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Classe 1988, è originario della parrocchia di Madonna del Fuoco

In Cattedrale l'ordinazione sacerdotale di Enrico Venturi

Sabato 11 giugno alle 18 la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Douglas. Svolge servizio pastorale all'Osservanza e a San Giovanni

enrico venturi - al centro con maglia nera - insieme ai seminaristi della regione

Il vescovo Douglas presiederà la celebrazione eucaristica nella quale ordinerà sacerdote Enrico Venturi, sabato 11 giugno alle 18 in Cattedrale a Cesena.

Classe 1988, Enrico è originario della parrocchia di Madonna del Fuoco.

A oggi presta servizio pastorale nelle parrocchie dell’Osservanza e San Giovanni Bono.

"Testimone di gioia e di bellezza" è il titolo dell'articolo-intervista pubblicato sul Corriere Cesenate n 21 del 2 giugno 2022.

«Don, don, don, ma ancora non mi giro. Poi mi ricordo che ho il colletto, e allora è fatta». Lo dice Enrico Venturi, classe 1988, della parrocchia di Madonna del Fuoco, a due passi da Cesena che sabato 11 giugno alle 18 in Cattedrale a Cesena verrà ordinato sacerdote dal vescovo Douglas Regattieri. «Da quando si è saputa la data dell’ordinazione – continua – in tanti hanno iniziato a chiamarmi col don, ma io ancora non ci sono abituato».

Enrico in parrocchia è cresciuto con don Primo Venturi, «uno che – racconta – era sempre molto presente. Nella sua discrezione, teneva insieme. E quando è morto ho capito che la sua era una presenza molto significativa non solo per me, ma anche per tutta la parrocchia».

Ma il momento in cui è scattata la molla c’è stato davvero? «Lo posso trovare in una missione parrocchiale, nel 2010. Da noi c’erano i fratelli di san Francesco, di Cesenatico. Trascorrevamo tanto tempo in parrocchia. Il nostro era un gruppo piccolo, sette-otto ragazzi, e la nostra vita era comunitaria, familiare. Poi l’esperienza dei centri estivi ha chiuso il cerchio».

E i familiari, il babbo Davide, la mamma Stefania e il fratello minore Simone cosa dicevano? Cosa pensavano? Enrico, dopo il diploma in agraria, ha ottenuto una laurea triennale come educatore sociale e una magistrale in Pedagogia, entrambe all’università di Bologna. Ha avuto esperienze lavorative sempre come educatore. La più significativa è quella al “Don Ghinelli” a Gatteo, di cui conserva un buon ricordo e ancora oggi mantiene i contatti nati nell’ormai lontano 2013. «Col tempo – dice Enrico – i miei genitori hanno imparato a convivere con la mia vocazione. Da parte loro ho visto comprensione, a volte subita, a volte accettata. Da loro ha accolto le provocazioni, un modo per manifestarmi tutto il loro bene: Ci sicur che».

enrico venturi nel giorno della ordinazione diaconale

enrico venturi nel giorno della ordinazione diaconale

A cosa è chiamato il prete di oggi? «Non esiste un modello diverso cui aggrapparsi se non quello di Gesù – prosegue Enrico -. Molte realtà sono inedite. È tutto da costruire di giorno in giorno, anche in base a ciò che viene chiesto». Da diacono, in parrocchia con don Fabrizio Ricci all’Osservanza e a San Giovanni Bono (Ponte Abbadesse) Enrico svolge il servizio liturgico, ha fatto le visite alle famiglie per le benedizioni pasquali, «una bellissima esperienza», confida. Poi ancora il catechismo, il servizio con gli scout e alla Caritas diocesana.

«C’è una strada che va percorsa assieme, se vogliamo essere Chiesa – prosegue Enrico -. Poi ci vogliono figure di riferimento, per il prete di oggi. Gente con cui confrontarsi». Le elenca: amici preti; amici anche fuori dal contesto ecclesiale, che hanno la loro famiglia. E poi sostegni psicologici e spirituali.

«Giro molto – dice ancora il prossimo sacerdote – visti anche i tanti legami che mantengo. Dove vado c’è sempre una ricchezza che mi aspetta. Si tratta di doni del Signore, mai scontati».

Decidere di consacrarsi al Signore è una scelta controcorrente. «Ho molto chiara questa percezione. Mi è stato ribadito e mi verrà detto ancora. Ma il ministero sacerdotale è impensabile senza i confronti cui ho accennato poco fa. Il prete è chiamato a essere testimone della gioia e della bellezza di essere tale. E dovrebbe avere uno sguardo profondo sulla realtà. E infine dovrebbe stare in mezzo. In mezzo e basta. Senza ansia da prestazione. L’importante penso sia esserci, con tanta autoironia, altrimenti è finita».

Dei tanti anni di seminario, tre di propedeutica a Faenza più sei di teologia a Bologna fino al baccalaureato ottenuto lo scorso anno, Enrico dice che «sono stati anni non vissuti come una parentesi, anche se di certo si vivono momenti di up e di down, ma ricchi di amicizia e fraternità. La vita con gli altri mantiene la vocazione sempre viva».

E il rapporto con i superiori? «Per loro è un impegno difficile. Stare con i seminaristi richiede pazienza, ascolto e ironia. È bello condividere anche i momenti informali». L’ordinazione è un punto di partenza o di arrivo? «La sento – conclude Enrico – come una porta che si apre su un nuovo habitat. Su quello che giorno per giorno nostro Signore ha preparato per ciascuno di noi».

(Francesco Zanotti)

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In Cattedrale l'ordinazione sacerdotale di Enrico Venturi
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