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AULA PAOLO VI

Papa all’udienza: “Sono vicino alle popolazioni della Turchia e della Siria”

Bergoglio ha dedicato la catechesi del mercoledì al suo recente viaggio in Africa. Al termine, l'invito alla solidarietà ai territori colpiti da un terremoto che ha causato migliaia di morti e feriti

(Foto Vatican Media/SIR)

“Sono vicino alle popolazioni della Turchia e della Siria, duramente colpite dal terremoto che ha causato migliaia di morti e di feriti”. Lo ha detto il Papa al termine dell’udienza di oggi, in cui ha ripercorso le tappe del suo recente viaggio nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan. “Con commozione prego per loro - ha proseguito - ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando a portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori, in parte già martoriati da una dura guerra”. Non è mancato, anche oggi, un riferimento alla “martoriata Ucraina”: “Non dimentichiamo la sofferenza del popolo ucraino, senza luce, senza riscaldamento e in guerra”.

Quello appena compiuto in Africa è stato un viaggio scaturito da “due sogni”, ha rivelato Francesco: “visitare il popolo congolese, custode di un Paese immenso, polmone verde dell’Africa e secondo del mondo insieme all’Amazzonia. Terra ricca di risorse e insanguinata da una guerra che non finisce mai perché c’è sempre chi alimenta il fuoco. E visitare il popolo sud sudanese, in un pellegrinaggio di pace insieme all’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby e al Moderatore generale della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields”. “Siamo andati insieme per testimoniare che è possibile e doveroso collaborare nella diversità, specialmente se si condivide la fede in Cristo”, ha spiegato il Papa.

L’Africa è un “continente colonizzato, sfruttato, saccheggiato”, la denuncia di Francesco: “Il Congo è come un diamante, per la sua natura, per le sue risorse, soprattutto per la sua gente; ma questo diamante è diventato motivo di contesa, di violenze, e paradossalmente di impoverimento per il popolo”, ha detto ripercorrendo i tre giorni a Kinshasa: “È una dinamica che si riscontra anche in altre regioni africane, e che vale in generale per quel continente”. “Di fronte a tutto questo ho detto due parole”, ha ricordato: “la prima è negativa: basta! basta sfruttare l’Africa!”. “Ho detto alcune altre volte – ha proseguito a braccio – che nell’inconscio collettivo c’è: ‘l’Africa va sfruttata Basta con questo! La seconda è positiva: insieme, insieme con dignità e rispetto reciproco, insieme nel nome di Cristo, nostra speranza, andare avanti: non sfruttare e andare avanti insieme!”.

“No alla violenza e alla rassegnazione, sì alla riconciliazione e alla speranza”, il messaggio dell’incontro con le vittime della violenza nell’est della Repubblica Democratica del Congo, “regione che da anni è lacerata dalla guerra tra gruppi armati manovrati da interessi economici e politici”. “ La gente vive nella paura e nell’insicurezza, sacrificata sull’altare di affari illeciti”, ha fatto notare Francesco, menzionando “le testimonianze sconvolgenti di alcune vittime, specialmente donne, che hanno deposto ai piedi della Croce armi e altri strumenti di morte”: “Hanno sofferto tanto e continuano a soffrire!”, ha aggiunto a braccio. Riferendosi poi all’incontro con i rappresentanti di diverse opere caritative presenti nel Paese, il Papa ha sintetizzato a braccio: “Assistenza sì, non promozione!”. La mediocrità spirituale, la comodità mondana e la superficialità “sono tentazioni io direi universali per i seminaristi e per i preti”, ha ripetuto a braccio a proposito dell’incontro con il clero: “ Un momento entusiasmante è stato quello con i giovani e i catechisti congolesi”, ha sottolineato: “È stata come un’immersione nel presente proiettato verso il futuro”.

Un “punto di arrivo di un cammino iniziato alcuni anni fa, che ci aveva visti riuniti a Roma nel 2019, con le autorità sud sudanesi, per assumere l’impegno di superare il conflitto e costruire la pace”. Così il Papa ha definito la seconda parte del suo viaggio apostolico, svoltasi in Sud Sudan insieme all’arcivescovo di Canterbury e primate della chiesa anglicana, Justin Welby, e al moderatore della chiesa di Scozia, Iain Greenshields. “Durante il 2019 si è fatto un ritiro spirituale qui in Curia di due giorni – ha ricordato Francesco a braccio – con tutta questa gente, alcuni nemici tra loro, e questo ha dato forza per andare avanti”. “Purtroppo il processo di riconciliazione non è avanzato tanto e il neonato Sud Sudan è vittima della vecchia logica del potere e della rivalità, che produce guerra, violenze, profughi e sfollati interni”, ha denunciato il Papa. “Questo è vergognoso”, ha proseguito a braccio: “tanti paesi civilizzati offrono aiuto al Sud Sudan, e l’aiuto consiste in armi per aumentare la guerra, e questo è una vergogna”. Poi il riferimento al momento di preghiera “celebrato insieme con i fratelli anglicani e quelli della Chiesa di Scozia”: “In una realtà fortemente conflittuale come quella sud sudanese questo segno è fondamentale, e non è scontato, perché purtroppo c’è chi abusa del nome di Dio per giustificare violenze e soprusi”, ha commentato Francesco.

Fonte: Sir
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