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la fede ai tempi del coronavirus

Lettera del vescovo Douglas ai sacerdoti: "Ai piedi della Madonna del Monte"

Il vescovo Douglas ha preso carta e penna e ha scritto una lettera ai sacerdoti, chiamati a vivere un tempo così difficile e complicato, e anche tanto nuovo al tempo stesso. "Stiamo vivendo una Quaresima da Coronavirus. E’ il tempo di una disciplina interiore che si fa più intensa: più preghiera, più silenzio"

Il vescovo Douglas Regattieri

Il vescovo Douglas ha preso carta e penna e ha scritto una lettera ai sacerdoti, chiamati a vivere un tempo così difficile e complicato, e anche tanto nuovo al tempo stesso. "Stiamo vivendo una Quaresima da Coronavirus".

Di seguito il testo.

Cari confratelli, 

l’idea di questa lettera è nata mentre, nel primo pomeriggio di oggi, complice una bellissima giornata di sole, salivo la via delle Scalette per andare dalla Madonna del Monte. Avevo qualcosa da dirLe, da confidarLe, da affidarLe. 

Mi rivolgo a voi, fratelli presbiteri, diaconi e religiosi sacerdoti che condividete con me la missione pastorale. Stiamo vivendo una Quaresima che mai avremmo immaginato così. E ce la ricorderemo questa Quaresima: la potremmo ormai definire come la Quaresima del Coronavirus. 

Rilancio a voi il messaggio che ho scritto all’inizio del primo comunicato sulle disposizioni da seguire in questo tempo di emergenza. Voleva essere, quello, un invito alla speranza. Anche per noi presbiteri questo è un kairos, un tempo favorevole, che ci interpella. Siamo responsabili davanti a Dio e al nostro popolo di come lo accettiamo e di come lo viviamo. Non la rabbia, non la rivendicazione dei nostri spazi ecclesiali, non lo sconforto e la delusione, ma il sorriso, la fiducia, la speranza appunto, dovrà contrassegnare il nostro volto e il nostro cuore di pastori. Desidero rimarcare per me e per voi che questo deve essere un tempo speciale di intimità con il Signore. La Quaresima lo è di per sé. Ma tanto più questa! E’ la Quaresima del Coronavirus nella quale abbiamo più tempo per noi stessi, per la nostra anima, per Lui. Dovremo rendere conto a Dio di come l’abbiamo trascorso. E’ il tempo di una disciplina interiore che si fa più intensa: più preghiera, più silenzio. Magari possiamo approfittarne per leggere finalmente quegli articoli, quelle riviste, quei libri che giacciono da tempo sul nostro tavolo in attesa di essere aperti… 

Permettete che tocchi un altro punto. E’ vero che in questi giorni siamo un po’ costretti a vivere in un certo isolamento, ma non vogliamo e non dobbiamo sentirci isolati. La fede, la preghiera, la telefonata, gli SMS, le e-mail ci aiutano a vivere la fraternità sacerdotale. Anche questi mezzi che a volte deprechiamo per la loro pervasività, alla fine, se ben usati, possono aiutarci a stare uniti, a sentirci uniti tra di noi. 

Soffriamo tutti di non poter celebrare con la nostra gente, di non poterla incontrare, di dover limitare i contatti fisici. E proprio ora che ci mancano li sentiamo importanti e ne intuiamo ancora di più la necessità. Ma anche questo è da vivere con spirito di fede e nell’ottica della collaborazione al bene di tutti, in primis, alla salute nostra e degli altri. 

Come scrivevo nel messaggio del 6 marzo: “non saranno certo le mancate celebrazioni eucaristiche a cancellare in noi il desiderio di Dio”, ad intaccare negativamente la nostra fede e il nostro amore al Signore.L’Eucaristia è il dono più prezioso che Cristo ha fatto alla sua Chiesa! In tempi di emergenza è chiesto in particolare ai nostri fedeli di rinunciarvi, per un altro bene, la salute, che rischia di essere gravemente compromessa. In queste sere leggevo uno di quei libri che da tempo ho sul tavolo e che finalmente riesco a sfogliare. E’ il libro scritto dal card. Sarah insieme a Benedetto XVI. Il cardinale, a un certo punto, racconta che al Sinodo per l’Amazzonia lo ha particolarmente colpito la testimonianza di un sacerdote missionario in Angola che, visitando comunità cristiane che da trent’anni non avevano avuto l’Eucaristia, né visto un sacerdote, avevano però mantenuto una freschezza e un’autenticità di vita cristiana davvero ammirevoli; da un male evidente come la mancanza dell’Eucaristia, né è scaturito sorprendentemente un bene: la conservazione e il consolidamento di una fede genuina. 

Se avete ancora tempo qualche minuto e pazienza di leggermi vorrei dirvi anche un’altra cosa. Celebrare da soli con due o tre persone a porte chiuse (così dobbiamo fare!) può essere avvilente e limitante. Ma, come ben sappiamo, la Messa ha sempre un valore infinito in qualsiasi modo e in qualsiasi circostanza la si celebri. Perché non pensare di celebrare insieme qualche volta (ovviamente a porte chiuse e alla debita distanza!) con il confratello della parrocchia vicina oppure con i confratelli dell’unità o della zona pastorale? So che qualcuno lo ha già fatto.         

Cari fratelli presbiteri e diaconi, sono pensieri che mi sono sgorgati dal cuore e nati ai piedi di Maria, la Madonna del Monte. Penso che siano da Lei benedetti. Ve li affido con grande fiducia. 

Buon cammino quaresimale verso la Pasqua del Signore.

Douglas Regattieri, vescovo

 

 

 

 

                                                          

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