Dalla Chiesa
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Prima domenica di Avvento

Papa Francesco all'Angelus: “Vigilare. No a cristiani addormentati"

Dal Pontefice un pensiero ai "tanti migranti che perdono la vita alle nostre frontiere, molti dei quali sono bambini"

(Foto archivio Vatican Media/SIR)

“Abbiamo bisogno di vigilare per non trascinare le giornate nell’abitudine, per non farci appesantire - dice Gesù - dagli affanni della vita. Gli affanni della vita ci appesantiscono”. Lo ha detto il Papa, nell’Angelus di ieri, prima domenica di Avvento.

“Oggi - l’invito di Francesco - è una buona occasione per chiederci: Che cosa appesantisce il mio cuore? Che cosa appesantisce il mio spirito? Che cosa mi fa accomodare sulla poltrona della pigrizia?”. “È triste vedere i cristiani in poltrona!”, ha esclamato il Papa. “Quali sono le mediocrità che mi paralizzano, i vizi, quali sono i vizi che mi schiacciano a terra e mi impediscono di alzare il capo? E riguardo ai pesi che gravano sulle spalle dei fratelli, sono attento o indifferente?”.

“Queste domande ci fanno bene, perché aiutano a custodire il cuore dall’accidia”, la tesi di Francesco a proposito di questo “grande nemico della vita spirituale, anche della vita cristiana”. “L’accidia è quella pigrizia che fa precipitare, scivolare nella tristezza, che toglie il gusto di vivere e la voglia di fare”, ha spiegato il Papa. “È uno spirito negativo, è uno spirito cattivo che inchioda l’anima nel torpore, rubandole la gioia. Si incomincia con quella tristezza, si scivola, si scivola, e niente gioia”. Vigilare, invece, significa “non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità”, ha concluso Francesco mettendo in guardia dai “cristiani addormentati, cristiani anestetizzati dalle mondanità spirituali”, “cristiani senza slancio spirituale, senza ardore nel pregare - pregano come dei pappagalli - senza entusiasmo per la missione, senza passione per il Vangelo. Cristiani che guardano sempre dentro, incapaci di guardare all’orizzonte. E questo porta a sonnecchiare: a tirare avanti le cose per inerzia, a cadere nell’apatia, indifferenti a tutto tranne che a quello che ci fa comodo. E questa è una vita triste, andare avanti così… non c’è felicità lì”.

“Quanti migranti sono esposti, anche in questi giorni, a pericoli gravissimi, e quanti perdono la vita alle nostre frontiere!”. Lo ha esclamato il Papa, dopo l’Angelus di ieri. “Sento dolore per le notizie sulla situazione in cui si trovano tanti di loro”, ha proseguito Francesco: “Di quelli che sono morti nel Canale della Manica; di quelli ai confini della Bielorussia, molti dei quali sono bambini; di quelli che annegano nel Mediterraneo. Tanto dolore pensando a loro. Di quelli che sono rimpatriati, a Nord dell’Africa, sono catturati dai trafficanti, che li trasformano in schiavi: vendono le donne, torturano gli uomini… Di quelli che, anche in questa settimana, hanno tentato di attraversare il Mediterraneo cercando una terra di benessere e trovandovi, invece, una tomba; e tanti altri”.

“Ai migranti che si trovano in queste situazioni di crisi assicuro la mia preghiera, e anche il mio cuore: sappiate che vi sono sempre vicino”, ha assicurato il Papa, ringraziando “tutte le istituzioni sia della Chiesa cattolica sia di altrove, specialmente le Caritas nazionali e tutti coloro che sono impegnati ad alleviare le loro sofferenze”. Il Santo Padre, infine, ha rinnovato “l’appello accorato a coloro che possono contribuire alla risoluzione di questi problemi, in particolare alle autorità civili e militari, affinché la comprensione e il dialogo prevalgano finalmente su ogni tipo di strumentalizzazione e orientino le volontà e gli sforzi verso soluzioni che rispettino l’umanità di queste persone. Pensiamo ai migranti, alle loro sofferenze, e preghiamo in silenzio”.

Fonte: Sir
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