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Il medico-poeta Franco Casadei invita ad ascoltare il suono delle campane, ora che le chiese sono vuote

Il Coronavirus, che ne sarà del nostro viaggio?

Foto archivio agensir.it

Caro Francesco,

                 mi permetto – facendomi eco del tuo editoriale che fa un accenno al Mercoledì delle Ceneri -  di inviarti una riflessione in versi sulla “vicenda coronavirus”, un'emergenza che mette a nudo un'emergenza ben più grave, quella di avere perduto il senso del vivere e del morire.

Che questa esperienza sia - almeno per alcuni (me compreso) - l’occasione per rimettere a fuoco la grande domanda esistenziale che si faceva Leopardi: “Ed io che sono?”.

In caso contrario diventerà, anche stavolta, l’ennesima situazione in cui invece di crescere, impoveriremo ulteriormente la nostra statura umana. 

NB:Il tutto scritto per quei tre versi finali:

Può esserci di aiuto, nel silenzio delle case,

riascoltare il suono delle campane

ora che le nostre chiese sono vuote.

 

Infatti la sera del mercoledì delle Ceneri ho sentito il suono delle campane e sono andato a Messa nella mia parrocchia ed eravamo in due presenti: io e il celebrante. Ho fatto anche le letture davanti alle panche vuote..., ma non erano vuote. C’era presente tutto il desiderio del mondo, tutta la domanda di senso che ogni uomo chiede per sé e per tutti. E mi sono sentito al contempo malinconico per il vuoto davanti a me, ma anche certo della Sua presenza che continua a chiamare i Suoi figli perché li ama.

Un caro saluto.

Franco Casadei - Cesena

Di seguito la poesia

Il coronavirus: che ne sarà del nostro viaggio? 

Il secondo millennio aveva bisogno

di un nuovo imperatore e ha incoronato un virus.

Certo, il coronavirus incute panico e paura,

ma ciò riconferma che, pur confutando Dio,

senza idoli nessuno sopravvive!

 

A noi moderni piace che tutto sia sotto controllo,

presunzione che si ripropone come un inganno:

basta un nefasto invisibile per mandare tutto all’aria.

 

Chiuse scuole fabbriche aerostazioni e chiese,

ore di fila per saccheggiare i grandi magazzini,

barricati in casa come ci avessero internati.

 

Assaliti da una insicurezza esistenziale

esorcizziamo l’imprevisto, non lo si accetta

e montalianamente angosciati ci chiediamo:

che ne sarà del nostro viaggio?

 

Sempre più inconsapevoli della nostra finitudine

ci assale il timore di un ospite inatteso.

Non ci è più familiare la morte, va rimossa.

 

L’unico antidoto alla paura che ci assale

è tenere aperta la domanda leopardiana

sulla vita   ̶  Ed io che sono?  ̶  cercando

una risposta di senso al destino che ci attende.

 

Può esserci di aiuto, nel silenzio delle case,

riascoltare il suono delle campane

ora che le nostre chiese sono vuote.

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Il medico-poeta Franco Casadei invita ad ascoltare il suono delle campane, ora che le chiese sono vuote
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