lutto nel clero diocesano
Il vescovo Douglas al funerale di don Luciano Zanoli: "Ora è arrivata l'aurora, è finita l'attesa"
La Messa di esequie questa mattina in Cattedrale, a Cesena. "Maria che, assunta in cielo, l’ha atteso, e proprio nel suo giorno di festa lo ha come preso per mano e introdotto nella gioia del suo Signore", ha aggiunto il presule
È in corso in questo momento la celebrazione delle esequie per don Luciano Zanoli, il sacerdote diocesano deceduto la mattina del giorno dedicato a Santa Maria Assunta, il 15 agosto (cfr pezzo in "Leggi anche"). Sull'altare con monsignor Regattieri numerosi sacerdoti e diaconi, tra cui il vicario generale monsignor Pier Giulio Diaco e il vicario episcopale per la pastorale monsignor Walter Amaducci. Molti i fedeli in chiesa, in particolare da Gattolino, Gambettola e Cesenatico.
Nell'omelia il vescovo Douglas Regattieri ha sottolineato che ora per don Luciano "è arrivata l’aurora; è finita l’attesa, si è concluso il turno di veglia della notte per poter entrare nel vero tempio di Dio, la Gerusalemme celeste, e officiare il culto spirituale, la lode di Dio, per sempre, in eterno confortato dalla presenza di Maria che, assunta in cielo, l’ha atteso, e proprio nel suo giorno di festa lo ha come preso per mano e introdotto nella gioia del suo Signore".
Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell'omelia.
È catalogato come uno salmo penitenziale, il salmo 130, che abbiamo recitato come risposta alla prima lettura. In realtà è un salmo di speranza; contiene certo un richiamo alla penitenza e al perdono, ma è pervaso da un senso profondo di speranza. La liturgia cristiana dei defunti ne fa largo uso, al punto che spesso lo si abbina alla morte; è invece un grido di speranza, non un lamento, ma una supplica accorata, è come un grido, in cui il salmista esprima la sua fiducia in Dio: “Dal profondo a te grido, o Signore” (Sal 130, 1).
Mentre diamo l’ultimo saluto a don Luciano, deceduto il giorno dell’Assunta, all’ospedale Bufalini, rileggiamo il salmo come se descrivesse, in filigrana, la sua vita e il suo ministero di sacerdote svolto nella nostra Diocesi per 54 anni.
- 1. “A te grido, o Signore”
“A te grido, o Signore” (Sal 130, 1).Il salmo, all’inizio, fa proprio il sentimento dell’uomo che, povero e fragile, alza lo sguardo in alto e dal Cielo invoca aiuto. Come non vedere in questa semplice ma profonda preghiera la figura del sacerdote, chiamato ad alzare lo sguardo al Cielo e presentare a Dio non solo le preghiere e le suppliche sue personali, ma – suo tramite - anche quelle del popolo. Pregare per il popolo: ecco cosa fa il sacerdote, specialmente nell’offerta del divin sacrificio. Nel rito dell’ordinazione gli è stata fatta questa domanda: “Vuoi implorare la divina misericordia per il popolo a te affidato…?”. Egli ha risposto: “Sì, lo voglio”.
Ecco, cosa ha fatto don Luciano per tanti anni: come vicario parrocchiale a san Mauro, a Gambettola e in Cattedrale, come parroco a santa Maria Goretti, prima e poi a Gattolino per 27 anni, come vice assistente dell’Azione Cattolica Ragazzi e Giovani. Ha offerto la Messa pe sé e per i suoi fedeli. Era ben consapevole di ciò che dice la lettera agli Ebrei: “Ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, (Cristo) è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso” (Eb 9, 26). E, come ogni sacerdote, quale rappresentante di Cristo sull’altare ha offerto tante volte l’unico e perfetto sacrificio di Cristo per “annullare il peccato” degli uomini. Ha fatto sue le preghiere e le suppliche dei fedeli e le ha presentate al Signore.
2. “Se consideri le colpe, Signore…”
Il salmo dice poi, nella seconda strofa: “Se consideri le colpe, Signore, / Signore, chi ti può resistere? / Ma con te è il perdono: / così avremo il tuo timore” (Sal 130, 3-4). “Il timore di Dio nasce per il Salmista non dal giudizio, ma dal perdono, proprio come suggerisce san Paolo nella lettera ai Romani: “È la bontà di Dio che ti spinge alla conversione” (Rm 2, 4), non il suo giudizio. Il gesto del perdono deve suscitare dolore per l’amore divino offeso; più che la collera di Dio, deve generare timore e dolore il suo amore disarmante” (G. Ravasi, Pregare con i salmi, LEV, Città del Vaticano 2024, pp. 99-100). Don Luciano, come ogni sacerdote, ha esercitato il ministero della riconciliazione distribuendo largamente il perdono di Dio ai penitenti. “La coscienza del peccato – messa in crisi dalla cultura moderna - è sempre viva nella Bibbia ed è collegata alla fragilità creaturale ma anche all’opzione libera dell’uomo… Non è mai alienante o disperante perché è sempre apertura verso la salvezza e la liberazione” (G. Ravasi, Il libro dei Salmi III, EDB, Bologna 1984, p. 643). Infatti, il salmista si affretta subito a dichiarare: “Ma con te è il perdono” (v. 4).
- 3. “L'anima mia è rivolta al Signore”
Il salmo, poi, ci invita ancora una volta, nella terza e quarta strofa, come all’inizio, a guardare in alto, al Signore e dice: “L'anima mia è rivolta al Signore / più che le sentinelle all’aurora” (Sal 130, 6). Mi soffermo sulla bellissima immagine della sentinella. La sentinella non vede l’ora che sorga l’aurora e il suo sguardo, ma soprattutto il suo cuore, il suo desiderio, il suo spirito sono tutti proiettati e rivolti al sole che sta per sorgere e pone così fine alla lunga e faticosa nottata di veglia. Il salmista aspetta, come la sentinella l’aurora, il perdono di Dio, attende che giunga a lui la misericordia divina. La desidera; il suo cuore è tutto orientato ad essa. Ne è certo: arriverà! L’immagine della sentinella è conosciuta anche dal profeta Isaia; che bello quel testo che dice: “Sentinella, quanto resta della notte?” La sentinella risponde “Viene il mattino…” (Is 21, 11-12). Commenta un noto biblista che “Alla lunghezza e alle malinconie delle ore di veglia di una ronda notturna di Gerusalemme è possibile anche che si sostituiscano nella mente del salmista le figure dei leviti e dei sacerdoti che aspettano con ansia la luce dell’alba per iniziare il loro gioioso servizio al Signore nel tempio” (G. Ravasi, o.c. p. 645).
Confratelli sacerdoti, che siete venuti come sempre in segno di amicizia e di fraternità per il vostro confratello sacerdote don Luciano, noi attendiamo con ansia l’aurora per poter celebrare i divini misteri e stare nel suo tempio?
Per don Luciano, è arrivata l’aurora; è finita l’attesa, si è concluso il turno di veglia per poter entrare nel vero tempio di Dio, la Gerusalemme celeste, e officiare il culto spirituale, la lode di Dio, per sempre, in eterno confortato dalla presenza di Maria che, assunta in cielo, l’ha atteso, e proprio nel suo giorno di festa lo ha come preso per mano e introdotto nella gioia del suo Signore (Cfr Mt 25, 21.23).
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