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lutto nel clero diocesano

In ricordo di don Aldo Menghi, una nostra intervista di 11 anni fa

Il ritratto è a cura di Barbara Baronio

Don Aldo Menghi in una foto del 2014

Ripubblichiamo l'intervista a don Aldo Menghi curata dalla "nostra" Barbara Baronio che mettemmo in pagina il 22 gennaio 2010. Fa ben comprendere che tipo di sacerdote è stato il parroco di Santa Maria Nuova. "In missione come don Camillo", fu il titolo di allora. Il sacerdote rimase nella stessa parrocchia per quasi 50 anni. 

Don Aldo Menghi è arrivato a Santa Maria Nuova 45 anni fa su invito dell’allora vescovo Augusto Gianfranceschi.

“Tutto è accaduto quasi per caso. Dopo i ripetuti dinieghi di altri sacerdoti, il vescovo mi ha invitato a seguire la comunità di Santa Maria Nuova. Più volte ricordo di aver espresso i miei timori perché avevo paura di non avere le qualità per affrontare un ambiente tanto difficile dove si respirava un forte anticlericalismo. E ricordo bene che lui mi disse: “Don Aldo vai tranquillo, tanto non c’è nulla da rovinare”.

Con questo “incoraggiamento rassicurante” don Aldo Menghi ha intrapreso la sua entusiasmante missione, non priva di momenti difficili, nella comunità al crocevia di tre diocesi, Ravenna, Forlì e Cesena.

I PRIMI PASSI DI UNA VOCAZIONE

Don Aldo, nato a Longiano nel 1934, è l’ultimo di tre fratelli. Cresciuto in una famiglia molto religiosa, sin da piccino, svolgendo il servizio di chierichetto, ha manifestato presto il desiderio di entrare in seminario.

“A casa mia si è sempre recitato il rosario in occasione del mese di Maggio dedicato a Maria e i miei genitori mi invitavano spesso a dirigere il momento di preghiera. Ma la figura che senza dubbio mi ha colpito di più nell’infanzia è stato il mio parroco di allora monsignor Giuseppe Alvisi. Il suo carisma, il fatto che fosse un punto di riferimento per tutta la comunità in quegli anni difficili del dopoguerra e le sue parole mi hanno fatto ben comprendere quanto fosse importante e fondamentale la figura del prete”.

Un cammino vocazionale, quello di don Aldo, che già si esplicitava nei momenti di ritrovo con gli amici. “Nel capanno vicino a casa mia avevo allestito un piccolo altare, una sorta di chiesina personale, dove invitavo i miei amici. Qui mi “esercitavo” a dire messa ripetendo le omelie che don Giuseppe proclamava durante la messa domenicale”.

Poi, finite le elementari, è arrivato l’ingresso in seminario. “Ricordo che quando dissi alla mia maestra Antonelli che volevo fare il prete, lei mi rispose: Aldo per diventare prete bisogna studiare tanto!”. Don Aldo non ha avuto paura di studiare e di verificare il suo sincero amore per Cristo e con decisione è arrivato a cantare messa nel 1959 insieme a don Onerio Manduca, don Piero Altieri e don Irmo Guidi.

Non appena diventato prete sono arrivati i primi incarichi di cappellano prima a Borello, poi a Martorano, a san Domenico fino a quando nel 1965 è giunto a Santa Maria Nuova. “Quando sono entrato a Santa Maria Nuova in tutta la comunità si contavano circa 700 abitanti con una media di presenze alla messa che si aggirava dalle 15 alle 20 persone ogni domenica. Oggi con grande soddisfazione ci sono 400- 500 persone che frequentano la messa festiva su 2000 abitanti. L’atmosfera in questi anni è molto cambiata, ma allora è stato difficile. In quei primi anni, anche quando organizzavo la via Crucis per le vie del paese, avevo dei fedeli con me solo perché mi raggiungevano i parrocchiani di San Domenico che mi hanno molto sostenuto. La maggior parte del paese, infatti, era di orientamento opposto a quello cattolico, ma io non mi sono mai fatto intimorire. Ho investito subito nei giovani organizzando campi scuola e attività di catechesi. Poi dal 1980 al 1990 ho lavorato per la realizzazione della casa degli anziani: otto appartamenti a canone gratuito (con a carico delle persone accolte solo le spese vive) che in questi anni hanno ospitato a turnazione decine e decine di persone anziane. Ho sempre vissuto con i debiti, ma erano necessari!”.

UN ASILO CON 180 BAMBINI

Non contento, nel 2004 ha messo mano alla scuola materna, che già esisteva al suo arrivo, ma che necessitava di una ristrutturazione. “Nel 2004 avevamo 30 bambini, oggi ne seguiamo 180 e abbiamo 18 maestre. Inoltre offriamo la mensa e siamo chiusi solo nel mese di agosto. L’asilo è un valore aggiunto incredibile per tutta la comunità. Ricordo che per costruirlo ho dovuto raccogliere 3 miliardi di lire”.

Ma le opere non si sono fermate qui. Oltre alle 12 aule del catechismo che ogni sabato accolgono 160 bambini guidati da una ventina di catechisti sono nati anche nuovi spazi per la comunità. “Per favorire l’incontro “sotto il campanile” abbiamo realizzato vasti locali che i nostri parrocchiani possono utilizzare per riunioni di condomino, feste e cene. Abbiamo anche allestito l’Osteria di Santa Rita: un servizio simile ad un catering offerto da un gruppo di cuochi che su ordinazione prepara i pranzi o le cene che si tengono nei nostri locali. Si tratta di un’iniziativa nata con il desiderio di integrare e di promuovere la socializzazione fra i nuovi abitanti della frazione bertinorese che negli ultimi anni, grazie ad un forte sviluppo urbano, ha visto aumentare sensibilmente il numero dei residenti”.

“NON SONO SOLO”

“Il Signore in questi anni è stato troppo buono con me! Mi sta dando delle gioie che mai avrei pensato e Santa Maria Nuova sta ottenendo risultati inaspettati. Tutto questo è stato possibile non per forza umana, ma soprannaturale. Io infatti mi sono sempre considerato una “scarpa” e Quello lassù ha fatto e sta facendo un bel lavoro con tutti noi. Se tornassi indietro farei tutto allo stesso modo con il medesimo amore e la stessa determinazione. Sono figlio di un contadino cocciuto come un somaro”.

Per far fronte alle innumerevoli esigenze energetiche della sua comunità don Aldo ha anche ottenuto i permessi per la realizzazione di un grande impianto fotovoltaico che farà risparmiare 16 mila euro di spese annuali (bolletta luce). Ora non aspetta altro che vengano allacciati i cavi e poi darà il via anche a questa nuova “opera” parrocchiale.

“Negli anni a Santa Maria Nuova ho potuto contare sull’aiuto di tanti. Ricordo i miei primi ragazzi del gruppo giovani che per raccogliere fondi per la chiesa usavano il “cinematografo portatile” della parrocchia e andavano al mare a fare le proiezioni per le colonie raccogliendo qualche spicciolo. E anche l’aiuto di amici preti che in più occasioni mi hanno sostenuto nella realizzazione di tutte le strutture. In particolare non dimenticherò mai le parole del missionario don Ricci che rientrato in Italia non accettò la mia offerta per la sua missione dicendomi: “Don Aldo qui tu sei in missione più che in Africa. Questi soldi servono alla tua chiesa”! E ancora l’aiuto di don Tonti quando inaspettatamente mi confidò: “Don Aldo so cosa vuol dire avere debiti. Io ti darò un’offerta per il tuo lavoro, se un giorno ne trarrai qualche beneficio dirai qualche messa per me”.

Barbara Baronio

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