L’alfabeto di un parroco e il Coronavirus
La riflessione del parroco di Montecastello, don Maurizio Macini, sulla strana Quaresima che stiamo vivendo. Scritta lo scorso mercoledì delle ceneri ma sempre attuale
La riflessione del parroco di Montecastello, don Maurizio Macini, sulla strana Quaresima che stiamo vivendo.
Scritta lo scorso mercoledì delle ceneri ma sempre attuale.
Carissimi, oggi è il mercoledì delle ceneri: inizio della Quaresima. Quest’anno questa giornata ha un significato particolare: la nostra preghiera nelle nostre famiglie per noi e per tutto quello che sta accadendo.
Tutto tornerà a posto.
A
La nostra preoccupazione per il coronavirus e le sue conseguenza è più piccola della nostra fede, certezza, fiducia, vita, speranza, letizia, gioia, amore in Cristo.
Sia lodato il Cielo.
B
Questa situazione complicata, aggrovigliata, triste, antipatica ci preoccupa e ci fa pensare alla robe essenziali della vita.
I nostri genitori e nonni hanno avuto la guerra.
Ecco il nostro essere “sotto le bombe”.
Così mi sembra.
Le prove della vita non sono belle: siamo noi che possiamo diventare belli perché chiamati a guardare l’essenziale.
C
Quello che siamo chiamati a vivere è difficile, certo, ma questo non significa che tu smetta di essere benedetto da Cristo: egli ti regala la sua carezza.
D
Il Coronavirus ha la capacità di appesantire il cuore;
ma non quella di togliere la speranza.
Quella speranza cristallina, pura, preziosa che Cristo ci ha regalato.
E
Come vivono le popolazioni sotto le bombe?
Certamente peggio di noi.
Eppure anche noi abbiamo le nostre bombe:
fatti, notizie, messaggi, video.
Lontani dalla vita di appena 15 giorni fa.
Ecco i miei rifugi antiaerei: la preghiera, la famiglia, gli amici, il silenzio della mia casa.
F
In questo “momento particolarmente impegnativo” (così si è espresso il nostro Presidente ieri sera) la mia preghiera per te e gli amici comuni.
G
Si sta concludendo la nostra giornata: questo sole bellissimo ha mitigato le nostre preoccupazioni.
Tanti soffrono, tanti sperano.
H
I giorni passati e quelli che ci attendono, ci mettono davanti paure (tante) e preoccupazioni, speranza (tanta) e coraggio, affetti e sentimenti, preghiere e fede (tutta quella che tu Maria ci doni).
La prova che tu Signore permetti è grande per la nostra amata Italia.
T’invochiamo.
I
“Come stai?”
”Bene, preoccupato, voluto bene da tanti e da Dio”
L
Che giornata!
Sembra che Cristo ci voglia consolare con questo sole e con questo cielo.
M
Tutti i giorni io (e Cristo) celebriamo nel silenzio della mia bellissima Chiesetta.
Quante chiacchiere a tavola con i preti!
Quante chiacchiere e video sul cellulare!
Tutto questo è la voce di Cristo che mi dice:
“Non avere paura! Non temere. Io sono con te”.
La preoccupazione.
La fede.
Vi auguro una buona giornata.
Questo bellissimo sole splende;
così splenda la nostra fede, la nostra fraterna carità.
N
Quello che stiamo vivendo è una brusca interruzione della nostra vita solita.
Mi viene in mente questo semplice (e un po’ riduttivo) paragone: a teatro, attorno all’attore, cambiano all’improvviso le scenografie; oppure, un ballerino di musica classica si trova all’improvviso in discoteca.
Mi pare.
E diciamo preoccupati: “E adesso? Cosa faccio?”.
E allora andiamo ad attingere ai nostri tesori, contro tutto il caos, la sofferenza e le morti che questo virus ha causato: la famiglia, gli amici, Cristo e Maria.
Penso che ciascuno di noi stia constatando e dicendo:
“I miei tesori di sempre reggono l’urto della tua antipatica presenza, caro virus. Ho fatto bene ad investire in questi tesori”.
O
Il virus è un male che causa tanti mali e ci costringe ad una vita nuova.
Per un po’ di settimane più che un parroco sono un monaco; e questo non mi dispiace.
Non mi dispiace neppure celebrare da solo.
Certo: so che non sarà per sempre. E desidero che non sia per sempre.
Il più grande amico di questi giorni (dopo Cristo)? Il silenzio
P
Cristo è morto e risorto perché la speranza abiti la giornata di ieri, la giornata di domani, ma (soprattutto) questa giornata.
Q
In questi giorni prego per voi e per tutti.
Non vi conosco; ci accomuna una passione preziosa.
R
Oggi giornata serena (per quello che è possibile).
Il silenzio, se glielo permettiamo, occupa tanto spazio.
E dona tanta grazia
S
Un evento molto negativo ci ha obbligato a cambiare vita per un motivo molto semplice: perché tutti possiamo avere in futuro letizia, allegria, gioia, speranza, baldanza, desideri grandi, certezza, e molto lavoro fecondo.
Tanto sacrificio per una meta così grande.
Ne vale la pena.
Decisamente.
Ci è chiesto di aspettare.
Cristo ha atteso quaranta giorni nel deserto prima di cominciare la sua missione salvifica.
T
Cari don, vi scrivo cose a voi note.
La preoccupazione, il caos, le sofferenze, i drammi dei decessi mi pare siano una chiamata: rendere ragione della nostra speranza. Tanta (proprio tante) volte in questi 20 giorni.
Numerose richieste di preghiera dalla nostra gente.
Nella difficoltà tutti vanno all’essenziale;
anche il prete.
U
In questi venti giorni sono accaduti tanti fatti.
Due in particolare: il virus, la grazia.
Tutto il caos, la preoccupazione, la sofferenza, i drammi (i decessi) del virus.
La grazia della fede della mia gente che m’interpella chiedendomi ragioni e (soprattutto) preghiere.
Il tutto avvolto dal silenzio della mia canonica e della mia Chiesa.
Un silenzio che è un prezioso amico, concime dell’anima.
Il dramma e la grazia.
V
Cari don, tutta la vita è il momento di dire Cristo.
Nei momenti difficili in particolare.
Tutto il resto viene dopo.
Z
Andrà tutto bene.
Sia lodato il Cielo.
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