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Il messaggio del vescovo Douglas per l'apertura dell'anno scolastico

La scuola non è un’azienda, ma una comunità viva e aperta. Questo il cuore del messaggio rivolto a bambini e ragazzi che si apprestano a varcare la soglia della scuola.

Il messaggio del vescovo Douglas per l'apertura dell'anno scolastico

Inizio questo messaggio rivolgendomi ai tanti bambini che per la prima volta varcano quest’anno la soglia della scuola. Una volta li chiamavamo i ’remigini’, dal nome del santo, san Remigio, la cui memoria cadeva il 1° ottobre. Era il giorno in cui incominciavano l’esperienza scolastica che li avrebbe portati, anno dopo anno, all’Università, pronti ad assumere poi nella società un ruolo specifico, esercitando una professione. Grembiulini blu per i maschi e bianchi per le femmine, con fiocchi enormi, cartelle con le fibbie, e quaderni con le copertine tutte uguali. Oggi lo chiameremmo il kit del “remigino”; se ne trova traccia solo nelle foto di famiglia, testimonianza muta di un tempo certamente scandito da un rispetto per la forma forse eccessivo e da una pedagogia più severa ed esigente ma dove, probabilmente, si respirava un’aria più pulita e più a misura di bambino. Non li chiamiamo più ’remigini’, perché la scuola inizia a settembre e in giorni diversi a seconda dell’appartenenza regionale. Ma ci sono ancora. Sono piccoli e hanno bisogno del sostegno affettuoso e incoraggiante di tutta la società. Auguriamo loro che la scuola li aiuti a crescere in modo armonico tenendo presenti tutte le componenti della loro personalità: il corpo, lo spirito, la mente, il cuore e l’anima.

Quello che auguriamo a loro lo possiamo estendere anche alle diverse componenti della scuola, con alcune specificità. Agli insegnanti mi sento di rivolgere l’augurio che il servizio che svolgono con tanta passione, faticoso e impegnativo, porterà sicuramente i suoi frutti anche se non immediati. Ai genitori dico che abbiano tanta fiducia nei loro figli. Stanno crescendo. Il mondo circostante non sempre li aiuta a concentrarsi sulle cose essenziali e profonde; subiscono spesso il fascino dell’immediato, del fruibile e del concreto tangibile. L’educazione è cosa diversa ed esige nell’educatore molta pazienza. Infine ai ragazzi rivolgo un pensiero di incoraggiamento a saper cogliere dall’esperienza scolastica una indispensabile e solida base per il loro futuro. È nell’impegno assiduo e nello studio costante che preparano ora quel futuro che un giorno abiteranno.

Concludo il messaggio con due annotazioni. La prima: la scuola non è equiparabile a un’azienda. È e vuole essere invece una comunità viva che educa, che svolge una missione delicata il cui scopo è dare ai ragazzi gli strumenti necessari per vivere da protagonisti nel mondo di domani.

La scuola, in secondo luogo, non deve perdere il suo radicamento con la storia, con il territorio e con il mondo; è una comunità aperta che, a sua volta, fa aprire non solo la mente ma anche il cuore ai problemi del mondo e dell’uomo. Accenno a due problematiche che toccano anche la vita scolastica: le migrazioni e la cura dell’ambiente. Sono tematiche che sollecitano - insegnanti e alunni - a confrontarsi con la realtà e ad assumere comportamenti idonei.

Da vescovo, rappresentante della Chiesa, esprimo, infine, agli insegnanti di religione cattolica - da me incaricati - l’augurio sincero e sentito perché, col loro servizio, aiutino i ragazzi a interrogarsi sulla realtà e prospettando Cristo come risposta piena e totale a ogni loro desiderio, indichino la via della Chiesa come la più idonea per il loro percorso verso la Verità.

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