, che è andato da Giovanni il Battista “con l’anima e i piedi nudi, umilmente”: “non sale al di sopra di noi, ma scende verso di noi, con l’anima nuda, con i piedi nudi, come il popolo”.  Sono due, nell’episodio evangelico, i “movimenti” della vita di Gesù, ha spiegato Francesco: “Da una parte scende verso di noi, nelle acque del Giordano; dall’altra eleva lo sguardo e il cuore pregando il Padre”. “È un grande insegnamento per noi”, ha commentato il Papa: “Tutti siamo immersi nei problemi della vita e in tante situazioni intricate, chiamati ad affrontare momenti e scelte difficili che ci tirano in basso. Ma, se non vogliamo restare schiacciati, abbiamo bisogno di elevare tutto verso l’alto. E questo lo fa proprio la preghiera, che non è una via di fuga, la preghiera non è un rito magico o una ripetizione di cantilene imparate a memoria. No. Pregare è il modo per lasciare agire Dio in noi, per cogliere quello che Lui vuole comunicarci anche nelle situazioni più difficili, pregare per avere la forza di andare avanti”.

“La preghiera è la chiave che apre il cuore al Signore”, ha spiegato Francesco: “È dialogare con Dio, è ascoltare la sua Parola, è adorare: stare in silenzio affidandogli ciò che viviamo. E a volte è anche gridare a Lui come Giobbe, sfogarsi con lui. Gridare come Giobbe. Lui è padre, ci capisce bene. Lui mai si arrabbia con noi”. “La preghiera apre il cielo”, ha proseguito il Papa: “Dà ossigeno alla vita, dà respiro anche in mezzo agli affanni e fa vedere le cose in modo più ampio. Soprattutto, ci permette di fare la stessa esperienza di Gesù al Giordano: ci fa sentire figli amati dal Padre”. “Non dimentichiamo la data del nostro battesimo!”, l’invito finale.

“Ho appreso con dolore che vi sono state vittime durante le proteste scoppiate nei giorni scorsi in Kazakhstan”. Così il Papa, al termine dell’Angelus di ieri. “Prego per loro e per i familiari, e auspico che si ritrovi al più presto l’armonia sociale attraverso la ricerca del dialogo, della giustizia e del bene comune”, l’appello di Francesco. “Affido il popolo kazako alla protezione della Madonna, Regina della pace di Oziornoje”.

Fonte: Sir
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