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riflessione in tempo di pandemia

Coronavirus e clausura. Aumentano le violenza fra le mura domestiche. "Non è per tutti sposarsi", dice un amico/lettore

Massimo Pieri, per tutti Pepe, scrive al direttore: "Voglia Dio, caro Francesco, che non venga mai il giorno in cui ci mancheremo di rispetto io e mia moglie per problemi personali che può dare il lavoro o altro e se il matrimonio fila liscio è per merito di Dio, di lei e anche mio".

Immagine d'archivio

Ciao Francesco,

mentre continuo ad aspettare che le Poste Italiane mi portino a casa il Corriere Cesenate che non mi arriva da due settimane, girando fra le pagine mi è capitato un articolo che parla dell'aumento della violenza domestica abusata dalla restrizione. Questa è una di quelle cose che mi fanno arrabbiare perché denotano, anzi rimarcano la mia ipotesi che:IL MATRIMONIO NON È PER TUTTI!!!Mi spiego meglio. Se si crede che basta arrivare a casa o non uscire di casa e sfogare la rabbia, perché il governo non dà quello che ritieni giusto o sui tuoi congiunti o animali compresi, allora credo proprio di aver ragione, allora non sposarti e nemmeno vai a convivere. Il matrimonio non è la pila dell'acqua santa, né lo sciacquone dove butti i tuoi rifiuti organici, né la palestra dove sfoghi la rabbia, né la tua bottiglia di vino da scolare... Semmai è la tua casa dove insieme agli altri cerchi il ristoro per condividere quel poco che il Covid1-9 ti permette di portare a casa, è il tuo cuscino dovi affondi il tuo volto sudato e trafelato e disperatamente lì dai sfogo alle lacrime, è il tuo altare dove INSIEME si innalza con fiducia la supplica al buon Dio chiedendo con fiducia pane salute e pace. È la tua capanna dove due cuori nella tempesta trovano rifugio uno nell'altro e insieme si fanno coraggio. Voglia Dio caro direttore che non venga mai il giorno in cui ci mancheremo di rispetto io e mia moglie per problemi personali che può dare il lavoro o altro e se il matrimonio fila liscio è per merito di Dio, di lei e anche mio. Grazie. 

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