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triduo di pasqua

Giovedì Santo. Il vescovo alla Messa in Coena Domini: "Gesù si lascia avvolgere dall'umanità, assumendola in tutte le dimensioni"

Il presule individua tre gesti: la deposizione delle vesti, il cingersi la vita e il sedersi di nuovo. E poi ricorda la frase del Vangelo: "Come ho fatto io, fate anche voi"

Messa in Coena Domini, ieri sera in Cattedrale a Cesena. Il vescovo Douglas bacia i piedi ad alcuni giovani della comunità terapeutica della papa Giovanni XXIII di Balignano (Longiano)

Di seguito pubblichiamo l'omelia che il vescovo Douglas Regattieri ha pronunciato poco fa durante la Messa in Coena Domini di oggi, Giovedì Santo.

Durante la Messa, il vescovo ha lavato e baciato i piedi a 12 giovani della comunità terapeutica della papa Giovanni XXIII di Balignano (Longiano).

Viviamo questo Triduo sacro, che stasera iniziamo, individuando gesti particolarmente significativi di Gesù e utili per il nostro cammino spirituale. In questa Messa “In coena Domini”, tre gesti:

 

  1. 1.    “Depose le sue vesti”

Primo gesto: leggiamo dal vangelo di Giovanni che a tavola, nell’ultima cena che il Maestro fa coi suoi discepoli, la cena pasquale ebraica, Gesù pone un gesto nuovo e rivoluzionario: “Depose le sue vesti” (Gv 13, 4). Il gesto rimanda alla riflessione di san Paolo che nella lettera ai Filippesi dice: “Pur essendo nella condizione di Dio, / non ritenne un privilegio / l'essere come Dio, / ma svuotò se stesso” (Fil 2, 6-7). Giovanni dice “depose le vesti”; e questo significa, come scrive san Paolo, che “svuotò se stesso”. Togliersi le vesti e svuotarsi ha lo stesso significato. Sono le vesti della sua natura divina. Egli le depone in un angolo, come se le accantonasse, le mettesse da parte, quasi le volesse dimenticare. Ma non può dimenticarle. Egli resta sempre il Figlio di Dio, l’amato dal Padre, uguale al Padre. Questo gesto è stato grande. Ma più grande, commenta un padre della Chiesa, è stato il fatto “indicato in questo episodio in maniera santissima e religiosissima che il Creatore degli angeli e degli uomini ha svuotato se stesso (Fil 2, 7), abbassandosi a poco meno degli angeli (Cfr Sal 8, 6), si è cinto, nell’aspetto di uno schiavo (Fil 2, 7), del travaglio e della tribolazione della passione, al punto da lavarci dai nostri peccati nel suo sangue, e poi, risorto dai morti, rivestito della gloria dell’immortalità e dell’onore dell’incorruttibilità, si è seduto in cielo alla destra del Padre e, donato lo Spirito santo, ci ha fatto conoscere ciò che egli ci aveva fatto” (Ruperto di Deutz, Commento a Gv X, 13, 2-5).

 

  1. 2.   “Prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita”

Secondo gesto: “Prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita” (Gv 13, 4). Mi piace considerare che Gesù prenda un asciugamano, cioè una specie di grembiule, uno straccio, sicuramente un po’ sporco e sgualcito e se lo cinga attorno ai fianchi. Mi piace quel gesto di cingersi i fianchi di questo indumento che, come ha riflettuto Tonino Bello, è l’unico indumento liturgico di cui Gesù si riveste per la sua prima Messa (!). Quell’asciugamano esprime il valore dell’umanità di cui Gesù si cinge. Si lascia avvolgere dall’umanità, assumendola in tutte le sue dimensioni. Lo proclamiamo nel Credo: vero uomo. E san Paolo nell’inno già citato afferma che Gesù Cristo assunse “una condizione di servo” (Fil 2, 7). Paragono questo gesto a quell’altro ricordato da Luca a proposito della pecora smarrita. Cosa fa il pastore nei confronti di questa pecora? Si mette alla sua ricerca e, trovatala, se la pone sulle spalle (Cfr Lc 15, 5). Se la pone sulle spalle. Se la cinge quasi attorno al collo, la sua pecorella, amata e tanto desiderata e finalmente ritrovata. Quella pecorella che avvolge il collo del pastore esprime l’umanità posta sulle spalle del pastore, come Gesù prese l’asciugamano e se lo cinse attorno ai fianchi. È l’umanità, amata, cercata e salvata da Cristo.

 

 

 

  1. 3.   “Riprese le sue vesti, sedette di nuovo”

Terzo gesto: “Quando ebbe lavato i piedi, riprese le sue vesti e sedette di nuovo” (Gv 13, 12). “Riprese le sue vesti”. È il simbolo della risurrezione. Si toglie le vesti: è la morte e la passione; riprende le vesti: è la vita e la risurrezione. L’altro gesto è altrettanto significativo: “sedette di nuovo”. Il gesto rimanda all’ascensione, quando, come proclamiamo nel Credo, salito al cielo, siede alla destra del Padre. Qui ora con questi due gesti siamo come condotti dallo Spirito a contemplare il momento della esaltazione di Cristo e la sua eterna collocazione in cielo, sempre pronto a intercedere per noi, come afferma la lettera agli Ebrei (Cfr Eb 7, 25). Con questo episodio suggestivo e fondamentale, Giovanni ci mette dinnanzi al mistero di Cristo, incarnato, che svuotò se stesso e per questo fu esaltato (Cfr Fil 2, 9). Il tutto concentrato in questi gesti indimenticabili: depose le sue vesti, si cinse di un grembiule e lavò i piedi ai discepoli, riprese le sue vesti e sedette.

E sedette: ora dal trono celeste ci insegna, ci richiama, ci ammonisce: come ho fatto io, così fate anche voi (Cfr Gv 13, 15). 

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