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L'allarme del presidente della Confcommercio, Patrignani: "Patto per la ripresa e acquisti in presenza"

"Senza commercio non c'è città - dice l'esponente di categoria -. Serve un piano non ordinario di sostegno alla rete distributiva"

Foto d'archivio

Caro direttore, cosa può fare, per la parte che le compete, l'amministrazione comunale di Cesena di concerto con organizzazioni di categoria e tutti i partner territoriali, per sostenere la rete distributiva commerciale, in una fase storica di straordinari cambiamenti nelle abitudini di acquisto dei consumatori e in un contesto di crisi strutturale che investe il settore? Confcommercio parte da un assunto: senza commercio non c'è città. I nostri spazi urbani svuotati di negozi, bar e ristoranti perdono la vita.

Se Cesena, se i nostri Comuni cesenati non vogliono perdere la vita della città debbono avviare un piano non ordinario di sostegno alla rete distributiva, ma un intervento eccezionale che sia una priorità dell'agenda politica.

Confcommercio propone un patto per la ripresa, attraverso un mix di interventi pubblici e privati perché i casi sono due: o il commercio chiude, oppure si rialza. La situazione del commercio nel nostro territorio è seria e la ripartenza è molto lenta. Si registrano cali di fatturato del 50 per cento sul 2019 per ristorazione e non alimentare. Ci sono chiusure di negozi, e attività di prestigio hanno abbandonato la piazza cesenate. Occorre mettere in campo una serie di azioni concertate, che abbiano come scopo dapprima la salvaguardia della rete distributiva e in second'ordine il suo rafforzamento con incentivi, benefici, riduzioni e sconti fiscali, addolcimenti burocratici. Non si può procedere con iniziative a segmenti, non possono bastare le bici elettriche e i monopattini che fra l'altro non paiono certo ideali per la tipologia media dei clienti dei negozi. Va ridisegnato un sistema di massimo accesso e fruibilità alle zone terziarizzate del centro e della periferia. Vanno mappate e valutate le aree di sosta agevoli disponibili per potenziarle. Vanno pensate forme premianti per chi acquista nei piccoli negozi cittadini. Vanno aboliti tabù ideologici in virtù dei quali, tanto per fare un esempio, l'abbassamento dell'Imu per le attività produttive non viene neppure a priori preso in considerazione. Non si può più affrontare un problema così rilevante come lo spettro della desertificazione commerciale urbana con azioni, strumenti e approcci ordinari.

Secondo Confcommercio, fatta salva la sacra autonomia del mercato nel bene e nel male, esistono i margini, e non risicati, per interventi del sistema territoriale in supporto della rete distributiva al dettaglio, dal centro alla periferia.

Serve però un patto per la ripresa, sancito con un decalogo di interventi da realizzare uno dopo l'altro, in cui gli attori pubblici e privati accreditati cooperino per fare tutto quanto è possibile per invertire la rotta e impedire che Cesena e i nostri comuni comprensoriali non si impoverisca ulteriormente  dal punto di vista commerciale.
Una vetrina che si spegne non è solo un problema del negoziante che chiude, ma della città. Se non passiamo a questa assunzione di responsabilità collettiva e politica rischiamo di dilapidare il nostro patrimonio distributivo.

Quanto ai cittadini, mai come ora si pone a parer nostro l'imperativo morale e identitario di acquistare nei negozi della propria città. Anche i cesenati debbono essere parte attiva del patto della ripresa, acquistando in presenza, come va di moda dire oggi, nei negozi cittadini.

Augusto Patrignani, presidente Confcommercio Cesena

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