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solennità dell'assunta

Al Monte. Il vescovo Douglas nell'omelia per l'Assunta: "La Madonna ha vissuto sulla sua pelle la sofferenza e la passione, condividendole con quelle del Figlio"

Maria non considerò un tesoro geloso il suo rapporto unico con Dio

Foto Marini

Qui sotto pubblichiamo l'omelia pronunciata dal vescovo Douglas ieri pomeriggio alla basilica di santa Maria del Monte, a Cesena, per la festa dell'Assunta.

Ecco il testo.

1. Circoncisione, adorazione dei magi e presentazione al tempio

          Siamo al settimo, ottavo e nono affresco della vita di Maria e di Gesù, raffigurati dal Longhi nel cornicione della navata centrale della Basilica. Rappresentano rispettivamente: la circoncisione, l’adorazione dei Magi e la presentazione di Gesù al tempio. In tutti e tre Maria è presente. Nell’affresco della presentazione al tempio – mi soffermo su questo - “Il bambino Gesù è impaurito dall’impeto di Simeone, un’ancella guarda con piglio interrogativo la profetessa Anna, la quale indica il Bambino con la stessa gestualità che userà Giovanni Battista, ‘l’indice teso’… Giuseppe inginocchiato presenta il bambino al sacerdote con atto quasi violento; mentre Maria in piedi osserva pudica, a mani giunte, ed un’altra donna tiene le due bianche colombe dell’offerta. Dietro a Simeone due paffute, umoristiche figure di leviti” (A. Pedron, Gli affreschi dell’Abbazia del Monte a Cesena, Tesi di Laurea, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, 2017-2018, p. 35). Ma soprattutto non possiamo rilevare come questo affresco ci rimanda inevitabilmente alla pala del Francia che illustra questo stesso episodio con particolare maestria e che pure si conserva nella nostra Basilica e che possiamo ammirare, dopo il recente restauro, nella pala del terzo altare di destra entrando. Perché mi soffermo su questo affresco della presentazione di Gesù al tempio?

 

 2.   Presentazione al tempio e Assunzione di Maria

          Perché vedo un nesso strettissimo tra la presentazione di Gesù al tempio e l’Assunzione di Maria al cielo, in forza delle parole profetiche di Simeone. “Anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2, 35). Maria, in questo episodio, vorrebbe lasciare a Gesù il posto centrale, ma, suo malgrado, è lei a essere messa al centro. Diversamente dalla circoncisione e dall’adorazione dei Maghi, dove Gesù è il protagonista, qui invece Simeone, dopo aver accolto il Bambino, si volge a Lei e sembra invitarci a distogliere per un attimo il nostro sguardo dal Bambino per guardare a Lei, e annuncia la sua passione. Maria è immessa così prepotentemente nel mistero del Figlio, specialmente nel mistero della passione e della morte. Ne condivide la missione e già fin da adesso - siamo a soli 40 giorni dalla nascita di Cristo - la festa per la sua nascita è ammorbata dalla notizia delle sua morte e della condivisione materna alla sua sofferenza.

 3.   Non c’è glorificazione senza umiliazione

          Tutto questo ci dice che possiamo e dobbiamo ammirare ed esaltare la Vergine nella sua assunzione al cielo, ben sapendo però che prima ha sperimentato sulla sua pelle la sofferenza e la passione, condividendo quella del Figlio. E tale sofferta condivisione comincia da subito, qui al tempio, a pochi giorni dalla nascita del Figlio, nelle parole del vecchio Simeone.

          Sono risuonate anche oggi, in questa solennità, le parole del suo cantico, a noi diventato tanto familiare così da essere recitato e cantato ogni giorno sul fare della sera: “l’anima mia magnifica il Signore… Tutte le generazioni mi diranno beata” (Lc 1, 46. 48). Beata dopo essere stata umiliata, dopo che la spada ha trafitto il suo cuore, dopo aver condiviso la passione del Figlio, non senza una convinta, intensa e intima compartecipazione alle sofferenze del Figlio.

 4.   La kenosi e la corona di gloria di Maria

          Questa partecipazione di Maria al mistero pasquale del Figlio, che le ha meritato la gloria celeste, la possiamo ben descrivere parafrasando il famoso inno cristologico ai Filippesi (Cfr Fil 2,5-11), come ha fatto il cardinale Cantalamessa in una delle sue recenti prediche alla casa Pontificia (3 aprile 2020):

Maria, pur essendo la Madre di Dio,

non considerò un tesoro geloso
questo suo rapporto unico con Dio,
ma spogliò se stessa di ogni pretesa,

assumendo il nome di serva
e apparendo all’esterno simile a ogni altra donna.
Visse nell’umiltà e nel nascondimento,
obbedendo a Dio, fino ad accettare

la morte del Figlio,
e la morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltata e le ha dato il nome
che, dopo quello di Gesù,
è al di sopra di ogni altro nome,
perché nel nome di Maria ogni capo si chini,
nel cielo, sulla terra e sottoterra,
e ogni lingua proclami
che Maria è la Madre del Signore,
a gloria di Dio Padre. Amen!

 

          Ardito confronto, ma quanto mai vero! Vergine Maria, poiché una spada ha trapassato il tuo cuore, condividendo così la passione del tuo Figlio, l’Eterno Padre ha posto sul tuo capo una corona di gloria in cielo, accanto al tuo Figlio, tra l’esultanza dei cori degli angeli e dei santi, noi ti lodiamo e ti esaltiamo e perciò:

Sub tuum praesidium confugimus,

Sancta Dei Genetrix.

Nostras deprecationes ne despicias

in necessitatibus,

sed a periculis cunctis

ibera nos semper,

Virgo gloriosa et benedicta.

 

 

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