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Cei e Avsi, viaggio in Siria per assistere l’umanità ferita

Il racconto del cesenate Pierpaolo Bravin che ha visitato il Paese. Domenica 26 marzo colletta nazionale in tutte le chiese italiane

Bravin a Calisese (sullo sfondo monsignor Baturi)

In aiuto alle popolazioni di Turchia e Siria colpite dal terremoto, la presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei), «consapevole della gravità della situazione» ha indetto una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo, quinta di Quaresima. «Sarà un segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni terremotate - si legge in una nota diffusa nei giorni scorsi -. Sarà anche un’occasione importante per esprimere nella preghiera unitaria la nostra vicinanza alle persone colpite».

In vista di questo appuntamento, nei giorni scorsi a Calisese, l’unità parrocchiale “Rubicone” (parrocchie di Calisese-Casale, Montiano e Montenovo) ha organizzato un incontro-testimonianza con il cesenate Pierpaolo Bravin, referente di Avsi che, dal 27 febbraio al 5 marzo si è recato in Siria con il segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi a visitare l'umanità ferita. Per entrambi, come ha detto Bravin, «un viaggio per alimentare la speranza di un popolo stremato da 12 anni di guerra e da un terremoto di magnitudo 7.8».

Avsi è un’organizzazione non profit di ispirazione cattolica nata a Cesena nel 1972. Oggi realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in 39 Paesi del mondo e può contare su una rete di 2.300 operatori. «Lavoriamo - ha spiegato Bravin - per un mondo in cui ogni persona sia protagonista dello sviluppo integrale suo e della sua comunità, anche in contesti di emergenza». Come in Siria, dove Avsi opera a Damasco e ad Aleppo. Il progetto più importante è “Ospedali aperti”, che punta al potenziamento di tre ospedali non profit e di quattro dispensari farmaceutici, allo scopo di garantire cure adeguate alle persone più povere che, ha ricordato Bravin, «in Siria sono il 90 per cento della popolazione». Il progetto è stato promosso dal cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, e ha avuto il sostegno economico di vari enti e Conferenze episcopali, tra cui quella italiana con fondi dell’8xmille. «A oggi - ha detto Bravin - sono state garantite 97.121 prestazioni. Puntiamo ad arrivare a 150.000 cure, già coperte a livello economico».

Dopo dodici anni di guerra, ha spiegato il referente Avsi, «le principali vittime in Siria sono la verità e i poveri. Su 21 milioni di abitanti, 7 milioni sono fuggiti. La città turca di Gaziantep, che ospitava il maggior numero di profughi siriani, è stata l’epicentro del terremoto. In Siria la città più danneggiata dal sisma è stata Aleppo, nella zona maggiormente colpita dalla guerra».

Bravin descrive la Siria come un Paese povero, corrotto e diviso: «La fazione di Assad, che rappresenta il 20 per cento della popolazione, ha il dominio su quasi tutto il territorio. Il controllo sociale è molto pressante. Durante il viaggio ho potuto scattare poche fotografie. Il regime è stato punito dall’Occidente con sanzioni durissime, che si ripercuotono soprattutto sulla povera gente che non ha i mezzi per fuggire. La Chiesa ha chiesto una sospensione delle sanzioni in quanto vanno a colpire solo i bisogni primari del popolo».

Per entrare e uscire, con fatica, dalla Siria si passa dal Libano. Qui monsignor Baturi si è affidato alla Madonna di Harissa, che si staglia sull’omonimo Santuario distante 25 chilometri da Beirut. «Il Libano - ha spiegato Bravin - è un Paese poco più grande dell’Abruzzo. Negli ultimi anni si sono stanziati 1,5 milioni di rifugiati siriani, quasi un terzo di tutti i residenti. Vivono in appartamenti condivisi fra più famiglie o in tende ai bordi delle strade. Non sono stati allestiti campi per rifugiati ma gli insediamenti sono sparsi in tutto il Paese». Avsi, che nel Paese è presente anche con progetti di servizio civile universale, di cui lo stesso Bravin è responsabile, ha concentrato le proprie attività nella zona meridionale. Qui è stata sviluppata la cooperativa di Dardara, «che ha favorito la convivenza pacifica tra musulmani, cristiani e altre fazioni, attraverso la gestione condivisa delle risorse idriche, la riabilitazione di 16 chilometri di canali irrigui e l’assistenza tecnica». Di recente, «sono stati aiutati tre giovani disertori siriani, inserendoli in un programma di formazione professionale in un allevamento di bovini, con ruoli di responsabilità» e Avsi si prende cura anche di «spazi sicuri a misura di bambini, oasi di svago e istruzione per bambini sfollati in età prescolare».

La colletta nazionale di domenica 26 marzo andrà a sostenere anche tutte quelle realtà che, come Avsi, operano in Siria, Paese per il quale, dall’inizio della guerra, i vescovi italiani hanno già stanziato 12 milioni di euro. «Lo sguardo cattolico deve essere sempre fisso sulla dignità della persona umana. O si gioca in progetti come questi o muore nelle pie intenzioni», ha concluso Bravin.

La Caritas diocesana prosegue intanto la sua raccolta fondi “Quaresima di carità” in aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto in Turchia e Siria. Per informazioni si può fare riferimento alla segreteria della Caritas diocesana, in via don Minzoni 25, a Cesena, tel. 0547 22423.

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