Diocesi
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Pastorale familiare

Vita nuova in famiglia

Lo scorso 17 ottobre si è tenuto il XXXIV Convegno delle famiglie nella chiesa di Sant’Agostino con relatore don Luigi Maria Epicoco

Un momento dell'incontro

“In famiglia spesso siamo conviventi. Non viviamo relazioni significative: abbiamo in mano le chiavi di una Ferrari e le usiamo solo per aprire una birra”. È una fra le tante provocazioni che don Luigi Maria Epicoco ha rivolto alle numerose famiglie presenti al XXXIV Convegno delle famiglie, lo scorso 17 ottobre, nella chiesa di Sant'Agostino, proponendo cinque parole per vivere “una vita nuova in famiglia”, alla luce di alcuni incontri di Gesù nel vangelo.

Gratuità: che non ha nulla a che fare con i ricatti affettivi  e le pretese di chi ti presenta “il conto”. L’amore incondizionato di Dio ti fa sentir voluto bene a prescindere, proprio come si deve essere sentito Zaccheo: “Signore, perché mi ami? io non ho niente di amabile!”.                                                                                       

Sacrificio: la vita comporta sempre “fatiche”. Ma come viverle bene? Con amore, contrapposto al volontarismo. Pensiamo anche solo a cosa comporti crescere bimbi piccoli o accettare il loro atteggiamento di ingratitudine quando son più grandi.  Se c'è solo forza di volontà, senza amore, prima o poi diventa tutto pesante e ti esaurisci! Invece: ” Non c'è amore più grande che dare la vita per qualcuno”.

Fiducia: intuire il bene e le potenzialità del coniuge o dei figli, prima che possano esprimerle. È lo stesso sguardo di fiducia che Gesù ha per un giovane che gli chiedeva quale fosse il comandamento più grande.  Ma se ne è andò triste perché non si è lasciato raggiungere da quello sguardo. Gesù predice a Pietro il suo tradimento: “Io so che tu sbaglierai!” Ma lo fa Papa ugualmente. Solo la fiducia fa germogliare le persone.

Perdono: tutti noi siamo in divenire e viviamo per tentativi, ma senza perdono non avremmo nessuna chance, saremmo solo i nostri peccati e le nostre cadute. Siamo chiamati ad essere santi con le nostre fragilità.   Le persone che maturano di più sono quelle che hanno sbagliato ma sono state perdonate. É ciò che dice Gesù  a chi giudicava la donna che aveva bagnato i suoi piedi con le lacrime. Quando poi occorrono ripartenze perché ci sono state cadute, limitarci alle sensazioni Indugiando sul giudizio e la pretesa, è l'inferno. In queste situazioni che cosa dà di più il Sacramento? La Grazia, che non è “magia”,  ti aiuta senza esimerti dal tuo possibile. Per fare il pane dobbiamo impastare farina, acqua e lievito, ma poi dobbiamo metterlo nel “forno della Grazia” perché diventi pane!

L'ultima parola è: il morire a se stessi, cioè il “lasciare andare” chi amiamo. Vivere le relazioni non nell’ottica del possesso, ma della castità. Pensiamo ai figli: occorre spingerli fuori dal “nido”. Oppure nell’elaborazione di un lutto: imparare a congedarsi dai nostri cari.                                                                                                           

La famiglia deve riscoprire la propria vocazione diventando soggetto di evangelizzazione: essere aperta e coinvolgente.

Il cristianesimo, come l'amore, è vero se spinge fuori: è missione, rischiare, andare, creare, inventare. Se noi offriremo questo, la chiesa tornerà a splendere. È troppo poco dire che la famiglia è una “piccola Chiesa domestica”, bisognerebbe invece dire che la Chiesa deve essere una grande famiglia.

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