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Confesercenti chiede l’istituzione di una “indennità di chiusura”

Soldati: "Le piccole medie imprese non riescono a continuare la propria attività a causa della diffusione del Covid e questo fenomeno è destinato a crescere nelle prossime settimane"

foto archivio Sandra e Urbano (Cesena)

Pubblichiamo di seguito una nota di Cesare Soldati, presidente di Confesercenti Cesenate, a commento dell'attuale situazione pandemica.

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"Sono sempre di più i negozi e i pubblici esercizi costretti a limitare servizi e orari, o addirittura a chiudere a causa della diffusione del Covid che colpisce titolari e dipendenti. Una rapida indagine di Confesercenti fra gli operatori conferma che il fenomeno si sta diffondendo rapidamente e che sarà prevedibilmente in crescita nelle prossime settimane. Tutto ciò provoca alle imprese l’ennesimo danno che in qualche modo andrà ristorato.

Già oggi possiamo stimare un 10 per cento di attività temporaneamente chiuse e un altro 30 per cento in affanno. La chiusura riguarda soprattutto le piccole e piccolissime attività a conduzione familiare, senza o con pochissimi dipendenti: in questo caso, basta che sia colpito il titolare e l’attività si ferma.

Ma neppure le aziende con diversi dipendenti sono al riparo dalle difficoltà: meno personale significa dover riorganizzare e aumentare i turni dei lavoratori che rimangono in servizio, ridurre gli orari di apertura, essere costretti a garantire meno servizi alla clientela.

Succede anche che a essere infettati siano contemporaneamente il titolare e i dipendenti: in questo caso, il blocco è inevitabile. Non dimentichiamoci che non tutte le competenze sono facilmente sostituibili: un cameriere, un pizzaiolo, un addetto di un laboratorio di macelleria, un commesso di un negozio di abbigliamento non si possono improvvisare e il titolare non può seguire tutto.

Purtroppo, con la pandemia in rapido avanzamento è facile prevedere che questi numeri nelle prossime settimane si aggraveranno. Su questo tutti gli specialisti sono concordi: la riapertura delle scuole e la riprese piena delle attività e degli spostamenti dopo la pausa natalizia moltiplicheranno i casi. Il governo non ha varato nessun provvedimento di chiusura, ma una parte del commercio rischia un lockdown di fatto, e non si tratta di pochi giorni: date le note difficoltà legate ai tamponi, la chiusura può andare dai 7/10 giorni ai 20, con una perdita per le imprese non indifferente.

Mentre i dipendenti che non lavorano hanno la normale “copertura malattia” garantita dall’Inps, il titolare che deve bloccare o ridurre l’attività non ha alcuna garanzia dal punto di vista economico. A tutti i danni provocati da quasi due anni di pandemia si aggiunge anche questo: non è dovuto ad alcun provvedimento formale di chiusura, ma deve essere in qualche modo preso in considerazione. Per questo proponiamo l’immediata istituzione di una "indennità di chiusura o di ridotta attività" basata sulle certificazioni di positività rilasciate in questi casi.

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