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Don Tullio Proserpio (Ist. Tumori Milano): "Nella malattia, l'importanza dell'amore e della relazione"

Cresce l’attenzione sul tema della spiritualità nei processi terapeutici ospedalieri. Amore e comprensione, farmaci nell’affrontare la malattia. Il video integrale

Don Tullio Proserpio (Ist. Tumori Milano): "Nella malattia, l'importanza dell'amore e della relazione"

“Di fronte alla sofferenza di un malato, noi come ci poniamo?”, questa una delle domande cui ieri sera ha tentato una risposta don Tullio Proserpio, all'incontro su "La spiritualità nella cura. Condivisione di un'esperienza" tenutosi nei locali del seminario, organizzato dalla pastorale diocesana della salute. 

“Una vita senza dolore non esiste“: queste le parole di papa Ratzinger, citate da don Proserpio in apertura. Don è cappellano dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Ieri è stato ospite per la prima volta a Cesena. Il sacerdote ha posto il focus sull’importanza della spiritualità nelle persone affette da malattie, spesso anche terminali.

“Quando l’uomo entra nello stato di malattia, ha bisogno. Tutti hanno bisogno. È una condizione umana. La malattia fa emergere la solitudine di ognuno, e ci pone di fronte alla nudità perché ci fa sentire spogli di ogni sicurezza. Di fronte alla malattia abbiamo bisogno di guarire, e di capire cosa ci aspetta e cosa stiamo attraversando”.

In questo contesto, don Tullio ha evidenziato l’importanza crescente della spiritualità intesa come risposta umana agli interrogativi dell’uomo e della sua esistenza.

Nel corso degli ultimi vent’anni, ha continuato don Tullio, si è sviluppata una rinnovata considerazione scientifica verso il ruolo della spiritualità nell’ambito delle cure mediche. Più precisamente si è consolidato un filone di ricerche che mostra come l’assistenza spirituale sia associata a una migliore qualità generale della vita. Di fronte a una maggiore attenzione a questi aspetti, i benefici in ambito clinico sono stati riconosciuti dalla letteratura scientifica.

Le cure palliative propongono oggi un approccio integrato (olistico) nell’affrontare la sofferenza dell’ospedalizzazione: integrare tra loro gli aspetti fisici, sociali, psicologici e spirituali della vita di un malato è la via che si sta percorrendo.

“Se siamo disposti a dialogare senza chiuderci e irrigidirci – ha proseguito Proserpio - oggi c’è uno spazio percorribile in questa direzione. Non lo dico io, ma lo dice un organismo scientifico di riferimento come Joint commission international”.

Contro ogni fredda teoria, l’esperienza del relatore ha inteso testimoniare come, in un contesto delicato come quello da lui vissuto ogni giorno in ospedale, i confini e le parole costruite servano a ben poco. Di fronte alla sofferenza umana serve un salto in avanti, un’evoluzione nell’approcciare l’individuo.

“Io sono un prete e sono chiamato a annunciare il Vangelo. Quando vent’anni fa sono arrivato all’Istituto Tumori, mi sono trovato in mezzo a medici e psicologi che parlavano della spiritualità. Il mondo clinico era interessato a questo tema mentre noi uomini di chiesa stavamo a contare quanta gente andava a Messa. Ho capito che stavamo sbagliando qualcosa. Troppo spesso ci irrigidiamo nei pregiudizi, nella teoria teologica. Quando ti trovi di fronte a ragazzi e adulti che sono in punto di morte (o che hanno familiari in quella condizione) e ti viene chiesto “perché Gesù ha scelto me? Che senso ha il mondo?“, in quel momento capisci che non puoi rispondere come la teologia ti indica perché quelle persone, prima di tutto, hanno bisogno di sentirsi comprese e amate. L’unica cosa in cui credo ci sia una risposta a domande così importanti è nell’Amore che Gesù ha annunciato. Una delle grandi difficoltà in cui mi trovo è che, molto spesso, interrogativi così grandi ti vengono fatti da persone che non sono in un cammino di fede, e in quel momento non puoi spiegare loro tutto quello che vorresti perché non ti ascoltano. Loro sanno che stanno morendo e del resto gli importa ben poco. Spesso l’unica cosa che riesco a fare è avere almeno l’accortezza di stare nel silenzio per dare loro comprensione e conforto, senza pretendere che accettino o comprendano qualcosa che sento troppo distante dalla loro esistenza”.

Il tema ha aperto la porta a un aspetto molto sentito: come possiamo affiancare una persona ammalata? Le considerazioni portate alla sala hanno evidenziato l’importanza della relazione.

“Tutti coloro che incontrano persone malate dovrebbero essere consapevoli della relazione che scaturisce con chi si ha davanti” - ha affermato don Tullio. “In quel momento – prosegue – è necessario incontrare il prossimo in modo autentico. Purtroppo nessuno ci insegna a vivere la relazione, non diamo importanza al fatto che in realtà l’incontro con il prossimo è l’incontro con un cuore".

Cosa troviamo nella Bibbia su questo? Qual è lo stile di Gesù? Il desiderio del messaggio di Dio è sperimentare il suo amore. "Questo – ha continuato don Proserpio – non ha a che vedere con chi va alla Messa o chi non ci va. Noi non dobbiamo essere giudicanti. Non è a parole che si testimonia l’amore, ma attraverso l’incontro con il prossimo. In questo Gesù è un farmaco”.

Il tema della relazione e della comprensione ha incontrato il favore della sala, e sono stati importanti gli interventi di chi, attraverso la propria vita, ha dato testimonianza di questo.

“Quando stai vicino a un malato - è stato il primo intervento tra i presenti - devi stargli accanto e sentire dentro quella persona. L’amore misericordioso è anche in tutto il personale sanitario che è capace di far sentire amata la persona che è fragile. Quella vicinanza dona molta carica. Ho capito in quella situazione della mia vita che Gesù usa noi uomini come strumenti per sperimentare l’amore verso il prossimo”.

“Ho assistito mio marito durante i suoi due anni e mezzo di malattia - si è ascoltato da un'altra testimonianza -. La cosa che più di tutti lo stupiva è sentirsi oggetto d’amore. Questa è stata la cosa più importante per lui durante quel periodo difficile”.

Don Tullio Proserpio ha voluto chiudere il suo intervento cercando di tenere alta l’attenzione sull’importanza del dialogo con il prossimo: “È l’amore che salva le persone, non la croce. La questione religiosa non è morale, e non deve essere giudicante”.

Il video integrale della serata con don Tullio Proserpio è sulla pagina Facebook del Corriere Cesenate:

https://www.facebook.com/corrierecesenate/videos/866735741520968

 

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