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Dall'8 giugno ripartono i centri estivi nelle parrocchie. Tutte le regole per svolgerli in sicurezza

Diffusa questa mattina una nota della Ceer circa le attività in vista per la prossima estate. "ORainsieme: dare casa al futuro", questo il titolo del documento dei vescovi dell'Emilia-Romagna. Don Marcello Palazzi, incaricato regionale di Pastorale giovanile: "Attività informali sono escluse. Occorre sempre la vigilanza. Ma i centri estivi, lo ribadisco, si possono tenere"

Dall'8 giugno ripartono i centri estivi nelle parrocchie. Tutte le regole per svolgerli in sicurezza

Dall’8 giugno via libera per i centri estivi parrocchiali. È previsto dai protocolli della Regione che ha anticipato di una settimana rispetto a quanto disciplinato dal governo. Le diverse attività, dai 6 ai 17 anni compresi, sono da svolgere con tutte le precauzione previste dai vari protocolli finora emanati. “Non si potrà svolgere nessun altra attività in parrocchia – rimarca don Marcello Palazzi, incaricato regionale di Pastorale giovanile – se non quelle che verranno autorizzate dai singoli Comuni a seguito della comunicazione inviata da ogni realtà ecclesiale”.

“Attività informali sono escluse – aggiunge don Palazzi -. Occorre sempre la vigilanza. Ma i centri estivi, lo ribadisco, si possono tenere e i delegati diocesani di pastorale giovanile sono sempre disponibili per ogni tipo di assistenza necessaria in questa fase, in particolare nei rapporti con le Amministrazioni locali. Già dal 14 giugno potrebbero esserci degli aggiornamenti che noi ci aspettiamo in meglio, in base all’andamento della curva epidemiologica”.

La nota della Conferenza episcopale regionale diffusa questa mattina parla chiaro: “Il compito di autorizzare le attività di centro estivo e, conseguentemente, di controllare la corretta applicazione dei protocolli, è affidata ai Comuni, di concerto con i referenti delle Aziende sanitarie locali. È quindi fondamentale che ogni parrocchia o ente ecclesiale che svolgerà questo tipo di attività, faccia riferimento alla precisa declinazione anche formale delle norme che viene data nel proprio Comune, sia per quanto riguarda la modulistica per la richiesta sia per eventuali specificazioni che i comuni possono inserire. È importante che parrocchie ed enti comunichino anche ai referenti diocesani l’avvio delle attività dimostrando l’ottemperanza di tutti i protocolli previsti”.

Sulle singole responsabilità, la Nota odierna dei vescovi è esplicativa: “È chiaro che, dal punto di vista giuridico, non si può essere considerati responsabili di un contagio che potrebbe essere avvenuto in qualsiasi luogo, ma si è responsabili delle condizioni di sicurezza da creare applicando quanto stabilito dai protocolli, e si potrà quindi essere considerati responsabili di non averlo fatto”.La questione, comunque, si legge nelle quattro pagine del documento dal titolo “ORAinsieme: dare casa al futuro”, deve estendersi anche “al tema di una responsabilità condivisa con le famiglie”.

Sui principi fondamentali di sicurezza, valgono quelli validi per qualsiasi altra attività. Li ricordiamo nel dettaglio, come riproposti nella Nota regionale, avendo presente che sono due gli obiettivi che si intende raggiungere: prevenire i contagi e contenere la loro diffusione nel caso qualcuno si infetti. Eccoli di seguito. “La prevenzione avviene essenzialmente attraverso il distanziamento di almeno un metro tra le persone e nessun assembramento; l’utilizzo, corretto, della mascherina; il lavaggio costante e corretto delle mani, disponibilità e utilizzo di postazioni per la disinfezione delle mani; la pulizia profonda, e in alcuni casi igienizzazione, di tutte le superfici con prodotti adeguati; l’areazione naturale degli ambienti quanto più possibile e la preferenza assoluta delle attività all’aperto.

La Nota interviene anche sul cosiddetto contenimento. Eccolo esplicitato: "Il contenimento invece avviene essenzialmente attraverso il tracciamento e la limitazione dei contatti che una persona infetta può avere con gli altri. A questo servono le indicazioni sui “gruppi piccoli, chiusi e omogenei” nell’ambito dei centri estivi, la chiara distinzione degli spazi utilizzati dai gruppi e l’attività di accoglienza-triage di cui sopra.
Molto importanti a tal fine diventano anche i cosiddetti “registri presenze” che, oltre ad essere obbligatori per i centri estivi (e forse con i protocolli in uscita potrebbero esserlo anche per altre attività) possono essere utili anche per altre tipologie di attività organizzate".

Un impegno a tutto campo, come si può notare, per il quale occorrerà riandare alle domande originarie per cui spendersi così tanto per le nuove generazioni. Risponde all’interrogativo anche la Nota della Ceer che in conclusione ricorda: “È significativo che questo sia il primo impegno di fronte al quale ci troviamo subito dopo la riapertura al popolo delle celebrazioni eucaristiche. Da sempre la Chiesa, soprattutto nelle sue declinazioni parrocchiali, ha abitato le frontiere sociali e i deserti spirituali delle nostre terre. Quanta santità fiorita nei momenti di crisi sociale! Oggi, provare a impegnarsi, non significa solo non abbandonare le famiglie e le giovani generazioni, ma guardare al futuro, anche delle parrocchie, con sguardo evangelico”.

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