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Coronavirus. Una Pasqua diversa, ma non di certo meno Pasqua. I giorni intensi di un sacerdote

La testimonianza di don Daniele Bosi, parroco a Villachiaviche: "Quest'anno le case sono diventate le chiese"

Don Daniele Bosi il 18 marzo scorso ha percorso le vie del territorio parrocchiale di Villachiaviche portando la benedizione alle case e alle famiglie

Caro direttore, quella appena trascorso è stata una Pasqua diversa, ma non meno Pasqua.

Vorrei condividere una riflessione con i lettori del Corriere Cesenate. Sono don Daniele, parroco di Villachiaviche da 8 anni. Sarò sempre in debito con il vescovo che mi ha affidato una delle parrocchie più grandi della Diocesi a soli 27 anni.

Parto da una vignetta. A centinaia sono arrivate in questi giorni nei vari “gruppi” whatsapp. Nella vignetta si vede la sfera terrestre con il Diavolo e Dio. Il Maligno dice: “Con il Covid ti ho chiuso le chiese” e Dio risponde: “Al contrario! Ne ho aperta una in ogni casa”.

Devo dire che l’ho proprio sperimentato. Nella gente, specialmente nei cosiddetti "lontani", ho riscontrato il bisogno di Dio, un voler riscoprire la fede. Anche nei praticanti ho sentito tantissimo la nostalgia della comunità, delle attività. Abbiamo cercato di vivere una Quaresima intensa e una bella settimana Santa, con varie dirette, i video catechismi per i bambini, le adorazioni e la Via Crucis del martedì santo con le voci dei bambini. Qui a Villachiaviche in modo particolare è sentita la Settimana Santa. Sono mancate tanto le confessioni, che erano anche occasione di dialogo con i fedeli. Sin dal lunedì santo gli anni scorsi avevo la fila per le confessioni, mattina, pomeriggio e talvolta anche sera, arrivando a confessare 10 ore al giorno, con un certo impegno mentale e fisico, oltre a dover predisporre tutto il resto.

Abbiamo cercato di vivere ugualmente un profondo triduo Pasquale, qui solitamente molto sentito, con la chiesa piena ogni sera. Con gli altri due sacerdoti dell’unità pastorale, con San Pio X e Sant’Egidio, don Claudio Turci e don Gabriele Foschi, lo abbiamo vissuto insieme, ogni sera in una parrocchia, cercando di essere testimoni di unità e di fede. Il coro ci tiene molto ad animare il Triduo e la Pasqua, facendo canti appositi molto coinvolgenti e sono stati proprio loro a proporre di cantare anche quest’anno. E hanno fatto un lavoro enorme: a casa i coristi hanno registrato la loro voce nei singoli canti, poi Stefano, marito della direttrice del coro Michela, ha assemblato tutte le voci, sostenute da basi musicali, e il risultato è stato migliore del previsto: un vero coro polifonico. Così il coro ha voluto animare anche quest’anno il Triduo e la Messa di Pasqua.

Tra i tanti messaggi di ringraziamento una famiglia ha scritto che “abbiamo vissuto una Quaresima e una Pasqua con una intensità ed un'emozione che non provavamo da tempo”. Tanti hanno sentito di essere appartenenti a una comunità viva, ugualmente collegata nella preghiera e nella visione comune delle varie funzioni, che hanno visualizzato sempre in tante centinaia, più che se fossero celebrate in chiesa.

Nel mio primo anno qui, mentre confessavo il Venerdì santo, notai gente che entrava e usciva dalla chiesa. Chiesi informazioni e mi dissero che erano le 7 visite, pratica un tempo normale poi caduta in disuso, che neanche io, seppur amante della storia, avevo mai visto. Era bellissimo vedere durante il Triduo, anziani, famiglie, giovani, bambini venire in chiesa dedicando tempo alla preghiera. Alle persone con un cammino più profondo suggerivo anche di prendere le ferie.

Quest’anno le case sono state le chiese come diceva la vignetta: che commozione vedere le foto di genitori che lavavano i piedi ai loro figli, e viceversa, durante la trasmissione della Messa in Coena Domini, chiaro, dopo aver spiegato ai figli l’importanza del servizio, oppure mettere in posizione di risalto il Crocefisso di casa creando un luogo dedicato alla preghiera.

Diverse famiglie considerate “lontane” si sono fatte sentire, dimostrando una riscoperta della fede e volendo ritornare alle attività della comunità, multimediali ora, effettive dopo. Solitamente un pittore della comunità nelle feste più importanti dell’anno produce un disegno esplicativo che poi allego ai santini da distribuire durante la Messa. Chi ormai distribuisce i santini? Sembra cosa antiquata invece credo abbia una sua importanza. Una gran soddisfazione vedere, andando nelle case, qua e là santini della parrocchia, appesi sui muri tra le cose importanti della famiglia. Lo stesso pittore Cecchini anche in questa Pasqua ha voluto realizzare l’immagine della Risurrezione, che abbiamo mandato online a centinaia di famiglie nei circa 20 gruppi whatsapp della parrocchia. 

C’è stata nella gente una sensibilità grande nel portare in parrocchia la spesa per i più bisognosi, o offerte per pagare le bollette. E devo ringraziare i parrocchiani anche personalmente, perché hanno fatto sentire ancor di più l’attaccamento al loro parroco, anche persone che non l’avevano mai dimostrato prima d’ora, provvedendo continuamente ai pasti (come poi fanno ogni giorno dal 2013).

Speriamo che, tornando prima o poi alla vita normale, chi aveva una fede tiepida si sia un po’ scosso e ne abbia compreso il valore, e si affidi di più al Signore.

don Daniele Bosi

parroco a Villachiaviche

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